“The photographer’s most important and likewise most difficult task is not learning to manage his camera, or to develop, or to print. It is learning to see photographically …”

Dopo aver parlato di Michals Duane, facciamo un salto nel passato,negli anni ’20, incontrando uno dei maestri, insieme a Stieglitz, che hanno permesso alla fotografia di “scrollarsi” di dosso l’etichetta di mera tecnica e abbracciare quella di Arte autonoma.

Edward Weston ha influenzato e continua a influenzare generazioni di giovani fotografi con le sue immagini semplici ma complesse, in cui i soggetti apparentemente banali rivivono, nelle sue fotografie, carichi di significati nuovi. Conchiglie, peperoni, persino un wc (il celebre “Excusado” ) sono fotografati con un attenzione estrema al dettaglio e con una nitidezza nuova per l’epoca.

Weston nasce in America alla fine dell ‘800 e comincia la sua carriera fotografica influenzato dal pittorialismo, movimento diffusissimo agli albori, che pretendeva di elevare la fotografia ad arte avvicinandola alla pittura e al disegno, con ritratti caratterizzati dall’effetto flou. Ma verso la fine degli anni ’20, dopo un viaggio in Messico con l’amante Tina Modotti,nel periodo del Rinascimento Messicano, il suo stile cambia rotta e decide di abbracciare il realismo.

Nel ’32 fonda il gruppo f/64, tra cui spiccano Imogen Cunnigham e Ansel Adam. Già nel nome, che si rifà all’apertura minima del diaframma, è fornita un idea chiara del programma del gruppo: stampe di grande formato, tutto perfettamente a fuoco sfruttando la massima profondità di campo degli obbiettivi, nessun ritocco dell’immagine.

Celebre , oltre che per gli still life, anche per foto di paesaggi e nudi immersi in una dimensione atemporale, trasformati in  concetti astratti ed allusivi, ridotti a pure forme. Con il close-up si avvicina sempre più alle superfici, che con l’uso sapiente delle luci sembrano emergere dall’immagine, rendendola quasi palpabile. Il suo intento è quello di, tramite l’occhio fotografico, far trasparire l’essenza delle cose e “rivelare agli altri il mondo vivente attorno a loro“, ma spesso crea immagini che sembrano allusive e stimolano l’interpretazione. Immagini in cui un peperone sembra il busto di un uomo, la foglia di cavolo diventa tessuto, il nudo di donna diventa conchiglia testimoniando l’analogia delle forme.

Seppur soggetti diversi, infatti, le sue immagini si somigliano: raffigurano forme sensuali, eterne e forti.

Scritto da Margherita Clemente.

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