Boxeur The Coeur è il nuovo progetto elettronico di Paolo Iocca: abbiamo assistito alla sua esibizione, a Pisa, presso il Festival delle Radio Universitarie (FRU 2012). Iocca, già attivo nel gruppo A Toys Orchestra, mescola elettronica minimale ed atmosfere psichedeliche nel suo primo album solista, November Uniform, pubblicato quest’anno per l’etichetta Trovarobato.

Lo si può vedere sul palco, dietro ai suoi strumenti del mestiere, solitario ed incappucciato: una figura misteriosa, un “uomo nero” dell’elettronica italiana. Chi dice che i suoi concerti sono esperienze artistiche visive e coinvolgenti a 360 gradi dice il vero, non ci sono dubbi.

L’immersione nelle soffici e fumose correnti sprigionate dall’Incappucciato avviene quasi d’incanto, attraverso le prime note della traccia Dusk Jockey, che richiama tendenze alla Brian Eno dei vecchi tempi. Si passa poi lentamente a The secret abilities: un buon brano che sembra strizzare l’occhio al pop, per quanto psichedelico/electro, con accenti quasi beatlesiani, e non odiatemi se lo dico. Con Essay on holography ci si immerge invece in nostalgie di dance teutonica, dominate da synth e ritmiche serrate, mentre con Immortal bliss si giunge così a melodie malinconiche ma confortanti allo stesso tempo.

Altre composizioni, più o meno acute a seconda dei casi, si succedono nel corso dell’album, facendo uso di diversi strumenti e sperimentazioni, ma è sicuramente il brano Our Glowing Days che ci colpisce maggiormente. Infatti questo pezzo piace anche agli ascoltatori più legati a sonorità “analogiche”, e quindi di più facile ascolto, con vari omaggi all’elettronica classica, come quello abbastanza evidente per i “nonni” Kraftwerk. Il testo anglofono si fonde bene con l’andamento ripetitivo del pezzo, portandoci in una sorta di loop che si insinua molto rapidamente in testa e che anche dal vivo rende particolarmente bene.

Iocca si muove lentamente sulla sua console, si toglie il cappuccio ed inizia a dipingersi il viso con colori fluorescenti. Solo su questo è un po’ stile Jamiroquai dei migliori anni e non sappiamo se questo paragone gli possa piacere. Poi lo sciamano elettronico, una volta finalmente ricoperto di enigmatici segni tribali, passa il colore fluorescente alle prime file del pubblico, in una sorta di collettivo rito catartico.

Allora ci avviciniamo a quella massa di eletti, ci dipingiamo strisce luminose sul viso e sulle mani e sorridiamo semplicemente, immersi nella pallida luce bluastra, mentre le luci lentamente si abbassano.

Scritto da Massimiliano Lollis.

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