E mentre il Festival di Cannes 2019 presenta i film della 72° edizione, ogni scusa è buona per rivedere cinque (meravigliosi) film in streaming. Da Bastardi senza gloria a La vita di Adele, i consigli di Cinema Errante per organizzare un’appagante maratona Netflix a tema Cannes.

Cannes

Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino
Tarantino riscrive la Storia col suo stile inconfondibile a base di citazioni, ironia e sangue, con Brad Pitt a capo di un commando di soldati ebrei a caccia di nazisti nella Francia occupata, e soprattutto Christoph Waltz nei panni di un villain impagabilmente gigione. Regalatevi Quentin Tarantino al 100%. Da vedere rigorosamente in lingua originale per godere anche dell’esilarante dialogo italiano. [Davide Vivaldi e Giacomo Brotto]

Divines

Divines (2016) di Uda Benyamina
Vincitore del Caméra d’Or a Cannes 2016 e disponibile su Netflix, Divines di Houda Benyamina è un dramma di strada su due ragazze che hanno smarrito la via. Dounia, in particolare, è l’aspirante “profeta”, la ragazza disposta a tutto pur di evadere dalla prigione di una vita squallida per inseguire il proprio romanzo criminale. Se Divines fosse solo questo, a dispetto della pazzesca, sfrontata performance di Oulaya Amamra, sarebbe un banale thriller. Invece, il romanzo d’amore, solo accennato per sguardi ostinati, con Diguji (il ballerino Kevin Mischel), inserisce nella storia un accecante raggio di luce: l’intuizione della bellezza, il barlume di una percezione che le cose possano andare diversamente, che non ci sia bisogno di buttarsi via. [Antonio Maiorino]

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Drive (2011) di Nicolas Winding Refn
Un noir esistenzialista, protagonista un silenzioso ed enigmatico stuntman dalla doppia vita come autista di rapine. La conferma dell’enorme talento del cineasta danese, premiato a Cannes per la miglior regia, in una storia che vive di notte fra silenzi molto eloquenti, con un Ryan Gosling carismatico oltre ogni immaginazione.

Un’opera che fa di una certa geometrica semplicità la propria ragion d’essere. Geometriche e molto chiare, per non dire spiattellate, sono infatti le inquadrature, così come lo sono i rapporti fra i personaggi (una serie di triangolazioni che hanno come fondamenta una nuda idea di famiglia nucleare padre-madre-figlio) e l’intreccio stesso. Cosa che a un primo sguardo non dispiace, e che anzi fa scorrere con grazia una pellicola in cui la confezione è lucente ed essenziale al tempo stesso. Non mancano neppure le citazioni, da Friedkin a Hill, il cui ruolo è quello di impreziosire in maniera decorativa un’opera altrimenti fortemente omogenea (le esplosioni di violenza, in questo senso, sono da manuale della sceneggiatura), tanto che la si potrebbe quasi scambiare per un puro omaggio stilistico agli heist movies degli anni 80, esplicitamente richiamati anche nella onnipresente colonna sonora e nei titoli di testa. [Gualtiero Bertoldi]

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Giovane e bella (2013) di François Ozon
Protagonista di Giovane e bella di François Ozon (presentato al Festival di Cannes 2013) è Isabelle (Marine Vacht), una diciassettenne dotata di una bellezza malinconica. Figlia di genitori divorziati, vive con la madre (Géraldine Pailhas), il fratellino (Fantin Ravat) e il patrigno (Frédéric Pierrot) in un appartamento di Parigi.

Il regista francese trova qui la giusta misura: il suo sguardo sulla protagonista, scevro da giudizi morali e tentazioni voyeuristiche, è asciutto, pieno di pudore, tenerezza e ironia. Su questo delicato equilibrio, nonché su una sceneggiatura priva di sbavature e su un ottimo cast, si regge un film che è un piccolo miracolo di ambiguità, tensione e provocazione, qualità che toccano l’apice nel superbo finale, un raffinato gioco di specchi al femminile con una meravigliosa Charlotte Rampling. [Thomas Mai]

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La vita di Adele (2013) di Abdellatif Kechiche

La vita di Adele è un titolo – per una volta fedele all’originale – tanto semplice quanto perfetto: il film di Abdellatif Kechiche, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2013, è una porzione estesa ed estendibile di una vita, quella di Adèle appunto, che nella provincia francese ha diciassette anni e va a scuola, poi cresce e lavora, ma soprattutto si innamora, ricambiata, di quell’amore travolgente capace di cambiare tutto, di rivelare a se stessi profondità recondite e inesplorate, di illuminare di colori e ombre diversi un’esistenza in divenire.

Dell’originaria graphic novel, Il blu è un colore caldo di Julie Maroh, Kechiche prende lo scheletro della storia e tralascia l’impronta melodrammatica e il nome della protagonista Clémentine, che cambia in quello della sua attrice: ed è già una scelta programmatica. Così come d’ora in avanti sarà impossibile guardare (e fare?) il cinema sull’amore giovane senza pensare ad Adèle. [Chiara Checcaglini]

BONUS: Okja (2017) di Bong Joon-ho.
Solo in streaming la fiaba fantasy/animalista diretta da Bong Joon-ho, conosciuta anche come il film che ha fatto arrabbiare Almodòvar.