Cinema Errante Awards, i premi dedicati al meglio del cinema, della musica e delle serie TV 2012.

A 24 ore dalla chiusura dei Cinema Errante Awards, ecco tutti i candidati in un unico post. A concorrere slealmente, gente nuda, serie TV, album. A Leonardo DiCaprio il premio alla carriera. Insomma c’è l’imbarazzo della scelta.


Miglior Film

Amour di Michael Haneke. Dopo il trionfo a Cannes, la statuetta per il miglior film straniero e una miriade di altri riconoscimenti, l’austriaco Haneke ha l’occasione di aggiungere un altro premio sul già stracolmo scaffale. Esclusa una sparuta pattuglia di chi lo ha accusato di compiacimento, scorrettezza e furbizia, il film ha conquistato e commosso praticamente tutti, addetti ai lavori e non.

Django Unchained di Quentin Tarantino. Siamo alle solite con Tarantino: sceneggiatura impeccabile, regia anche, scene memorabili, grandi prove degli interpreti, grande senso della narrazione  e citazioni mai inutili e pesanti. Anche quando si intravedono ombre di manierismo avvicinarsi, è sempre un fottuto grande cinema! Ah, la D è muta.

Hugo Cabret di Martin Scorsese. Il ritorno ai livelli propri di Martin Scorsese è una dichiarazione d’amore al cinema e alla sua essenza di magia, filtrata da una fiaba con e per bambini, ma capace di parlare a tutti. Raramente il 3D è stato così magico e funzionale.

Killer Joe di William Friedkin. La scena della coscia di pollo usata per fini non propriamente alimentari è già cult, ma è tutto il film a meritare di essere visto e rivisto. Sarcastico e allucinato viaggio nella pancia più profonda degli Stati Uniti, sorretto da una sceneggiatura perfetta e da una regia sopraffina che permettono a Friedkin di fare ancora strike. Da migliorare invece la mira dei distributori italiani, ancora una volta lontani dal bersaglio.

Moonrise Kingdom di Wes Anderson. crea e vive in un mondo tutto suo capisce meglio di altri sfumature della realtà e il senso di grandi misteri come l’amore. E’ il caso di Wes Anderson, e dei due dodicenni protagonisti del film che conferma il suo stravagante e stiloso talento, raggiungendo il punto se non più alto, sicuramente più toccante della sua carriera.

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Miglior Regia

Bernardo BertolucciIo e Te. Tra le quattro mura di una cantina, esplode il furore di un amore ritrovato dopo una lunga separazione: quello del regista emiliano per la settima arte. Racconto di formazione con momenti altissimi e sostenuto da una passione per il cinema trascinante.

William Friedkin – Killer Joe. Temi, ambienti, atmosfere e caratteri forse già visti e rivisti, ma poche volte con la stessa efficacia e la stessa forza, tematica e visiva. Friedkin, giocando nel terreno dei suoi eredi, regala un altro grande classico.

Matteo Garrone – Reality. Al momento difficile della conferma, Garrone non delude: opera sapientemente iper-realista e all’occorrenza quasi surreale, come la realtà che racconta e cerca di capire, senza moralismi e senza puntare il dito, ma con una padronanza notevole del mezzo cinema.

Martin Scorsese – Hugo Cabret. Il ritorno a livelli propri di Martin Scorsese, con un omaggio alla storia del cinema e alla sua magia primigenia. E’ il lato fiction dell’impegno documentario e di ricerca che il regista porta avanti da anni: denso ed emozionante.

Quentin Tarantino – Django Unchained. Altro tiro e altro cult. Tarantino non sbaglia mai un colpo, e regala momenti di altissimo cinema anche questa volta, nonostante qualche ombra di manierismo inizi a farsi intravedere tra le pieghe della narrazione. Livelli spesso eccelsi, in un film emotivamente e sentimentalmente più caldo della media tarantiniana.

