É sempre stato riduttivo considerare Tim Burton esclusivamente in qualità di regista cinematografico; l’appellativo di artista rende meglio la natura di un autore che, negli ultimi anni, ci ha abituato a brillanti prove anche in ambiti come la narrativa, l’illustrazione o l’animazione. La retrospettiva a lui dedicata tenutasi al MoMA di New York nel Novembre 2009, ha avuto, tra i tanti meriti, quello di legittimare la sua opera dall’interno dei circuiti dell’arte: i disegni, i dipinti e le animazioni in Stop Motion del regista hanno riscosso un tale successo che la stessa mostra è stata spostata successivamente a Toronto, all’interno del Bell Lightbox Center, sede del Toronto International Film Festival, dove resterà fino al 17 aprile 2011.

Gli ultimi avvenimenti ci parlano, così, di un autore che comincia ad esser considerato artista a pieno titolo autorizzandoci, in un certo senso, a guardare da un’altra angolazione la sua opera (anche quella cinematografica). Consapevoli di questo, abbiamo cercato di individuare, nel lavoro degli artisti di nuova generazione, eventuali esempi di influenze, riferimenti o contaminazioni con l’opera di Burton.

Partiamo da Tim Walker, famoso fotografo di moda Inglese che ha lavorato per celebri riviste quali Vogue, W e Harper’s Bazaar. É senza dubbio riduttivo considerare Walker solo un fotografo di moda: i suoi lavori, infatti, sono presenti nelle collezioni di musei illustri come il Victoria and Albert Museum e la National Portrait Gallery di Londra. Quelle di Walker sono foto d’arte improntate ad un personalissimo stile in cui si incontrano motivi glamour, romantici o kawaii e in cui viene sviluppata una poetica del fantastico e del surreale che ha già molto in comune con Burton; Walker reinventa la realtà presentando al suo pubblico un mondo popolato di gatti color pastello, lampade a forma di abiti e areoplani fatti di pane comunicando una volontà di fuga attraverso l’immaginazione che è presente allo stesso modo nei film di Burton, espressa attraverso i continui riferimenti alla favola, al fumetto e alla novella gotica.

Di particolare interesse per noi sono le fotografie scattate per il numero di ottobre 2009 di Harper’s Bazaar al fine di pubblicizzare la retrospettiva del regista tenutasi al MoMA. Il progetto nasce dalla stretta collaborazione di Walker e Burton ed è un perfetto esempio di contaminazione tra due stili che, per quanto apparentemente lontani, riescono a trovare più di un punto di contatto. Ispirandosi direttamente a due capolavori di Burton (Edward mani di forbici e Nightmare before christmas), il fotografo ne riprende l’iconografia ma lo fa attraverso il suo inconfondibile stile dando luogo a scatti in cui il suo glamour si intreccia col gotico timburtiano in un prodotto finale di grande originalità; l’atmosfera fashon e patinata che pervade i lavori di Walker, sorregge e rafforza i motivi gotici creando un insieme armonico in cui i due stili riescono a fondersi senza sforzo. In definitiva le fotografie per Harper’s Bazaar sono il risultato di un connubio perfetto tra due artisti che, pur se in ambiti differenti e attraverso modalità diverse, esprimono un comune modo di vedere il mondo e il proprio lavoro.

L’altro artista che vogliamo segnalare è Chris Sickels. , illustratore e autore di animazioni americano che si cela sotto lo pseudonomo di Red Nose Studio. Se nel caso di Walker l’incontro con Burton è avvenuto nel segno di un’intenzionale contaminazione di stili, per quanto riguarda l’opera di Sickels ci sembra che il regista abbia avuto un ruolo fondamentale non tanto nella costituzione di una poetica o di uno stile specifico ma in relazione all’utilizzo di una tecnica di animazione: La Stop Motion. Sappiamo, infatti, che Burton, grazie ai suoi due capolavori di animazione, Nightmare before christmas La sposa cadavere, ha avuto il merito di rilanciare tale tecnica d’animazione, ormai in disuso, rendendola celebre. Prova di tutto questo è l’opera di Sickels il quale, utilizzando la Stop Motion, è riuscito a creare dei piccoli capolavori di animazione che lo hanno reso un artista di fama internazionale.

Le sculturine di Sichels sono create utilizzando i materiali più vari: fil di ferro, stoffa, cartone, legno e composte in modo da ottenere figure grottesche e surreali; senza dubbio Sichels, nella creazione delle sue sculture, si è ispirato ai vecchi burattini aggiungendo, in questo modo, un sapore un po’ retro alle sue opere, ma è evidente anche il richiamo al mondo dell’illustrazione, sua prima passione. Queste sculture si possono considerare in sé già delle opere d’arte ma assumono il loro carattere definitivo solo nel momento in cui le vediamo inerite nelle loro ambientazioni: veri e propri piccoli set creati appositamente per loro da Sichels; le composizioni scultoree, così preparate, possono quindi essere fotografate, secondo inquadrature scelte per accentuarne l’impianto cinematografico, e diventare illustrazioni per giornali e riviste; oppure essere trattate secondo la tecnica della Stop Motion per creare animazioni che ricordano arti del passato come il teatro dei burattini o i film muti degli anni 20.

Scritto da Rossella Carpiniello.

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