Dopo aver stilato le posizioni più basse delle avventure cinematografiche dedicate a Spider-Man, la nostra classifica di fine anno giunge al podio con i quattro film più esaltanti dell’Arrampicamuri Marvel. Riprendiamo il best of da una sorpresa inaspettata…

Spider-Man Best Of

#4. Spider-Man: un nuovo universo (2018) di B. Persichetti, P. Ramsey e R. Rothman

Acclamato per la commistione unica di influenze narrative e stili d’animazione diversi, la forza innovativa di Into the Spider-Verse – il titolo originale – non risiede unicamente nell’aver realizzato uno spettacolo visivamente inedito, ma soprattutto per l’unicità dei suoi personaggi, a partire dal protagonista afrolatino e i suoi comprimari dirompenti.

Al centro della storia non più solo Peter Parker, ma anche Miles Morales, giovane tesseragnatele di Brooklyn, e altre rappresentazioni eccellenti capaci di innescare processi di identificazione necessari, positivi ed eroici, che ribadiscono uno dei principi cardine della narrazione: la rappresentazione conta.

Sono gli stessi registi e produttori a ricordarlo nel loro discorso d’accettazione agli Oscar: quando sentiamo dei ragazzi dire “Mi assomiglia” o “Parlano spagnolo come noi” ci sentiamo come se avessimo già vinto. Vogliamo farvi sapere che vi vediamo. Voi valete. Questo mondo ha bisogno di voi, quindi per favore, contiamo tutti su di voi. [Giacomo Brotto]

Spider-Man Best Of

#3. Spider-Man: No Way Home (2021) di Jon Watts

Se il terzo Spider-Man dell’MCU funziona così bene non è solo grazie al suo riuscitissimo epitesto, centro nevralgico di un hype senza precedenti, nonché vero e proprio fenomeno di massa (ma anche di studio) che in tempi di pandemia ha portato a un record d’incasso mondiale pari a 587 milioni di dollari solo nel primo weekend di programmazione; come se il Covid non fosse mai esistito.

Ma attenzione, l’incredibile performance d’apertura non è imputabile esclusivamente alla volontà dei fan più affezionati di evitare gli spoiler, ma in particolare al forte richiamo della visione collettiva vivibile unicamente in sala. Il film di Jon Watts è un film capace di parlare alla pancia dei suoi spettatori, una nicchia transgenerazionale che Marvel e Sony hanno sapientemente coltivato lungo un ventennio di storie e che vede nella sala cinematografica uno dei principali luoghi di espressione.

Il film ha anche il pregio di andare oltre il semplice fanservice, utilizzando un facile espediente narrativo come epicentro necessario alla maturazione di Peter Parker e alla caratterizzazione di tutti i comprimari, presenti e passati, riuscendo anche a toccare punte emotive ancora inesplorate nelle avventure con protagonista Tom Holland. [Giacomo Brotto]

Spider-Man Best Of

#2. Spider-Man 2 (2004) di Sam Raimi

Il primo sequel dello Spider-Man di Raimi è all’altezza dell’originale e si concentra sulla difficoltà del protagonista a conciliare i propri doveri di supereroe con la vita privata di studente universitario, soprattutto nella storia d’amore con Mary Jane (Kirsten Dunst) e nell’amicizia con Harry Osborn (James Franco), la prima messa in discussione, la seconda irrimediabilmente compromessa.

È il capitolo più introspettivo della trilogia, nonché uno dei più convincenti per la capacità di raccontare il tormento di un ragazzo fragile e indeciso (un Tobey Maguire perfetto), a cui un costume non basta più per mascherare le proprie insicurezze. Nonostante una certa scelta narrativa lasci perplessi, nell’insieme il film resta molto valido nel bilanciare azione e approfondimento psicologico, virtuosismi registici e caratterizzazioni sfaccettate e non improntate alla simpatia forzata. E una nemesi (il dottor Otto Octavius) che non è un vero e proprio cattivo, ma un uomo di scienza geniale e integerrimo condannato da un tragico scherzo del destino, con il quale è facile empatizzare, interpretato con raffinato istrionismo da un eccellente Alfred Molina. [Davide Vivaldi]

Spider-Man Best Of

#1. Spider-Man (2002) di Sam Raimi

In un’era in cui i film Marvel vengono brillantemente pianificati da una sapiente ramificazione crossmediale, in cui il regista è solo uno delle tante maestranze in gioco, tornare oggi a parlare dello Spider-Man di Sam Raimi evidenzia ancora più fortemente l’impronta di un autore libero da imposizioni produttive (ad esclusione di Spider-Man 3). Non è un caso, infatti, che ogni frame di questo film trasudi un’idea di Cinema tanto personale da segnare la storia del genere, come l’iconica scena del bacio a testa in giù tra gli ottimi Tobey Maguire e Kirsten Dunst.

Ma Spider-Man non è solo un film incredibilmente diretto, è anche e soprattutto un film di cuore, orgoglioso delle sue origini fumettose: un mix di commedia romantica e comics in cui Raimi racconta i suoi personaggi con sentimento raro. Avere poi un villain come il Goblin interpretato dall’istrionico Willem Dafoe è una delle scelte di casting più azzeccate di sempre, nonché un tassello importante nella riuscita di un film ancora attualissimo e, allo stesso tempo, squisitamente démodé se inserito nel panorama dei cinecomics odierni. [Giacomo Brotto]

QUI la classifica dei peggiori film di Spider-Man.