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Miglior Attrice

Tea Falco in Io e Te. Oltre che apprezzata fotografa e videomaker, Tea Falco si rivela ottima attrice, riuscendo a mostrare insieme i due volti di giovane donna forte e agguerrita e di fragile ragazzina tossicodipendente e sola.

Anne Hathaway in Les Misèrables. Oscar come miglior attrice non protagonista, Anne Hathaway dà voce e corpo all’innocenza di Fantine, alla sua discesa agli inferi e, nel momento forse più toccante del film, al ricordo di illusioni passate.

Emanuelle Riva in Amour. La grandissima interpretazione dell’ultraottantenne Emmanuelle Riva rende commovente e molto realistica la costante e crescente immersione nel dolore della protagonista, in attesa della fine liberatoria.

Tilda Swinton in E ora parliamo di Kevin. Impegnata in una prova tutta in sottrazione, fatta di silenzi e di sguardi eloquenti, Tilda Swinton sembra nata per il ruolo della madre frustrata, esprimendone alla perfezione la rabbia mal celata, il senso di colpa, lo smarrimento.

Charlize Theron in Young Adult. Nei panni di una donna adulta che si è distratta dalla vita arrovellandosi sui suoi anni migliori, se la cava alla grande Charlize Theron, incredibilmente credibile nel rendersi imbarazzante pur indossando la propria sfolgorante bellezza.

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Miglior Attore

Leonardo DiCaprio in Django Unchained. Francofilo (ma guai a parlargli in francese) e con un debole per la lotta mandingo, il cattivo Calvin Candie deve il suo fascino sadico al viso candido e barbuto di Leonardo DiCaprio. Se agli inizi aveva la nostra curiosità, adesso il ragazzo di L.A. ha tutta la nostra attenzione.
* Inutile aggiungere che Cinema Errante aderisce alla campagna “Leonardo DiCaprio merita di vincere l’Oscar“.

Matthew McConaughey in Killer Joe. È con questo ruolo di psycho killer extra cool che abbiamo sostituito la sua immagine nudo a suonare i bonghi con la sua immagine nudo con cappello da cowboy texano. Anche solo per la scena del pollo, è subito Oscar.

Joaquin Phoenix
in The Master. Dalle scapole agli angoli della bocca, la recitazione di Phoenix è anatomica. In fuga tra i campi o da una parete all’altra, è il suo corpo a definire lo spazio. Macchina attoriale come poche, il master che vorremo seguire in fin dei conti è proprio lui.

Jean-Louis Trintignant
in Amour. È la sua interpretazione in Amour, in coppia con Emmanuelle Riva, a rimanere impressa nella memoria, per restare. Senza Georges, neanche ci ricorderemo che cos’è l’amore.
“[…] I don’t remember. I don’t remember the film either. But I remember the feeling. That I was ashamed of crying, but that telling him the story made all my feelings and tears come back, almost more powerfully than when I was actually watching the film, and that I just couldn’t stop”.

Christoph Waltz
in Django Unchained. Un tedesco simpatico di questi tempi va sicuramente premiato, se poi il volto è quello sfacciatamente adorabile di Waltz, si fa presto a non resistere. Ma il premio simpatia va al suo Djesus Uncrossed.

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Miglior Sceneggiatura

Joss Whedon The Avengers. “Un dio gracile“: con queste parole Hulk smonta Loki, cattivo montato e mediocre, in una delle tante battute cult sfornate da una sceneggiatura impeccabile. Uno dei film fumetto più divertenti e soddisfacenti degli ultimi anni.

Lynne Ramsay e Rory Kinnear E ora parliamo di Kevin. Coppia anche nella vita privata, Ramsey e Kinnear riescono a restituire una tragedia greca per immagini più che per parole, dando forma proprio a ciò che le parole non dicono (niente spiegoni insomma). Cinema che attacca il basso ventre “come ti siringassero da dentro le budella e le graffettassero e punzecchiassero, insomma tanti scorpioncini appesi al tubo digerente”.

Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm La guerra è dichiarata. È la loro stessa vita di coppia, tra un atto di Shakespeare e un’ondata di Nouvelle Vague, protagonista dello script. Metacinema, metavita, qualsiasi cosa sia spezza il cuore. “Valérie e Jérémie ci hanno raccontato di loro, del loro amore e di loro figlio in primissima persona. Un atto di coraggio straordinario, forse difficile da condividere ma profondamente chiaro e lucido nella compiutezza impeccabile del film”.

Tracy Letts Killer Joe. “Everybody in Tracy’s stories gets naked or dead”, rassicura la madre di Tracy Letts. Sarà merito delle letture pulp di Jim Thompson, del white trash di Harry Crews e dell’essere nato a Tulsa, Oklahoma, se questo script sa di polvere, pioggia e pollo fritto.

Sharla Smith: You want some chicken? I stopped by the K-fried-C.
Killer Joe Cooper: Yes, please.
Sharla Smith: Help yourself, it’s on the stove.
Ansel Smith: Get it for him, would you hun?
Sharla Smith: Sure. White or dark?
Killer Joe Cooper: Leg.

Wes Anderson e Roman Coppola Moonrise Kingdom. Amore e anticonformismi, ragazzini strambi che fanno gli adulti e adulti che sembrano ragazzini. Sarà anche vero che, come dicono I Cani, nei film di Wes Anderson “i cattivi non sono cattivi”, ma testardi egoisti sì, eccome. La risposta è nella ribellione di una fuga, in un crescendo di situazioni che smascherano l’assurdità di ossessioni istituzionali e diffondono solidarietà. La scrittura è un tutt’uno con l’aspetto visivo, come dimostrano gli stralci di sceneggiatura diffusi online, che potete trovare qui.

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Miglior Film Fumetto e Animazione

The Avengers di Joss Whedon. “Un dio gracile“: con queste parole Hulk smonta Loki, cattivo montato e mediocre, in una delle tante battute cult sfornate da una sceneggiatura impeccabile. Uno dei film fumetto più divertenti e soddisfacenti degli ultimi anni.

Il castello nel cielo di Hayao Miyazaki. Ripescato dal lontano 1986, è uno dei primi gioielli dello Studio Ghibli, forse qualche gradino inferiore ad alcuni capolavori successivi, ma che contiene già molti elementi della poetica dell’autore giapponese: toccante e magico.

Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno di Christopher Nolan. Punto di arrivo della trilogia che ha rilanciato l’icona dell’uomo pipistrello e alzato l’asticella del cinecomic. Oscuro e metaforico, ricco di riferimenti all’attualità, non manca di epica.

Frankenweenie di Tim Burton. Ritorno alle origini per Burton, il quale può così unire l’ispirazione e la poesia originaria con il mestiere e il talento di 30 anni di carriera. Forse un po’ troppo citazionista e auto-citazionista, riesce comunque a toccare vette di fascino dark e di commozione.

Pirati! Briganti da strapazzo di Peter Lord e Jeff Newitt. Meno pubblicizzati e celebri di altre premiate factory del cartoon, gli studi Aardman regalano un altro piccolo gioiello di comicità, avventura e ricerca visiva. Per piccoli e per grandi, diverte e allieta tutti.

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Miglior Serie TV

Breaking Bad – Stagione 5. Perché il cerchio si stringe inesorabilmente e perché un sempre più epico Bryan Cranston ci mostra che il lato oscuro di Walter White non ha eguali. All in.

Game of Thrones – Stagione 2. Perché racconta una Grande Storia, in grado di conquistare anche gli adepti più improbabili. Affiliamo spade e pugnali in acciaio di Valyria in attesa del 31 marzo, memori della perla di saggezza più vera della seconda stagione: “Anyone can be killed“.

Louie – Stagione 3. Una stagione più seria e meditativa, che dimostra di saper andare oltre i (pur sempre graditi) siparietti stand-up per riflettere sul proprio statuto e sulla crescita del protagonista. Senza contare le guest star da urlo.

