Dopo una (troppo) lunga pausa natalizia, giovedì 20 gennaio riparte Community su NBC, con il dodicesimo episodio di questa seconda stagione e una guest star direttamente dagli anni ‘80. Di seguito il recap della prima parte (che, attenzione!, è inevitabilmente spoiler).

Giunti per ora all’episodio 2×11, Community si conferma come una delle serie comedy più originali e divertenti degli ultimi anni e forse di sempre. Facendosi un baffo delle convenzioni della sit-com, ma anche tralasciando lo stilema mockumentary molto in voga tra le serie comiche, Community vanta fin qui una seconda stagione che si assesta sugli alti livelli di gran parte della prima (ripresasi alla grande dopo un inizio non brillantissimo, ma dal potenziale già enorme).

Iniziato il nuovo anno accademico al Greendale Community College, si riparte dal “triangolo” Jeff/Annie/Britta, liquidato già nel primo episodio (“Anthropology 101”, che vede il cameo, poi ricorrente, di Betty White) con un rapido ritorno allo status quo sentimentale dei tre. Da qui in poi si alternano episodi focalizzati sui rapporti tra i personaggi e sull’incontro/scontro delle caratteristiche che li contraddistinguono, ed episodi “a tema”, esplicito omaggio a film, generi, situazioni più o meno riconoscibili e ricollegabili alla cultura pop.

Negli episodi del primo gruppo, fondamentale è l’apporto dei comprimari, tra cui spiccano il Señor Chang ormai Student Chang, ossessionato dal voler entrare a far parte del gruppo di studio (e costantemente umiliato dal gruppo stesso, oppure relegato a fastidiosissima e volutamente patetica groupie); il meravigliosamente ambiguo preside, dean Pelton (sfruttato anche meglio che nella prima stagione, dal luccicante travestimento da Lady Gaga nell’episodio di Halloween, all’iperbolico disvelamento delle sue insicurezze in “Conspiracy Theories and Interior Design”, 2×09); il vecchietto Leonard, capo del suo gruppo di anziani teppisti, a cui brevemente si unisce Pierce (in “Messianic Myths and Ancient Peoples”, 2×05) in piena ribellione nei confronti del gruppo, da cui si sente isolato per la sua inadeguatezza alle “cose da giovani” (geniale l’idea del rapporto paterno rovesciato tra Jeff e Pierce in fase teenager casinista).

Per quanto riguarda il secondo gruppo invece, viene ripreso lo stile di quel capolavoro finora imbattuto che è l’episodio 1×23, “Modern Warfare”. Così “Basic Rocket Science” (2×04) riprende tutti i cliché delle serie sci-fi e degli space movies con astronauti in missione à la Apollo 13; il già citato “Messianic Myths and Ancient Peoples” è un episodio Abed-centrico che porta al parossismo l’ossessione meta cinematografica del nostro aspirante regista, con un film post-postmoderno su Gesù dal titolo ABED, tutto maiuscolo, come INLAND EMPIRE, ma anche parodia di Synedoche di Charlie Kaufman;  mentre nell’episodio di Halloween, “Epidemiology” (2×06), un’epidemia causata da sostanze illecite dell’esercito trasforma tutti in zombie, e dà il via ad un classico horror movie; per finire con “Abed’s Uncontrollable Christmas” (2×11), un geniale racconto natalizio dalla prospettiva di Abed, il quale inizia a vedere la realtà (e tutti i suoi componenti) come un film in stop-motion, ovvero il medium più adatto al Natale secondo la sua ferrea logica: e gli amici lo asseconderanno nel suo viaggio immaginario verso il Polo Nord, verso la risoluzione del “trauma” che ha dato origine alla sua psicosi e soprattutto verso il significato del Natale (passando per… Lost, vedere per credere!).

Gli episodi più riusciti sono forse quelli in cui il citazionismo e i riferimenti metatestuali si integrano con i rapporti tra i personaggi e il progredire della trama, come in “Aerodynamics of Gender” (2×07, una sorta di Mean Girls con guest star Hilary Duff) o ancora “Conspiracy Theories and Interior Design”, in cui la trovata di Fluffytown (la città-fortino di cuscini e coperte creata da Troy e Abed nel dormitorio), riesce magicamente ad integrarsi con i riferimenti al thriller e all’action movie, nella fantastica scena dell’inseguimento tra cunicoli di lenzuola, cuscini e cortei legalmente autorizzati.

La forza di Community è nei personaggi, così ben fatti dal riuscire ad essere sia sfaccettati che caratteri genuinamente comici; divertono, coinvolgono e talvolta commuovono, perché al di là degli screzi, e delle debolezze di ognuno, si completano gli uni negli altri. Come emerge perfettamente dalle parole di Jeff in “Cooperative Calligraphy” (2×08): “what’s more likely? That someone in this group doesn’t belong in this group? Or ghosts? (…) I’m sorry but… my money’s on ghosts”. Da questo inizio di seconda stagione emerge la capacità sempre più consapevole di creare questa combinazione vincente, il tutto senza mai dimenticare la continuity con la scorsa stagione, e mantenendo citazioni, inside jokes e trovate esilaranti come i siparietti di Troy e Abed in coda ad ogni puntata.

Cosa si può volere di più? Solo tanti e tanti altri episodi.

La seconda stagione di Community continua QUI!

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Scritto da Chiara Checcaglini.