La colonna sonora di A proposito di Davis è disponibile in versione integrale su Spotify, la nota libreria online per l’ascolto in streaming di brani musicali.

Un’occasione per entrare nelle atmosfere folk del film e ascoltare le canzoni inedite di T Bone Burnett.

La ricca tracklist include brani originali (interpretati da Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake…) insieme a pezzi di Bob Dylan e Dave Van Ronk.

Fonte: The Film Stage

Ecco un estratto della nostra recensione:

[…] Inside Llewyn Davis si colloca agli albori del decennio, ne carpisce certe atmosfere, si sostiene su molta bella musica (le canzoni originali sono di T Bone Burnett), e sceglie di raccontare il punto di vista di un perdente.

E’ il 1961 e Llewyn Davis è uno spiantato musicista folk che bazzica i palchi underground di New York: non ha una casa, tenta di sfondare, come tanti. E’ bravo, ma sembra che tutto il mondo preferisca sempre quello accanto; è inaffidabile ma non cattivo, eppure riesce a farsi detestare con facilità.

Il rancore rassegnato, l’incapacità di progettare, la disattenzione, la vita alla giornata hanno almeno in parte una causa riconoscibile (o una comoda scusa): Llewyn è rimasto privo della sua metà musicale, il sodale Mike, e questa incompletezza sembra renderlo incapace, soprattutto agli occhi esterni, di riconfigurare la propria esistenza e la propria identità. Nessuno lo apprezza come solista (nonostante, a chi guarda, sembri avere tutte le caratteristiche a posto: il contrasto tra la bravura dell’ignorato Llewyn e i più modesti e melensi interpreti di successo che lo circondano è uno dei canali attraverso cui si esprime la surrealtà ironica coeniana), e Llewyn fatica a distinguersi tra i tanti epigoni che frequentano la scena blues-folk: anche il collega Al Cody/Adam Driver ha uno scatolone di dischi invenduti dalla copertina con immancabile fotografia di vagabondaggi. Non importa che scelte faccia, quale posto letto scrocchi, dove suoni, Llewyn va sempre a sbattere contro pareti immaginarie che gli impediscono di smarcarsi dal proprio status quo: il perimetro è mobile, va da un vicolo dei bassifondi, al volto impenetrabile di F. Murray Abraham, dalla notte nera punteggiata di neve, al mare come ultima e disperata alternativa, bloccata anch’essa da kafkiani intrecci burocratici. Anche nei rapporti interpersonali si attorciglia sempre sugli stessi errori (i guai con le ragazze, la sorella, il padre) e si ritrova lasciato costantemente e letteralmente a piedi. Sullo sfondo una New York sentimentale, perfetta fotografia della contraddizione di un mondo che inizia a muoversi verso cambiamenti epocali, con l’eventualità sempre dietro l’angolo di rimanere immobili, nonostante gli sforzi, dimenticati dalla fortuna e dalla Storia, mentre essa ci passi davanti al naso (si veda la sorpresa dell’ultima sequenza). [Continua a leggere…]

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