Mad Men – Stagione 5. È già il 1966 e poi il ’67, le cose cambiano alla velocità della luce e non tutti sono pronti. Coraggiosa e impietosamente splendida, questa quinta stagione seziona inadeguatezze e paure di tutta la SCDP, Don Draper compreso: chi abbraccia il nuovo, chi si adatta, chi cede.

The Walking Dead – Stagione 3. Più zombi, più tensione, più adrenalina. Con la terza stagione la storia trova finalmente il suo ritmo ideale, evitando le sabbie mobili narrative che ne avevano minato la stagione precedente.

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Miglior Album

Fiona Apple – The Idler Wheel… (vuoi recensire questo album? entra in redazione!). Il più essenziale e personale degli album della Apple, in cui lo straripare delle emozioni scorre libero tra le note del piano e gli interventi strumentali di Charley Drayton, tra dissonanze e percussioni tribali, falsetti e grida, multiforme quanto controllato. Un’autobiografia in musica tra le più intense mai scritte.

Andrew Bird – Break it Yourself. Altro grande disco da parte del violinista chicagoano, Break it yourself si caratterizza per un approccio più diretto e meno barocco rispetto al passato. Non che manchino eleganza e code classicheggianti, ma la sensazione è quella di pezzi forse più orecchiabili che mai. Sia nei momenti più concitati che in quelli (notevoli) dalla vena più malinconica.

David Byrne & St. Vincent – Love this Giant (di cui potete leggere anche QUI, nella nostra Guida agli album 2012). Il celebre ed inossidabile David Byrne ci porta nelle atmosfere di un album vorticoso, segnato dal ritmo forsennato e decisamente funk degli ottoni e dal dialogo quasi continuo con la giovane e promettente Annie Clark, in arte St. Vincent. Un insieme bizzarro e coeso allo stesso tempo di contaminazioni musicali e ritmiche che non potrà non colpire gli amanti di Byrne e gli ascoltatori più curiosi.

Dirty Projectors – Swing Lo Magellan. Un album in cui i Dirty Projectors riescono finalmente a coniugare l’unicità dello stile (un originale mix di folk, lo-fi, world music e R&B) la complessità dei testi e l’immediatezza d’ascolto, senza scendere a compromessi. Con questo il gruppo di Dave Longstreth si riconferma uno dei progetti più interessanti e sfuggenti del panorama indie americano.

Tame Impala – Lonerism. Al secondo disco la band (solo sul palco) di Kevin Parker conferma quanto di buono fatto all’esordio e alza ulteriormente l’asticella. Indie goes mainstream, il che significa in soldoni canzoni che passano addirittura alle radio commerciali. Schifati? Tutt’altro, dato il ben di dio che ci viene proposto dagli australiani. La ricetta (aggiornata) unisce ai Beatles/John Lennon certi sapori anni 70 (Todd Rundgren, Pink Floyd) e partorisce un pezzo come Feels like we only go backwards, che avrebbe potuto essere singolo dell’anno anche nel 1967 e non solo nel 2012.

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Robert Pattinson è mio amico (Peggior Attore)

Nicolas Cage in Ghost Rider: Spirito di Vendetta. Sguardo allucinato e parrucchino ben saldo sulla testa, il vecchio Nick dimostra di essere più espressivo come teschio fiammeggiante che come oscuro vendicatore.

Josh Hutcherson in Hunger Games. La stessa figura di un manichino da discount, con faccia basita sia nelle vesti di tronista che di macchina omicida.

Sylvester Stallone in I Mercenari 2. Occhio spento e mascellone ingrugnato, Sly spara a random bussolotti di mitragliatrice e battute da bar. E si rimpiangono i tempi di Sly porno divo.

Giulia Valentini in Un giorno speciale. Giulia Valentini recita come in un film di Cristina Comencini, ma a dirigere è Francesca. Tutta colpa del virus Cristina.

Jean-Claude Van Damme in I Mercenari 2. L’ex fusto delle arti marziali si sforza di fare il cattivo, con chili di botox fra le labbra.

