Spring Breakers, il poema pop di Harmony Korine al Festival di Venezia 2012. Quattro amiche, compagne di college, decidono di rapinare un fast food per potersi finanziare lo Spring Break, il tradizionale scatenato periodo di vacanza primaverile degli Stati Uniti. Il colpo però non riesce e le quattro finiscono in galera: ne usciranno grazie all’intervento di uno spacciatore e trafficante d’armi, che paga loro la cauzione e poi cerca di costringerle a far fuori la sua nemesi.

“Volevo fare un film con pochi dialoghi, un’esperienza sensoriale di suoni e musica”, ha dichiarato Harmony Korine. In questa affermazione è possibile trovare delle parentele con To the Wonder di Terrence Malick: entrambi i film, infatti, presentano un’idea di cinema che affida il racconto all’immagine, come veicolo di sensazioni e letture soggettive.

Con spirito goliardico, Korine ricorre a uno stile videoclipparo e ne estremizza i meccanismi, in una continua ripetizione d’immagini e contenuti: Skins party concitati, bikini fluo, passamontagna rosa e le canzoni di Britney Spears passano in loop sullo schermo, accompagnati da dialoghi nonsense fuori campo. “Il mondo sembra un luogo senza fine […] essere se stessi significa essere buoni […] vorrei che tu fossi qui con me, nonna”, esclamano a ripetizione le protagoniste.

Sono personaggi fuori dal mondo e senza alcun tipo di rimorso, volutamente contestualizzati nella follia delle vacanze di primavera, divisi tra rapine cool e operazioni assassine. Il gangster James Franco si diverte a ridicolizzare l’american dream (tette, soldi e grossi culi), paragonandosi a Scarface e “acquistando” quattro baby-adolescenti per puro divertimento (le starlette, Vanessa Hudgens, Selena Gomez, Ashley Benson, e Rachel Korine).

Korine ridicolizza il modo in cui certo cinema e certa televisione raccontano l’adolescenza, dileggiando il ritratto mediatico di una generazione, in bilico tra un’opera di David LaChapelle e un romanzo di Bret Easton Ellis. Spring Breakers è un trip, un guilty pleasure, un affresco, acido e pop, della generazione MTV. C’è del genio.

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Davide V.
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