Due giorni una notte è l’ultimo film dei fratelli Dardenne e narra la storia di Sandra, interpretata da Marion Cotillard, giovane madre belga appena licenziata in seguito ad una votazione aziendale nella quale veniva chiesto ai dipendenti di rinunciare al proprio bonus di1000 euro per mantenere Sandra in azienda. Una prima votazione sembra sancire definitivamente la dipartita di Sandra ma i tentativi di influenzare i votanti, condotti da un manager senza scrupoli, convincono il proprietario a programmare una seconda votazione prevista per il lunedì successivo. Sandra, aiutata dal marito e da alcuni pochi amici, deve convincere in soli due giorni i suoi colleghi a rinunciare al bonus e votare per lei.

Come spesso accade nel cinema dei Dardenne, anche Deux jours, une nuit parte da uno spunto narrativo molto semplice ma allo stesso tempo efficace e di grande impatto emotivo. La storia di una madre che deve convincere i colleghi a votare per lei per non perdere il proprio posto di lavoro, contiene un elemento avvincente di grande suggestione che si aggiunge alle qualità tipiche del cinema dei Dardenne. Grazie al caratteristico stile secco e asciutto, i due autori belgi riescono anche in questo caso a immortalare le difficoltà del quotidiano tenendosi lontani da qualsiasi facile tentativo di enfatizzazione drammatica.

Molti registi europei, e non solo, affrontano oggi tematiche sociali adottando uno stile asciutto e iper realistico, eppure quando si è di fronte ad un’opera dei Dardenne si ha la sensazione che solo loro riescano a filmare veramente la realtà. I dialoghi, le situazioni, gli attori sempre perfettamente in parte: nei loro film ogni cosa è al posto giusto. Emblematica in questo senso è la scena del tentato suicidio da parte di Sandra, nella quale i Dardenne scelgono di filmare i brevi, infiniti istanti che intercorrono tra l’assunzione smodata di tranquillanti da parte della protagonista e il momento in cui il suo corpo reagirà a questo shock. Mille film contengono una scena simile eppure solo i Dardenne l’hanno girata in questo modo, il più vero possibile. Lo spettatore vive assieme alla protagonista questi attimi di silenzio. La sensazione che stia per succedere qualcosa di drammatico è tipica del cinema dei Dardenne che, anche se può sembrare paradossale affermarlo, sono dei maestri della suspense.

Eppure sarebbe sbagliato tacciare di pessimismo la loro visione del mondo. Non cinico ma partecipe, non disilluso ma incantato, il loro cinema assomiglia sempre di più a quello di Pasolini (Accattone è da sempre il loro film di riferimento) per la lucidità che lo sottende, la padronanza mostrata nell’uso del mezzo cinematografico, per la presenza di un pensiero autoriale forte e di una morale solida e scevra da moralismi, per la rabbiosa umanità che lo muove e che nasce sempre dal desiderio, anzi dalla certezza di un mondo nuovo e possibile. Un mondo migliore.

Scritto da Michele Boselli.

Michele B.Alice C.Antonio M.Chiara C.Giusy P.Sara S.Thomas M.
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