Creata dall’attore protagonista Tom Hardy assieme al padre Edward Hardy e Steven Knight, la serie di 8 episodi Taboo è prodotta per BBC One e distribuita in Italia da Sky Atlantic. La serie propone una serie di punti di contatto con la precedente Peaky Blinders, scritta sempre da Steven Knight: entrambi sono melodrammi storici che vedono protagonisti due uomini fortemente implicati nella produzione della violenza privata e istituzionale. James Keziah Delaney, creduto morto da anni, torna inaspettatamente a Londra nel 1814 in occasione del funerale del padre, e instaura un conflitto con la potentissima Compagnia delle Indie Orientali in merito a un frammento di territorio che cambierebbe forse le sorti della guerra fra Inghilterra e Stati Uniti.

Taboo

Il pezzo di terra conteso fra Delaney e la Compagnia è infatti fondamentale per la definizione del confine fra Stati Uniti e Canada, ed è anche punto di passaggio strategico dal punto di vista economico e geopolitico fra Occidente e Oriente. La serie ha il merito di tradurre in azione la complessità di distinzione fra spazio colonizzato e pratiche di colonizzazione; e soprattutto quello di esibire l’estrema crudeltà di comportamento messa in atto all’interno di un sistema coloniale, che implica necessariamente una de-umanizzazione dei soggetti coinvolti. Non ci sono innocenti in Taboo, e il suo protagonista combatte (letteralmente) con i fantasmi del suo passato, che continuano a infestare la sua quotidianità e lo inchiodano alle sue responsabilità di soggetto implicato nel potere coloniale che pure sembra talvolta contrastare. Delaney incarna a sua volta un confine fra posizioni opposte: colonizzatore e colonizzato, bianco e non-bianco, umano e non-umano.

Per mettere in scena gli eccessi della violenza e dell’orrore, Taboo attinge con grande successo alle narrazioni popolari del Regno Unito, al sensazionalismo e alle forme melodrammatiche degli ultimi due secoli. La scrittura della serie è invece penalizzata in alcuni aspetti dallo straripante protagonista, dalla sua fisicità impositiva e dalla performance di Tom Hardy, che rende qualunque altro personaggio un supporto relativamente bidimensionale della sua traiettoria individuale. È soprattutto la rappresentazione di una mascolinità eccessiva e dominante a dare il ritmo e il taglio all’intero racconto, a scapito di figure femminili come la sorellastra Zilpha (Oona Chaplin), la prostituta Helga (Franka Potente) e l’attrice Lorna (Jessie Buckley), ma anche dei comprimari come il chimico Cholmondeley (Tom Hollander) e il marinaio Atticus (Stephen Graham), o di un avversario come sir Stuart (Jonathan Pryce).

Se però si apprezzano gli aspetti più spettacolari e violenti del conflitto, e la dimensione sentimentale e sensazionale di questo melodramma storico, Taboo ha dei momenti di grande godibilità, e la capacità di Tom Hardy di giocare sul proprio divismo garantisce un certo divertimento.