Il punto sui festival 2020 all’epoca del Covid-19
Gli eventi nel ciclone della pandemia: posticipati, online o con bollino di qualità
Torneremo ad abbracciarci ancora anche ai festival di cinema? Magari proprio gli abbracci sono prematuri, ma con grande coup de théâtre la Mostra del Cinema di Venezia ha annunciato che si terrà regolarmente nelle date previste, dal 2 al 12 settembre. Si farà secondo regole ancora non note, ma da mesi, anche da prima dell’annuncio ufficiale che la Mostra si sarebbe fatta, sono pubblicizzate, su alcuni siti di università, le agevolazioni per studenti in corso. Cosa che fa pensare che le maglie per gli accrediti potrebbero non essere così strette. Quali criteri hanno portato a decidere in tal senso, quando invece la Biennale Architettura è stata annullata?
In chiave politica abbiamo il Presidente della Regione Veneto Zaia che probabilmente vuole mostrare di avere tutto sotto controllo. Ma d’altro canto un festival internazionale di cinema appare come un evento tra i più sensibili e delicati, per cui risulta molto difficile impedire la circolazione del virus. Già lo è in sé la sala cinematografica e a maggior ragione in una situazione che prevede lo spostamento, per e dalla Mostra, di grande masse di persone da tutto il mondo. Non così fortunato è stato il Festival di Cannes che, dopo rinvii, e dopo che la parallela Quinzaine des Réalisateurs aveva deciso di annullare l’edizione, si è inventato il sistema dei bollini assegnati ai film selezionati per la croisette, marchiati così a discapito di chi avrebbe cercato di impadronirsene. Cancellato invece il Locarno Festival, effettivamente una manifestazione molto popolare, che richiama un pubblico numerosissimo.
Dove eravamo rimasti? – Il punto sui festival 2020 all’epoca del Covid-19
Torniamo un attimo indietro. Eravamo rimasti all’ultima Berlinale, tenutasi regolarmente e concepita quando ancora la minaccia del coronavirus appariva come un qualcosa di gestibile. Poco prima dell’inizio del festival, venne diramato un comunicato con le precauzioni che sarebbero state prese, dotazione di igienizzanti in ogni bagno e possibilità di interrompere il festival in caso la situazione fosse precipitata. Non ce ne fu bisogno, la Berlinale si svolse nella massima tranquillità mentre arrivavano notizie dei primi focolai in Italia. Non risulta peraltro che persone del giro dei festival, giornalisti, programmer, siano stati poi infettati dal virus.
Il primo festival italiano a saltare è stato il Bergamo Film Meeting, piccola manifestazione molto cinefila che, quest’anno, era riuscita a concepire un’ottima edizione con la presenza di Malcolm McDowell e altri ospiti importanti. Un piccolo festival di grande livello che pagherà economicamente caro quello slittamento, che organizzatori e autorità hanno tentato di evitare fino all’ultimo, ma va detto, col senno di poi, che è stato solo un bene visto che l’area bergamasca è stata la più duramente colpita dalla pestilenza. Poi altri piccoli festival hanno annunciato spostamenti ma, con il proseguire del lockdown e nell’incertezza delle fasi di riapertura, sono state concepite le edizioni online, con film in streaming così come conferenze e masterclass. A reinventarsi come edizione virtuale è stato per primo Visions du Réel di Nyon, e poi altri si sono mossi in tal senso, il Biografilm e il Far East Film Festival. Qui vale la pena fare una riflessione. Da un lato ci sono esigenze amministrative ben comprensibili che impediscono di saltare un’edizione, mentre anche uno spostamento di date ha dei costi. E vanno ricordati i lavoratori del festival. Ma dall’altro lato così si bruciano per il grande schermo anteprime di film che poi diventeranno seconde visioni. Questo deve essere chiaro, i festival sono eventi collettivi, le edizioni in streaming possono renderli accessibili a un più vasto pubblico, comprensivo anche di chi non avrebbe la possibilità di seguirli, ma non sono festival veri e propri, vengono per forza snaturati.
La fase 2, in Italia e in molti altri paesi – Il punto sui festival 2020 all’epoca del Covid-19
L’impressione è che sia passati repentinamente dal “non si può fare nulla” al “si può fare tutto con le dovute precauzioni”. Anche il mondo dei festival è stato preso alla sprovvista, e qualcuno ha colto la palla al balzo, mentre altri avevano già ormai costruito il festival online. Ancora è difficile dare un giudizio su chi abbia fatto meglio, vista la possibilità, tutt’altro che remota, della seconda ondata. Ora sono confermati, come festival fisici, oltre a Venezia, il Giffoni Film Festival, a metà luglio, il Fid Marseille, a fine luglio, la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, il Trento Film Festival e il Cinema Ritrovato a fine agosto. Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, a ottobre, saranno online con opere messe a disposizione dalle cineteche del mondo, così come il Torino Film Festival a novembre.
Torniamo ancora a fare un passo indietro, ovvero alla cerimonia dei premi Oscar del 2020, che è stata celebrata il 10 febbraio, quando il virus per noi sembrava una minaccia lontana, che non sarebbe mai arrivata. E pensiamo a quei servizi di alcuni telegiornali che, non sapendo nulla del trionfatore Parasite di Bong Joon-ho, mostravano come colore le immagini dei cinema sudcoreani dove il film veniva programmato sulla scia del trionfo agli Oscar, con gli spettatori in mascherina. In Corea del Sud l’epidemia è arrivata già il 20 gennaio ma il paese ha saputo contrastare benissimo la diffusione del virus, con lockdown circoscritti e un sistema di tracciamento efficiente, senza bisogno quindi di chiudere tutto. La salute è naturalmente prioritaria rispetto al cinema, ma questa gestione sudcoreana, che ha saputo ridurre i decessi lasciando aperte le sale, dovrebbe essere un monito per la nostra fase 2, in modo che possano beneficiarne cinema e festival.