Housewife è stato proiettato fuori concorso al TOHorror Film Fest 2018, fornendo la prima – e forse ultima – occasione italiana per vederlo in sala. Dopo l’accoglienza calorosa ricevuta dal suo lungometraggio di esordio, Baskin (2015), il regista turco Can Evrenol si è confrontato col difficilissimo compito di stupire il pubblico col suo secondo film. Diventato rapidamente di culto per gli appassionati del body horror ispirato a Clive Barker, Baskin era un incubo in cui la dream logic alla David Lynch finiva sommersa da sangue e viscere.

Housewife

Housewife, influenze e ispirazioni: Argento, Fulci e Lovecraft

Ma, come dice Evrenol in un’intervista, Lucio Fulci è una delle ragioni per cui ha deciso di diventare un cineasta. Housewife si presenta infatti con nuovi feticci: i punti di riferimento questa volta sono in prima battuta Dario Argento, Fulci e l’estetica del giallo all’italiana, nella declinazione sovrannaturale di Suspiria. Punti di contatto con Baskin ce ne sono ancora: cambiano i set, ma le luci rimangono intensamente colorate nelle tinte primarie; lo sviluppo della storia dà la sensazione di scivolare in un sogno che è soprattutto un incubo; e la mano leggerissima da metallaro di Evrenol è sempre quella, come dimostrato dal terzo atto del film.

Housewife è la storia di una donna e di un culto alieno. Se il giallo è un’ispirazione estetica, la vera fonte del mondo narrativo di Housewife è dichiaratamente H.P. Lovecraft. Questo decennio segna la proliferazione di opere influenzate dallo scrittore di Providence, dall’horror di nicchia come The Void fino al mainstream di Stranger Things. Non è facile portarlo sullo schermo, perché gli elementi centrali di Lovecraft non sono davvero i suoi mostri tentacolari – per quanto iconici – ma il confronto con l’indicibile (meglio rappresentato in film come Absentia di Mike Flanagan e The Endless di Justin Benson and Aaron Moorhead).

Nel caso di Evrenol, la sua visione lovecraftiana è un remix di tutti questi fattori. Il versante che l’affascina di più è quello della discesa nell’incubo, in cui il raziocinio può essere solo distrutto, e su questo costruisce l’intera storia. Poi, quando il momento è propizio, sceglie la via dell’apoteosi orrifica (come in Baskin) e del tentacolo. E non sbaglia, perché regala al pubblico un pay off raro anche nel cinema horror, in cui rispunta la paternità barkeriana di tutte queste ispirazioni – sempre bene accetta, e questo sarà un fatto con cui Evrenol si dovrà confrontare per il resto della sua carriera, essendosi autoproclamato erede di un certo body horror.

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Housewife: buono nonostante i difetti

Qualche nota dolente il film ce l’ha. Risulta straniante la scelta della lingua inglese: obbligata, sì, per la diffusione del film e per la presenza di un cast internazionale, che però conferisce ai dialoghi un effetto surreale forse non proprio voluto, a causa degli accenti molto marcati. Evrenol ha detto che dopo l’energia maschile di Baskin, lui e il suo co-sceneggiatore Cem Özüduru sentivano la necessità di cimentarsi con un personaggio femminile, la casalinga del titolo. Non sembrano però sentirsi troppo a loro agio con la materia. La sua casalinga protagonista è un personaggio passivo, preda degli eventi che la risucchiano, a cui non prova mai a ribellarsi. Questa caratterizzazione pare motivata da necessità narrative soltanto in parte: la trance, che fa giustamente parte della storia, è la condizione permanente del personaggio a prescindere da tutto il resto. Come fa notare la recensione dei 400calci, si è sprecato il potenziale di una rete di rapporti familiari femminili, che qui determinano lo scheletro della storia come in Hereditary di Ari Aster – da qual punto di vista molto più riuscito.

Housewife è un esperimento coraggioso da un lato, paraculo dall’altro. Si rifà a mostri sacri amatissimi dai fan del genere, riporta il body horror al centro della perturbazione, dà un’impronta estetica personalissima e riconoscibile. Non è bello e dirompente come Baskin, ma è un’opera lo stesso importante nel panorama contemporaneo, in cui Evrenol ha dimostrato di sapersi ritagliare un grande spazio.