Nell’America del 2017, che amerebbe definirsi post-racial ma ha appena eletto Trump, la serie Dear White People è una novità. Non solo perché i personaggi principali sono afroamericani, ma anche perché tratta in modo brillante le discriminazioni che questi personaggi subiscono in un college che si vanta di essere liberale e attento alle diversità.

dear white people

Lo show di Justin Simien è l’adattamento del suo film omonimo, presentato nel 2014 al Sundance Festival. “Dear White People” è il programma radiofonico che la protagonista Sam conduce, tra le proteste degli studenti bianchi, nel campus della Winchester University, immaginario college della Ivy League. Quest’università a maggioranza bianca è il luogo ideale per raccontare un’America che post-razziale non è per nulla. Tra blackface party e violenza della polizia, emerge il ritratto di un paese ancora incapace di confrontarsi con la sua stessa storia.

Intersezionale come poche serie, Dear White People è un dramedy universitario e una satira dei tipi umani che abitano quell’ambiente. Racconta i vissuti eterogenei di neri e persone di colore, dark skin e biracial, etero e gay, ricchi e poveri. Rappresenta vari modi di fare politica, da quella ipocritamente moderata di Troy, figlio del rettore, all’attivismo più radicale di Sam e Reggie, fino alla presa di coscienza del giornalista Lionel, nero, nerd e gay.

C’è molta autoironia nella descrizione dei dibattiti e delle contrapposizioni della comunità afroamericana del college. A proposito del concetto di “wokeness”, Simien ha detto che in Dear White People c’è una satira sulla difficoltà dell’essere coinvolti in pratiche politiche e attivismo, e allo stesso tempo mantenersi coerenti con tutte le altre identità che una persona possiede. Sono i conflitti interiori che troviamo nella storia di Sam, leader radicale, biracial e problematicamente fidanzata con un bianco, e in quella di Lionel, caratterizzato dall’indecisione.

Dear White People è una serie divertentissima, capace di avere momenti intensamente drammatici. Le scene di violenza poliziesca danno i brividi: lo show fino a pochi secondi prima è una commedia, poi sterza bruscamente nella tragedia; trasmette con precisione proprio quello che succede nella realtà: un ragazzo sta ballando a una festa e all’improvviso si trova una pistola puntata in faccia. L’episodio 5, diretto da Barry Jenkins, è un capolavoro estetico e un pugno nello stomaco. Comunica alla perfezione un senso di minaccia continua: nell’America di oggi, al corpo nero può accadere qualcosa di terribile in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Non esistono spazi sicuri, nemmeno nella liberalissima Winchester University.

Molto scritto e parlato, Dear White People è anche uno show cinematico nel suo lavoro su inquadrature, musiche, luci e movimenti. Narrativamente costruito a incastri, è un bellissimo esempio di racconto corale pieno di ribaltamenti delle prospettive, in cui ogni episodio è centrato su un personaggio diverso. Impossibile non bingiarlo: è la migliore novità di Netflix nel 2017.

Sara M.Giacomo B.
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