Bilancio dei festival cinematografici 2019
Riflessioni sulle kermesse internazionali, da Cannes a Venezia
Sono anni di transizioni e mutamenti per le politiche dei grandi festival internazionali. A Locarno la guida è passata nelle mani di Lili Hinstin, dopo che Carlo Chatrian si appresta a dirigere la sua prima Berlinale, nel 2020. La Quinzaine des Réalisateurs ha visto la sua prima edizione targata Paolo Moretti, già direttore del festival di La Roche-sur-Yon e collaboratore della Venezia di Marco Müller. Cambio di guardia anche al Torino Film Festival dove è stato dato da poco l’annuncio del nuovo direttore, Stefano Francia di Celle, che prende il posto di Emanuela Martini.
Da Locarno a la Biennale di Venezia… – Bilancio dei festival cinematografici 2019
In questo valzer delle poltrone è lecito chiedersi: chi ci ha guadagnato? Chi ha portato a casa i migliori film? Non c’è dubbio che il film più importante dell’anno sia stato Vitalina Varela, nuovo capitolo del cineasta portoghese Pedro Costa in quel golgota rappresentato dalla bidonville di Fontainhas a Lisbona, che in questo film si tinge di un chiaroscuro espressionista. Merito quindi di Locarno essere riuscito ad accaparrarselo, per un festival, come quello ticinese che, stretto tra i due colossi di Cannes e Venezia, funziona sulla loro ignavia, soprattutto della Biennale, che segue Locarno di due settimane se non meno come quest’anno.
Perdersi un film come quello di Pedro Costa appare davvero una colpa per una mostra di arte cinematografica che, anche quest’anno, ha visto trionfare un’opera hollywoodiana, il Joker di Todd Phillips, dopo il Leone d’oro di due anni fa a La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro. Senza nulla togliere alla qualità di queste due opere, comunque uscite in sala con importanti incassi, che avrebbero avuto a prescindere dal premio veneziano. Venezia ha avuto il merito di ospitare La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco, cinico ritratto nello stile dell’autore di una Sicilia che ormai si fa bella sbandierando il vessillo dell’antimafia e le effigi di Falcone e Borsellino, ma si tratta solo di facciata.
… passando per Cannes – Bilancio dei festival cinematografici 2019
E ancora dalle vicende di mafia arriva il film italiano più importante dell’anno, Il traditore di Marco Bellocchio, che rilegge la storia italiana negli intrecci politico-mafiosi che hanno rappresentato la cupola del Paese, con il respiro lirico di un’opera verdiana. E dove Tommaso Buscetta diventa il sofferto e bipolare protagonista bellocchiano, sospeso tra due mondi, dove la mafia nuova e spietata dei corleonesi si fa metafora della trasformazione sociale verso l’opulenza dell’intero Paese. Il traditore era a Cannes insieme a uno dei due più importanti film americani dell’anno, C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino. L’altro è The Irishman di Martin Scorsese che, probabilmente a causa dell’essere targato Netflix, ha avuto un percorso festivaliero minore.
Cannes si conferma il grande contenitore, come un supermercato capace di tenere demtro tutto il cinema. Ma si rileva che la Croisette negli ultimi due anni ha premiato due opere di importantissimi registi orientali, esponenti di cinematografie importanti e in continuo fermento. Ci riferiamo ovviamente a Parasite di Bong Joon-ho, Palma d’oro 2019, e a Un affare di famiglia di Hirokazu Kore’eda. Ogni specularità con Venezia sembra quasi voluta.