South Beach, Miami. Mack Derringer (Fred Williamson – Black Caesar, Sfida finale) è un ex giocatore di football che si guadagna da vivere come detective privato – coadiuvato dagli amici ed ex compagni di squadra Lenny (Gary Busey – Un mercoledì da leoni, Trappola in alto mare) e Jake (Peter Fonda – Easy Rider, L’inglese) – dividendosi fra partite di golf, bevute al bar e le scarse occasioni di lavoro, finché un giorno, tornato agli onori della cronaca per avere sventato una rapina, viene contattato dalla sua ex Jennifer (Vanity – 52 gioca o muori, Action Jackson), telefonista erotica perseguitata da un maniaco. Dopo l’iniziale esitazione, Mack accetta l’incarico di proteggere la donna, finendo però incastrato nell’omicidio di un riccone legato alla malavita. Con il poliziotto ed ex rivale in amore Ted Coleman (Robert Forster – Vigilante, Jackie Brown) che sospetta di lui, e i soci del morto che vogliono fargli la festa, Mack ha poco tempo per scoprire i veri colpevoli e salvarsi la pelle.

Il possente e qui poco espressivo Fred Williamson, star della blaxploitation degli anni Settanta, nelle triplici vesti di regista, sceneggiatore e attore principale, nonostante gli anni e i chili di troppo, si cuce addosso un personaggio spavaldo e tutto d’un pezzo, capace di affrontare i criminali senza scomporsi, ma galante con le donne, e lo pone al centro di uno sconclusionato noir che entra di diritto nella lista dei peggiori di tutti i tempi.

Partendo da un fenomeno di costume molto in voga all’inizio degli anni Novanta, quello del telefono erotico, con tutte le ossessioni che era capace di suggerire (argomento trattato, con ben altro spessore, da Robert Altman in America oggi), il poco ispirato cineasta costruisce una vicenda improbabile e squilibrata, che inizia come un Miami Vice per cinquantenni, con i due detective con la pancetta che si atteggiano a re della città, e si perde in un numero eccessivo di sottotrame e personaggi, liquidati il più delle volte sbrigativamente – come nel caso del boss della pornografia Santiago e della sua amante e consigliera Nancy, interpretati rispettivamente da Henry Silva e Stella Stevens – e comunque molto poco interessanti, fino a concludersi in maniera penosa, con un susseguirsi di colpi di scena risibili, incoerenti e talvolta irritanti. La tensione non esiste, e la pretesa di una riflessione sul trascorrere del tempo e l’accumulo di vecchi rancori destinati a esplodere si traduce in un campionario di frustrati che non hanno proprio nulla di crepuscolare, ma risultano solo patetici o, nel caso del protagonista, esageratamente aridi e superficiali.

Anche dal punto di vista registico il film è scadente: Williamson non rinuncia ai luoghi comuni offerti dalle location balneari, inserendo un’inutile sequenza semi-documentaristica con ragazze in bikini che giocano a beach volley e un folkloristico ragazzo di colore che fa freestyle. Pessima la fotografia, con le scene girate al buio, in cui Mack affronta i criminali, che risultano pressoché invisibili, e mediocre la colonna sonora a base di reggae e rap di basso livello.

Lo stesso cast, composto da veterani della serie B evidentemente in bolletta, è mal sfruttato e non offre il divertimento garantito sulla carta: Robert Forster è svogliato, Gary Busey gigioneggia senza freni, Henry Silva non cambia mai espressione, Stella Stevens è troppo anziana per fare la vamp, e l’attonito Peter Fonda, con baffoni e codino, sembra chiedersi come sia finito lì in mezzo. Le attrici giovani sono avvenenti, ma una più inespressiva dell’altra.

Distribuito malamente nei cinema americani nel 1993 e ignorato dal pubblico, il film uscì in Italia direttamente in VHS ed è attualmente molto difficile da reperire. Chissà se un domani, essendo così brutto, non meriti una riscoperta nell’ambito del trash!

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