Annie Ernaux, appena insignita del premio Nobel per la letteratura, ha presentato l’anteprima italiana di Les années Super 8 al cinema Medica di Bologna per la serata di chiusura di Archivio Aperto 2022. Sul palco con lei il figlio David Ernaux-Briot, co-realizzatore di questo primo lungometraggio creato assemblando i filmati di famiglia girati in Super 8 tra il 1972 e il 1981 e presentato a Cannes 2022.

Les années Super 8 inaugura una nuova sezione del festival organizzato da Home Movies: quest’anno è nata infatti Poetry, diaries, novels. Film di famiglia e letteratura, dedicata al rapporto tra memorie scritte e filmate. Nel caso di Annie Ernaux ci troviamo naturalmente di fronte a un lavoro di scrittura sopraffino, che accompagna i filmati muti (girati dal defunto ex marito Philippe) con un voice over della stessa autrice e guida lo spettatore nella complessa interazione tra vita privata e dimensione sociale e culturale.

Memorie scritte e filmate
Archivio Aperto 2022: Annie Ernaux, Les années Super 8

I filmati ripercorrono il decennio tra i 32 e i 41 anni della Ernaux, senza mai perdere di vista il fermento del post-1968. C’è naturalmente lo spazio intimo e familiare, con i compleanni dei due figli, le gite sulla neve e i momenti di convivialità; particolarmente toccante è il ricordo della madre di Annie, che in casa indossava sempre un grembiule a fiori con in tasca delle zollette di zucchero, probabilmente per i lunghi strascichi della guerra, ma quando usciva metteva sempre un tailleur, come facevano tante delle nostre nonne o mamme.

Sin da subito, tuttavia, si avverte una tensione tra il cercare “inconsciamente di dare un futuro al presente” e quella che la Ernaux identifica come la “violenza” della cinepresa: “non sapevamo cosa fare di questo tempo nuovo strappato alle nostre vite”. Il fermento è visibile anche negli spostamenti della famiglia durante gli anni Settanta: il viaggio nel Cile di Allende (“come tutta la Francia di sinistra, avevamo gli occhi puntati sul Cile”); quello in Albania dove però vige l’obbligo di restare nella spiaggia davanti all’albergo, perché gli stranieri sono visti come pericolo di occidentalizzazione; quello in Marocco, dove le prime esperienze natatorie del piccolo David si alternano a visite a villaggi deserti; e poi Londra, il Portogallo, Mosca. Non sono da meno i cambi di residenza, con diverse fughe in ambienti totalmente immersi nella natura. Sullo sfondo, ma sempre presente, la politica francese da Pompidou a Mitterand.

Un frame tutto per sé
Archivio Aperto 2022: Annie Ernaux, Les années Super 8

Il tumulto interiore dell’autrice è tuttavia l’elemento che emerge in modo più nitido dalla sua sapiente ricostruzione narrativa di filmati documentari: fin da bambina, Annie “assorbiva il mondo” attraverso i discorsi captati nel bar-drogheria dei genitori. L’amore per la conoscenza, la cultura e la dimensione sociale le permetteranno poi di emanciparsi dalle umili origini (che tuttavia la presenza della madre, che vive con lei e la sua famiglia, non fa che ricordarle) e approdare a una nuova borghesia in cui però non si sentirà mai a suo agio (fondamentale in questo senso la scena di una partita a minigolf in cui “quasi si dimentica di non sentirsi integrata nella famiglia Ernaux, in cui le donne erano tutte casalinghe”).

Quello che manca ad Annie è la woolfiana “stanza tutta per sé”: l’anelito della scrittura, sempre vivo, inizialmente trova spazio soltanto nei diari, dato che le giornate si dividono tra insegnamento e cura dei figli. Finché, nel 1974, il primo romanzo Gli armadi vuoti non trova davvero la strada della pubblicazione: sarà l’inizio di una lunga e prolifica carriera, costellata di prestigiosi riconoscimenti.

La dimensione privata, tuttavia, comincia a incrinarsi: a un certo punto nei filmati cominciano a vedersi soltanto paesaggi, niente più scene familiari. Un segnale dell’allentarsi del legame con il marito, culminato poi nella separazione nel 1981, che sancisce anche la chiusura degli anni Super 8. L’autrice tuttavia mette in guardia il pubblico dall’abbandonarsi alla nostalgia, soprattutto a quella di una vita che non si è vissuta realmente. Il puzzle dei filmati risulta così un connubio perfetto tra documentario e analisi critica, attraverso la voce di una delle penne più acute del panorama contemporaneo.