Ugo Tognazzi, nato il 23 marzo del 1922, oggi avrebbe compiuto 90 anni. Cinema Errante ricorda l’artista nel giorno del suo compleanno.

Non ci aspettavamo certo le candeline ma almeno un palinsesto dedicato ad Ugo sì. Per fortuna a festeggiarlo è la sua città, Cremona. Nasce oggi infatti “Antani“, una nuova associazione culturale che prova a parlare «di cinema d’essai senza per questo prendersi troppo sul serio». Già il 24 aprile alle 21, al teatro Monteverdi di Cremona, si terrà la  proiezione del film Maledimiele di Marco Pozzi.

Noi per festeggiare, invece, curiosiamo. Perchè oltre all’attore (teatro, cinema, tv), Tognazzi ha fatto molto altro. Regista, cuoco, tennista, pittore, cantante, amatore, capo delle Brigate Rosse, sono molte le “istruzioni per l’Ugo” da seguire.

Iniziamo con la regia. Cinque i film diretti da Tognazzi, esordendo nel 1961 con Il Mantenuto, tra boom e curve tonde in bianco e nero. Secondo film, nel 1967, Il fischio al naso, ispirato al geniale e inquietante racconto di Dino Buzzati “Sette piani”, satira e umore pop sulle note della bellissima e yéyé “La Conta” del gruppo beat romano Le Pecore Nere (testo di Tognazzi, ça va sans dire). Prima di Pennac e Girard, nel film del 1968 Sissignore, Ugo Tognazzi diventa capro espiatorio di professione, dopo essere finito in galera al posto del suo capo (il perfetto Gastone Moschin). Dal grottesco alla commedia impudica, nel 1976 Tognazzi dirige Cattivi Pensieri, film scritto con Enzo Jannacci e Giuseppe Viola. Qui la sensualità si chiama Edwige Fenech. L’ultima regia firmata Tognazzi è del 1979, I viaggiatori della sera, dall’omonimo romanzo dello scrittore milanese Umberto Simonetta. Surreale (senza esagerare, fantascientifico) ed amaro, il viaggio nella sera è senza ritorno ma più dolce in compagnia di Ornella Vanoni, qui senza veli in una scena piena di grazia.

Per innamorarsi del Tognazzi cuoco, oltre a rivedere La Grande Abbuffata di Marco Ferreri, basta sfogliare il suo libro di ricette Afrodite in cucina, per scoprire che il primo cibo afrodisiaco della sua vita fu una pera, mangiata su una panchina di un giardinetto pubblico. Altri libri culinari sono La mia cucina, con ricette inventate e suoi disegni illustrativi, Il Rigettario. Fatti, misfatti e menù disegnati al pennarello e L’Abbuffone, Storie da ridere e ricette da morire.

Alla Maionese, seducente come una donna e al Risotto Amaro consumato in solitudine “tra il rimpianto e l’ironia” , Tognazzi ha dedicato due canzoni, alla Pasta Asciutta invece una vera e propria dichiarazione d’amore. Per non scontentare nessuno, ci sono poi le canzoni dedicate al Capo stazione aggiunto, al medico ordinario e alla mamma, oltre alle suadenti Teddy Boy e Marlon Brando.

Il tennis invece era per Ugo un modo come un altro per invitare amici in villa, a contendersi l’ambito premio dello Scolapasta d’Oro. Memorabili gli insulti regolarmente indirizzati agli avversari da Alessandro Haber, i lamenti di Franco lnterlenghi e la classe impeccabile di Vittorio Gasmann. Dopo il gioco, spaghettata notturna, Antony Quinn con la frusta, Philippe Leroy mangiafuoco, torte giganti, mongolfiere, elefanti, trampolieri e fuochi d’artificio.

A me oggi piace ricordarlo così: guitto da avanspettacolo deriso nella spietata scena della claquette in Io la conoscevo bene di Antonio Petrangeli e come barone Anteo Pellicani, detto Gambina Maledetta, ne La mazurka del barone della santa e del fico fiorone di Pupi Avati, quando è lui ad offendere (“Che possiate morire questa sera, alle nove, subito dopo Carosello”). Perchè tragico e comico, se ti chiami Ugo Tognazzi, sono la stessa cosa.

Per ascoltare le canzoni, vedere video, interviste, foto e molto altro, (in)trattenetevi sul sito ufficiale, non ve ne pentirete. Buon compleanno Ugo, come se fosse Antani!

Fonte: Associazione Antani

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Scritto da Giusy Palumbo.