The Affair nasce da un’idea di Hagai Levi, autore del cult Be’Tipul, e di Sarah Treem. È la storia di un tradimento, ambientata a Montauk, luogo in cui la ricca famiglia Butler trascorre le vacanze.

L’originale struttura narrativa divide la singola puntata in due parti, ognuna delle quali racconta la stessa storia vista però da due punti di vista differenti, precisamente quello dei due protagonisti Noah e Alison. Si tratta di una sceneggiatura coraggiosa, ma il rischio di déja vu è dietro l’angolo e la suspense trasmessa nella prima parte della puntata rischia di venir meno nella seconda. Nel corso della serie questa sensazione si affievolisce grazie a una maggiore differenziazione delle situazioni, tanto che spesso i due episodi finiscono per raccontare momenti diversi della storia salvaguardando in questo modo la curiosità dello spettatore.

The Affair non diventa mai corale, il rapporto tra i due protagonisti resta il centro di tutta la stagione. Dominic West è convincente nel ruolo di uno scrittore di poco successo il cui elevato tenore di vita non può prescindere dagli aiuti economici del suocero famoso scrittore, scorbutico e arrogante, interpretato da John Doman. West cerca di allontanarsi il più possibile dal personaggio che l’ha reso famoso, il detective McNulty di The Wire. Lo sforzo è ancor più apprezzabile se si considera che la sua recitazione istintiva e la particolare fisicità si adattano meglio alla durezza del detective di Baltimore piuttosto che all’intellettualismo pieno di dubbi del Noah di The Affair. Il suo rapporto col suocero, omaggio a The Wire, è tra i momenti più divertenti di una serie che non ha nel divertimento il suo punto di forza. Altrettanto convincente è Ruth Wilson che dà vita a un personaggio molto credibile nel suo tormento: un ruolo grazie al quale si è aggiudicata il Golden Globe come miglior attrice drammatica.

Ciononostante The Affair non convince appieno per diverse ragioni. Innanzitutto è troppo incentrato sui due personaggi principali e sul loro tradimento. Un approccio realmente corale avrebbe dato più complessità a una serie ricca di personaggi interessanti. L’unico tentativo in tal senso è rappresentato dall’episodio di cronaca nera che fa da filo conduttore alle puntate. Ma è un pretesto mai davvero convincente, il personaggio del detective non viene mai approfondito e le brevi parentesi di interrogatorio appaiono ripetitive.

Sono aspetti che a tratti offuscano la prova dei due protagonisti, motivo principale per cui la prima stagione verrà ricordata come un’intensa riflessione sul tradimento visto attraverso la lente della società americana, spaccata in due mondi antitetici. Il fiume ipocrita della classe agiata ha rotto gli argini rivelando tutta la sua inconsistenza, nascosta dietro le serate cocktail e le ville al mare. La situazione non è migliore nella provincia povera e arrabbiata: dove là era la violenza psicologica a segnare i rapporti familiari, qui è quella fisica a dettar legge. Perché il tema centrale è in fondo il dolore, di cui il tradimento ne è la conseguenza, prima che la causa.

Scritto da Michele Boselli.

Michele B.Chiara C.Sara M.Sara S.
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