Anche il mondo dello YAOI ha i suoi cult e senza alcun dubbio Ai no Kusabi (Il cuneo dell’amore) è uno di questi. Un prodotto che ha consacrato il genere introducendo dei motivi che sono poi diventati ricorrenti.

Ai No Kusabi

Ai no Kusabi è innanzitutto uno dei primi YAOI ad ambientare la storia d’amore in un contesto fantascientifico e distopico. Il grande successo dell’anime trasformerà questa scelta in un trend creando un vero e proprio sottogenere. La storia è dark, l’amore si rivela solo nel finale e nasce dalle ceneri di un rapporto antagonistico e per nulla consolatorio.

In Ai no Kusabi l’umanità è ben divisa tra i Blondie, esseri superiori geneticamente modificati per essere perfetti e nati artificialmente, e i cosiddetti figli dell’amore, imperfetti e quindi destinati a una vita di sottomissione. Riki, è appunto uno di questi mongrel, mentre Iason Mink, è uno dei Blondie più potenti e popolari.

L’inizio della loro relazione è scioccante: Riki diventa il “cucciolo” da compagnia di Iason. Il loro rapporto è un’esasperazione della dinamica seme-uke, dominante e sottomesso, roba che fa tranquillamente impallidire Cinquanta sfumature di grigio. Tuttavia più la storia procede, più i personaggi si evolvono e la relazione apparentemente appiattita sugli stereotipi classici del genere si fa complessa e piena di sfaccettature. Il messaggio è chiaro: l’amore non ha regole, non c’è normale o anormale.
Ai no Kusabi è innovativo anche nella scelta di raccontare una storia tragica, senza speranza di un lieto fine, ma comunque coinvolgente e capace di farci credere che l’amore nasce nei luoghi e nelle circostanze più inaspettate.

Inoltre, sebbene il sesso sia senza dubbio uno degli elementi più chiacchierati di questa storia, sono sicuramente i suoi personaggi ad essere i più ricordati. Il glaciale Iason, la cui scultorea perfezione sembra poter essere incrinata solo dall’ossessione per Riki. E l’oscuro Riki, diviso tra il bisogno di libertà e quello di Iason.

Nonostante la rappresentazione estetica in Ai no Kusabi sia stereotipata e abbia a sua volta imposto gli stereotipi del genere YAOI presso il grande pubblico, non c’è nulla di stereotipato nelle pulsioni contrastanti che muovono Riki e Iason.

Non c’è neanche romanticismo, perché il mondo futuristico di Ai no Kusabi è tutto virato al nero, e quando si guarda nel profondo dei suoi personaggi l’oscurità si tocca con mano. Ed è proprio questo uno degli aspetti più originali. L’amore è raccontato senza mezzi termini e senza alibi nell’acqua sua cruda bellezza.

Dunque chi vuole davvero toccare lo spirito YAOI nel profondo deve dare a questo gioiello del genere una chance. Ma mi raccomando, state lontani dal remake del 2012: ogni cult che si rispetti va guardato in originale, anche se questo significa passare sopra a uno stile di animazione che oggi chiameremmo antico.