Ed eccoci finalmente all’alba della quinta stagione di The Good Wife, serie ideata da Michelle e Robert King e interpretata dalla fascinosa Julianna Margulies nei panni dell’avvocatessa Alicia Florrick. Pronti alla nuova avventura, ricapitoliamo cosa bolliva in pentola al termine dei 22 episodi della precedente stagione di questo gioiellino dem targato CBS.

Prodotta come sempre da Ridley Scott e dal suo mai abbastanza compianto fratello Tony, la quarta stagione si apre con un episodio dedicato proprio alla memoria del regista di Una vita al massimo e L’ultimo boyscout, scomparso il 19 agosto del 2012. L’onore della prima scena spetta a Kalinda (Archie Panjabi) e alle sue turbolente questioni matrimoniali, tanto sgradite ai fan da concludersi bruscamente dopo poche puntate. Il vero inizio arriva quando sulle note irriverenti della band Tally Hall assistiamo all’iniqua perquisizione dell’auto dei ragazzi Florrick da parte di un poliziotto autoritario e disonesto. L’episodio si intitola I Fought the Law – come la canzone di Sonny Curtis resa famosa dai Clash – e contiene la sintesi di molti dei temi principali di The Good Wife: in primo luogo, il garantismo democratico di cui la serie è pervasa sin dagli esordi (negli Stati Uniti il giustizialismo non è un valore di sinistra, come invece accade a casa nostra per via di un malinteso ideologico troppo complesso per essere analizzato qua); e il tasto garantista sarà battuto non poche volte anche negli episodi successivi, in particolare nella sottotrama che coinvolge Eli Gold (Alan Cumming) e la sua geniale avvocatessa Elsbeth Tascioni, per la cui interpretazione Carrie Preston ha appena vinto un Emmy. Un’accusa di corruzione viene rivolta a Eli; ai fini della vicenda poco importa che sia colpevole o innocente: quello che conta è la strumentalizzazione dell’accusa e l’epica battaglia di Elsbeth per difendere Eli dal perfido e smagliante special guest Kyle MacLachlan, qui nei panni dell’avvocato Josh Perotti del Dipartimento di Giustizia. Allo stesso modo, nel diciannovesimo episodio The Wheels of Justice vediamo come Alicia si faccia in quattro per salvare l’uxoricida Colin Sweeney (Dylan Baker), squisito viveur del male innamorato della signora Florrick («Lei alimenta la mia ossessione per Mary Poppins»), questa volta ingiustamente accusato di un reato minore che potrebbe però costargli l’ergastolo («Certe volte anche le persone colpevoli possono essere innocenti»).

Ma ovviamente non c’è solo questo: altro filo conduttore è il peso pubblico e privato della tecnologia e dei media (vecchi e nuovi), e di come le generazioni più giovani abbiano un rapporto preferenziale, più immediato e simbiotico, con queste pratiche. Zach Florrick (Graham Philips) si fa arrestare per aver registrato la polizia col suo smartphone, ed esce dagli impicci conducendo brillanti ricerche online e improvvisandosi sopraffino videomaker con un beffardo video di denuncia che in poche ore raggiunge le 500.000 visite su VidLook, lo YouTube dell’universo TGW. La tecnologia e il web torneranno a più riprese, soprattutto in altri due episodi. Il terzo, Two Girls One Code, il cui titolo ammiccante rimanda a ben altro, esplora la spinosa questione del segreto industriale in ambito informatico, rifacendosi ad alcune indagini antitrust che hanno effettivamente coinvolto Google nel mondo reale. The Good Wife ha il suo personale motore, Chumum, inventato e posseduto da Neil Gross (John Benjamin Hickey), il nono uomo più ricco d’America, nonché futuro cliente forzato della Lockhart & Gardner. Si può tenere segreto l’algoritmo che governa il mondo? E come sappiamo che non viene manipolato? La risposta di TGW è emblematica: dopo essersi scontrato con Gross, Will (Josh Charles) prova a digitare il proprio nome e il motore gli risponde: «Cercavi forse “Will Gardner avvocato sospeso”?». Nel ventesimo episodio Rape: A Modern Perspective gli autori prendono invece di mira Anonymous, qui citato esplicitamente insieme a Twitter, immaginando il caso in cui alcuni hacker forniscano agli avvocati prove ottenute illegalmente, rendendole quindi inutilizzabili durante il processo. I modi prevaricatori di Anonymous sono qui apertamente criticati: «Siamo una democrazia, noi» dice Alicia all’ambiguo Dylan Stack (Jason Biggs), già profeta di BitCoin e ora fautore della battaglia a colpi di video intimidatori in sostegno alla cliente di Alicia. Insomma, la giustizia non è anonima e non può avere il volto coperto.

