Anno 2000, Festival di Berlino: Wim Wenders si aggiudica l’Orso d’argento (gran premio della giuria) per “The Million Dollar Hotel”. Film dalla genesi particolare, esso vede la collaborazione del regista con Bono Vox (cantante degli U2) che ne cura soggetto e sceneggiatura (e, ovviamente, la colonna sonora). Da molti definito, per questo motivo, un film “rock”, The Million Dollar Hotel non costituisce sicuramente la miglior prova del regista, presentandosi come un prodotto di buona qualità, ma comunque non all’altezza del genio visionario dell’autore de “il cielo sopra Berlino”. Uscito a un anno di distanza da “Buena Vista Social Club”, il paragone diretto con quell’indiscusso capolavoro documentaristico ha sicuramente costituito un peso in più sul giudizio di molti wendersiani che si sono espressi in critiche forse anche troppo aspre nei confronti di una pellicola che, nonostante tutto, presenta aspetti degni di nota. Aspettando l’ultima fatica di Wenders, che sarà presentata alla Berlinale proprio in questi giorni, diamo un’occhiata più ravvicinata a “The Million Dollar Hotel”.

Los Angeles, Izzy (Tim Roth), figlio di un ricco magnate della televisione, muore in circostanze misteriose: si sospetta sia stato buttato dal tetto del Million Dollar Hotel. Le indagini sono affidate all’agente speciale Skinner (Mel Gibson) che suo malgrado si ritrova tra i diseredati che vivono nell’hotel. Nonostante i presupposti iniziali, quello del giallo diventa subito un semplice espediente narrativo e il film si concentra nella descrizione dei luoghi e dei Freaks che vivono nel Million: primi fra tutti, Eloise e Tom Tom.

Il film si apre con la morte di Tom Tom (Jeremy Davies), un lungo volo su dal tetto del Million fino alla strada che costeggia l’hotel. Tom Tom ci guiderà attraverso la storia sotto la forma di una voce fuori campo e percorreremo insieme a lui gli eventi che lo porteranno a quel salto attraverso un lunghissimo flashback. Tom Tom è un minorato mentale, migliore amico di Izzy e innamorato di Eloise (Milla Jovovich), prostituta pazza. Ma grazie a lui, “maggiordomo dei pezzenti”, avremo modo di conoscere anche gli altri inquilini del Million: Geronimo, l’arista indiano, Dixie, che crede di essere un componente dei Beatles, Vivien, convinta di essere stata la fidanzata di Izzy e Jessica, la nonna di Eloise.

Tutta la prima parte del film si concentra, così, sulle atmosfere dell’hotel, presentate attraverso toni cupi e visionari (degni di Wenders), e sulla descrizione dei personaggi, caricati ma mai esagerati; l’interpretazione di Jeremy Davies ci regala un Tom Tom di una vitalità infantile e a tratti animalesca, un Tom Tom che corre, salta, si arrampica… e corteggia Eloise che, di contro, è schiva, tutta ripiegata su di sé (quasi accartocciata), un fantasma invisibile che si aggira per l’albergo: “io non posso morire, non esisto, mi hanno inventata”. Ma probabilmente è Skinner il personaggio più riuscito, un agente speciale a metà tra Robocop e Frankenstein, un poliziotto, sicuramente un duro, ma Freak quanto “i sospettati” della sua indagine.

Forse è solo l’interpretazione di Milla Jovovich che risulta, a tratti, un po’ scontata, e che rivela quella sua poca versatilità nel presentare ruoli che, in fin dei conti, rimandano sempre alla medesima caratterizzazione. Ma è l’evolversi della narrazione la vera pecca del film, che a partire della seconda parte a tratti si perde e appesantisce il finale (forse colpa di Bono?). Eppure Wenders riesce a presentarci in modo tale i suoi “angeli caduti” e le atmosfere del Million che, in fin dei conti, riusciamo a dimenticare le, pur evidenti, imperfezioni del film.

Scritto da Rossella Carpiniello.

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Davide V.
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