Album 2011: anche la Musica è in recessione? Il Debito Pubblico musicale, accumulato a partire dagli anni ’70, è ormai insostenibile? Scarseggiano le idee e si galleggia inermi in un continuo ‘revival di’?

A prima vista si registra un’inflessione rispetto ad uno sfolgorante 2010 ma non lasciatevi ingannare. Forse mancano i picchi, le rivelazioni, gli esordi eclatanti ma resta un tessuto a maglia fitta di album di qualità, di riconferme e promesse per il futuro. O almeno sembra a noi, inguaribili ottimisti.

Ecco a voi le top ten dei migliori album del 2011 per i redattori di Cinema Errante. Non c’è Anna Calvi, si sappia sin da subito. Ma non c’è dolo. Buon 2012 a tutti!


Barbara Nazzari

1. Tinariwen – Tassili. Il Maghreb quest’anno stravince nella classifica ‘rivoluzioni’ e nelle sottoclassifiche ‘presidenti destituiti’, ‘rais morti’ e ‘blogger battaglieri’. Stravince anche nella classifica musica, almeno per me. Il blues tuareg dei Tinariwen, originari del Mali ma itineranti nel Nord Africa in lotta a partire dagli anni ’70, dopo aver riempito, in passato, le mani di pietre, riempie, oggi, il cuore di una pace riconquistata. Ascolti consigliati: tutti, da Imidiwan Matanam in poi.

2. Josh. T. Pearson – Last of the Country Gentleman. Secondo le stesse parole di Josh un album ‘troppo grezzo e onesto’ per lasciare indifferenti. Sette pezzi sospesi nel tempo e nello spazio, in una dimensione di dolore e nostalgia e, soprattutto, di verità che pochi nella storia della musica hanno saputo ricreare in modo così profondo e struggente. Un Nick Drake texano, un Tim Buckley sceso dalle stelle per navigare sulla terra. Sì, forse sto esagerando. Ma basta un solo ascolto per perdere ogni barlume di obiettività.

3. Thee Oh Sees – Carrion Crawler/The Dream. Perché non sembri un podio troppo meditativo, un po’ di grinta. Grinta sconnessa, ruvida, isterica, graffiante, psichedelica. Carrion Crawler/The Dream piace per la chitarra di John Dwyer, per la follia di John Dwyer, per un crescendo lungo dieci pezzi senza un passo falso, per il lungo intestino in copertina. Va bene la pace, va bene il dolore, va bene la meditazione ma ora riprendiamoci questo fottutissimo mondo.

4.  Atlas Sound – Parallax

5. Stranded Horse – Humbling Tides

6. Panda Bear – Tomboy

7. Fleet Foxes – Helplessness Blues

8. Tim Hecker – Ravedeath 1972

9. James Blake – James Blake

10. Wild Beasts – Smother


Fabio Plodari

1. Atlas Sound – Parallax. Diavolo di un Bradford Cox! Comincio a sospettare che tu abbia venduto l’anima a Lucifero, mai un passo falso e/o qualcosa di minore. Anche in questo side-project il leader dei Deerhunter sciorina classe in quantità, cosa sempre più rara oggigiorno. Che sia pop, estasi psichedelica, elettronica da cocktail bar il Nostro è semplicemente superlativo. Chapeau.

2. Crystal Stilts – In love with oblivion. La hipster Brooklyn merita sempre un posto in prima fila chez moi. Discepoli dei Velvet Underground, crescono e non sbagliano un colpo aggiungendo nondimeno all’aura oscura che li caratterizza fin dagli esordi un pizzico di psichedelica garagista di nuggetsiana memoria.

3. Metronomy – The English Riviera. Album ultrachiacchierato quello del gruppo inglese, è sicuramente all’altezza delle tante lodi spese e merita un posto sul gradino del podio. Efficace miscela di indie synth-pop e soft rock, trascina con i suoi innumerevoli ganci l’ascoltatore ad un ascolto ossessivo. Non solo, quindi, per i nostalgici degli anni Ottanta.

4. Arctic Monkeys – Suck it and see + Alex Turner – Submarine OST

5. Pandabear – Tomboy

6. Fleet Foxes – Helplessness Blues

7. The Vaccines – What did you expect from the Vaccines?

8. James Blake – James Blake

9. Girls name – Dead to me

10. Kurt Vile – Smoke ring for my halo


Massimiliano Lollis

1. Metronomy – The English Riviera. Un bel fritto misto di electro-pop il terzo album della band inglese Metronomy. Un primo posto guadagnato per i suoni puliti e netti, le voci e i synth incalzanti, le atmosfere rassicuranti, a tratti malinconiche e sognanti. Ma è con The Bay che si guadagna la pagnotta: basso in ottave molto 80s, accenti orientali, quel motivetto che ti entra nella testa e non esce più. Forse non una pietra miliare ma una delle cose migliori di questo 2011 non troppo ricco, anche nella musica.

2. Foster the People – Torches. Pumped up Kicks è sicuramente il singolo trainante di questo album di esordio della band statunitense: ricordano i cugini MGMT e Empire of the Sun ma riescono a dare la loro impronta personale con riff e sonorità azzeccate, cori ed elettronica più o meno pronunciata. Il singolo, dal testo crudo, è ipnotico nella sua ciclicità. Notevoli anche Call it What you Want, Don’t Stop e Houdini.

3. SBTRKT – SBTRKT. Disco di esordio di SBTRKT (si legge ‘Subtractor’), è un interessante mosaico dubstep, pop e soul, con maschera maori-stregone alla Crash Bandicoot (se la ricorderanno quelli che più di dieci anni fa giocavano con la Play). Con Sanctuary ci si immerge in un’infinita piscina di bolle frenetiche e psichedeliche con Trials of the Past e Right thing to do ci si rilassa un filino per poi lanciarsi in pista con Pharaohs, forse il brano migliore dell’album. Premiato per la freschezza. Brrrr.

4. Justice – Audio, video, disco

5. Kasabian – Velociraptor

6. Kaiser Chiefs – Medieval Times

7. Foo Fighters – Wasting Light

8. I Cani – Il sorprendente album d’esordio dei cani

9. Architecture in Helsinki – Moment Bends

10. Yacht – Shangri la la

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