Un altro dei motivi portanti della quarta stagione descrive le conseguenze del famigerato Credit Crunch, le cui ripercussioni non sono state solo economiche ma anche narrative (provate a trovare una serie che non lo menzioni ossessivamente negli ultimi cinque anni…). TGW ci scherza su: «A un certo punto punto dovete smettere di parlare di recessione e iniziare a gestire la bancarotta» dice David Lee (Zach Grenier); e nei primi 14 episodi questa gestione sarà alla base di tutti gli affari della Lockhart & Gardner. Ci viene subito presentato l’amministratore fiduciario, il signor Hayden (Nathan Lane), che creerà tensioni all’interno dello studio, ma che finirà per affezionarsi ai protagonisti, rafforzando col suo intervento non sempre cortese l’alleanza tra i fondatori Will Gardner e Diane Lockhart (Christine Baranski). Il grosso debito che i due hanno accumulato finisce per attirare il mefistofelico Louis Channing (Michael J. Fox), che non solo insidia Alicia cercando di portarla via dal suo studio, ma che si fa creditore della Lockhart & Gardner rilevandone per intero il debito. Will e Diane si trovano costretti a improvvisare nuove strategie per uscire dall’impasse finanziario che rischia di far perdere loro l’azienda, e offrono la tanto agognata partnership ad Alicia, Cary Agos (Matt Czuchry) e altri 4 giovani avvocati, in cambio dell’ingente capitale richiesto per accedere alla carica. La mossa innesca una reazione a catena che porterà soltanto Alicia al ruolo di partner, mentre Cary diventerà leader di una cospirazione per aprire un nuovo studio rubando i clienti della Lockhart & Gardner.

Anche la privacy di Alicia viene come sempre chiamata in causa. Alicia Florrick si sta riconciliando col marito, non lo ha ripudiato, lo rispetta ancora, e rigetta l’accusa di fornire un cattivo esempio alle altre donne: Alicia non vuole essere simbolo di niente. Questa stagione ci mostra inizialmente un’Alicia maturata, più sicura di sé, persino più furba; un’Alicia più elastica, in grado di comprendere meglio i meccanismi della politica, meno radicale nelle sue posizioni. Rimane scottata dal tradimento della nuova amica Maddie Hayward (Maura Tierney), che la usa per candidarsi contro Peter (Chris Noth) alle primarie, ma impara a difendersi e a ribattere i colpi, senza risparmiare qualche graffio a Maddie, ma soprattutto al perfido Kresteva (Matthew Perry), rivale repubblicano di Peter per la carica di governatore. Kresteva, sempre pronto a gettare le rispettive famiglie nell’arena mediatica della campagna elettorale, a cominciare dal proprio figlioletto leucemico, finirà preso a pugni da Peter e demolito da Alicia durante un’intervista televisiva. Alicia è cambiata, ma ha non ha perso la sua integrità morale; durante la stagione sarà corteggiata nei modi più diversi da tante personalità: la tentazione offerta da Will e Diane, quella di raggiungere finalmente gli obiettivi professionali da sempre desiderati, è irresistibile (anche a costo di ingoiare qualche rospo); le proposte indecenti di Louis Canning lo sono molto meno. E poi c’è la passione mai sopita per Will, che si esprime solo attraverso un casto bacio e tanta confusione mentale. Will ha perso forza come antagonista di Peter, e lo vediamo chiaramente nell’entusiasmo rinnovato di Alicia verso il proprio matrimonio, ma anche nel modo in cui Alicia vede Will, sempre più rapace sul lavoro, senza scrupoli quando messo all’angolo. Il finale di stagione ci mostra però un Peter altrettanto disonesto, addirittura responsabile dei brogli elettorali che gli assicurano la carica di governatore: ma tutto questo Alicia non lo sa. La serie cala il sipario su una situazione rivoluzionaria, con Alicia che cede al corteggiamento di qualcun altro: Cary Agos, e non si tratta di sesso. La nostra signora Florrick, a totale sorpresa, decide di lasciare la Lockhart & Gardner per seguire Cary nel nuovo studio (incoraggiata niente meno che dal malefico Sweeney). Un colpo di testa sul quale si baseranno tutti gli equilibri della nuova stagione. Non sappiamo ancora cosa accadrà, ma abbiamo almeno una certezza: Alicia Florrick continuerà a indossare tacchi strepitosi e a bere vino rosso in eleganti balloon.