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Miglior Nudo

Matt Bomer in Magic Mike (vuoi recensire questo nudo? entra in redazione!). Lo strip da toy boy di Matt Bomer ha messo d’accordo tutta le redazione. “I Love You” la scena da ricordare.

Marion Cotillard in Un sapore di ruggine e ossa. A Marion Cotillard perché se “sta davanti alla cinepresa come una regina, nonostante gli arti scempiati” non è certo merito del digitale ma della sua intensa e tesa interpretazione, cose che non si tagliano con un’inquadratura.

Matthew McConaughey in Killer Joe È con questo ruolo di psycho killer extra cool che abbiamo sostituito la sua immagine nudo a suonare i bonghi con la sua immagine nudo con cappello da cowboy texano. Anche solo per la scena del pollo, è subito Bussola d’Oro.

Juno Temple in Killer Joe. “Ho sentito che parlavate di uccidere mamma. Sì, è una buona idea!“: l’innocenza perversa di Juno Temple a nudo.

Michelle Williams in Marilyn. Michelle Williams entra sinuosa nei panni di Marilyn Monroe, carpendone tutta la grazia, la sensualità e la finta innocenza. Il suo corpo si spoglia al contatto con l’acqua, che sia in vasca da bagno o in mezzo alla natura, moltiplicando la forza evocativa dell’icona. Ed è proprio l’attrice la cosa migliore del film.

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Miglior Combattimento

Avengers VS Chitauri in The Avengers. Joss Whedon mette in scena una battaglia che definire campale è poco, in cui non è possibile evitare di immedesimarsi e tifare il proprio eroe preferito. Lo scudo di Cap, il martello di Thor, l’armatura di Iron Man sono gadget dal sapore epico, ma soprattutto Hulk che spacca le astronavi aliene a pugni è un nerdgasm allo stato puro.

Hulk VS Loki in The Avengers. Il Golia Verde strapazza Loki, merito dell’ironia di Joss Whedon. Un Hulk che spacca (finalmente!) il Dio gracile Tom Hiddleston.

Batman VS Bane in Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno. Il combattimento spaccaschiena tra Batman e Bane è, al tempo stesso, lo scontro fra la civiltà e la barbarie, fra la responsabilità della legge e la furia dell’anarchia, fra due camaleonti dello schermo pronti a superare i limiti fisici della recitazione.

Lotta fra Mandingo in Django Unchained. Omaggiando il Mandingo originale di Richard Fleischer, il cinefilo citazionista Tarantino dà vita ad un crudele spettacolo gladiatorio fra maschi dalla pelle d’ebano, in cui solo il più feroce e determinato avrà la meglio. Astenersi deboli di cuore.

Ted VS Mark Wahlberg in Ted. Vi è mai capitato di lottare con il pupazzo dell’infanzia? No? La Bibbia è l’arma perfetta.

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Miglior Barba (On & Off Screen)

Ben Affleck in Argo. Ben Affleck artista credibile? Merito del look radical chic.

Jon Hamm – Off Screen. Il look da red carpet di Jon Hamm svela l’unica onta di Mad Men: Don Draper sbarbato.

Tom Hardy – Off Screen. Fuck You, I’m Tom Hardy, sembra urlare il barbone da red carpet. Ed è subito seventies.

Hugh Jackman in Les Misérables. Hugh Jackman canta dal vivo, ma a riempire lo schermo è il barbone galeotto.

Christoph Waltz in Django Unchained. La barba di Christoph Waltz ci piace così, argentata e sporca di sangue.

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Volume uno: Robert Pattinson è mio amico, Miglior Nudo, Miglior Combattimento, Miglior Barba.
Volume due: Miglior Attore, Miglior Sceneggiatura, Miglior Film Fumetto e Animazione.
Volume tre: Miglior Serie TV, Miglior Album.
Volume quattro: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice.

Attenzione: È possibile votare fino al 5 marzo alle 23.59. I vincitori saranno annunciati il 7 marzo su wwww.cinemaerrante.com

* Il periodo preso in considerazione per le nomination va dal 3 febbraio 2012 al 31 gennaio 2013.

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