Sono soltanto due gli altri personaggi femminili veramente importanti in The Good Wife: Kalinda Sharma e Diane Lockhart. Come accennato, gli autori hanno proposto una sottotrama i cui protagonisti sono Kalinda e il suo misterioso marito Nick Savarese (Marc Warren), incontrando una fiera opposizione da parte dei fan, orripilati nel vedere la beniamina cripto-lesbo farsi prendere a mazzate da un improbabile criminale, per di più inglese e biondastro. Stando alle dichiarazioni degli stessi King, la storyline è stata bruscamente interrotta – con quello che potrebbe sembrare l’assassinio di Nick da parte di Kalinda – proprio a causa dello scarso gradimento che la coppia ha sollecitato. Kalinda si fa quindi un po’ da parte, e durante la seconda metà della stagione è protagonista soprattutto di scene che riguardano l’inserimento della nuova investigatrice Robyn (Jesse Weixler), bionda, sprovveduta e talentuosa al punto da poter essere la figlia segreta di Elsbeth Tascioni. Inizialmente gelosa di lei, Kalinda spende una buona parola per farla assumere dallo studio, anche se ora ci sono buone probabilità di rivedere Robyn sul fronte opposto, quello di Cary.

Grandi cambiamenti sono in arrivo per Diane Lockhart, che sta per sposare il reazionario Kurt McVeigh (Gary Cole), il perito balistico più gettonato dell’Illinois. Durante la stagione Peter offre a Diane la carica di giudice della Corte Suprema, ovviamente solo in caso di vittoria elettorale. Diane è entusiasta, ma assume Kalinda per verificare che non ci sia nulla nella propria vita privata che possa mettere in pericolo la sua nomina. Scoperto un doloroso segreto familiare e la produzione di una fanfiction erotica di Vampire Diaries proveniente proprio dal suo computer (Diane dà la colpa alla domestica, ma sappiamo benissimo che è lei la vera autrice di Cinquanta sfumature), per un momento pare che sia proprio l’imminente matrimonio con McVeigh a metterle i bastoni tra le ruote. Ma le cose non stanno proprio così, e nella nuova stagione vedremo come se la caverà Diane col nuovo dilemma: allontanare il partner professionale di una vita Will Gardner o rinunciare alla Corte Suprema degli Stati Uniti?

Per finire, una menzione d’onore agli special guest, che sin dagli esordi della serie vivacizzano quello che già di per sé non sarebbe un legal drama qualunque. In questa stagione abbiamo incontrato sempre più spesso l’abbastanza inutile ex JAG Laura Hellinger (Amanda Peet) e una volta sola le simpaticissime arpie Nancy Crozier (Mamie Gummer) e Patti Nyholm (Martha Plimpton); abbiamo assistito a una stridente rimpatriata con Wendy Scott-Carr (Anika Noni Rose); abbiamo visto la vecchiaia incombere su Jackie Florrick (Mary Beth Peil), ora accompagnata da un inquietante badante spagnolo (sì, proprio come in Mad Men); non ci siamo fatti mancare Owen (Dallas Roberts) e Veronica (Stockard Channing), rispettivamente fratello omosessuale e madre libertina di Saint Alicia; e abbiamo incrociato la spregiudicata comica tv Theresa Dodd (Christina Ricci) e il giudice Abernathy (Denis O’Hare), ma potremmo elencare ancora molti tra i migliori volti televisivi di questi anni. Su Buzzfeed li trovate tutti in ordine di gradimento, e indovinate chi è arrivato per ultimo.

Accogliamo la quinta stagione sicuri che la guerra civile tra la Lockhart & Gardner e la neonata Florrick & Agos manterrà tutte le sue promesse. Buona visione!

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