X-Files – Stagione 10: la recensione
Torna la serie di Chris Carter con un revival di 6 episodi: Mulder e Scully sono di nuovo tra noi
I pregi storici di X-Files sono chiari. Con la sua corposa trama orizzontale, è stata una delle serie che ha gettato le basi per la nuova Golden Age of Television: una continuità narrativa insolita per l’epoca, sommata ad episodi autoconclusivi che erano gioiellini del racconto weird e horror. Al mistero si affiancava brutalmente l’ostentazione di corpi mostruosi, distrutti, sezionati – anche questa una novità negli anni ’90. Ma la serie di Chris Carter traeva forza anche dall’eterno will-they-won’t-they dei protagonisti Fox Mulder e Dana Scully, lungo e tortuoso quanto quello di Ross e Rachel.
Il tempo è passato, e intanto abbiamo guardato di tutto: trame orizzontali in abbondanza, coppie impossibili, fiumi di sangue e materia cerebrale. Sono arrivati i veri e propri emuli di X-Files (primo fra tutti Fringe). Gli attori protagonisti sono caratterizzati da ruoli più recenti: David Duchovny ha recitato la propria sessuomania in Californication, e il Mulder del 2016 pare ricalcato su Hank. Gillian Anderson è tornata alla ribalta proprio in questi anni come Bedelia, la psicologa del dottor Lecter in Hannibal; la Scully odierna la ricorda sia fisicamente, a partire dai capelli biondi, sia nella recitazione. Non è un caso. Hank e Bedelia derivano in parte da Mulder e Scully; ma è vero anche il contrario. Accade perché la miniserie si rivolge al pubblico di una volta, da istigare al rewatch, e a uno più giovane, che non conosce i due attori per X-Files, ma per le apparizioni successive.
La stagione 10 offre 6 episodi svogliati, che falliscono sia nel mimare il passato, sia nell’ironizzare sul revival. Ne deriva una parodia involontaria che è kitsch e insipida al tempo stesso. Sono antipatici i continui riferimenti all’età dei personaggi, con battute su web, smartphone e nuovo linguaggio (tutte cose che Mulder fatica a usare); e i sospiri della coppia ritrovata sono maldestri rispetto a un canone in cui la tensione sessuale stava nel non detto.
Tutto converge nella direzione dell’occasione sprecata. Il primo episodio sembra un trailer di 45 minuti: spiegoni senza pietà, mumbo-jumbo cospirazionista, alieni che appaiono dopo un quarto d’ora. Dal secondo episodio si torna ai contorni più classici del racconto autoconclusivo, abbondando quando si può con gli effetti speciali: ecco le autopsie di Scully, i corpi deformati, martoriati. Si rifà il classico, ma senza verve. Una trama cospirativa trova spazio solo nel primo e nell’ultimo episodio, come se uno dei vari film di X-Files fosse stato tagliato a metà e intervallato da puntate che non c’entrano quasi nulla.
A conti fatti, la miniserie potrebbe essere un ridondante teaser per incoraggiare il pubblico a ri/vedere le altre 9 stagioni, rendendo più appetibile la vendita dei diritti ad aziende come Netflix, Hulu o Amazon. Ma il cliffhanger del finale di stagione parla chiaro delle ambizioni di un revival più sostanzioso; l’ottimista penserà che in quel caso la serie sarà rilanciata con piglio più deciso, o almeno non banale.
Sara M. | ||
5 |
Ciao Talia! Ci fa piacere che questa stagione 10 di X-Files crei un po’ di dibattito, ecco il mio punto di vista.
Riguardo a Gillian Anderson e al rinnovamento del personaggio di Dana Scully: The Fall (la serie brit che non citi esplicitamente) è piaciuto molto alla critica, è andato bene in Europa ma non è stata un grande successo di pubblico negli USA. La parabola di Hannibal la conosciamo tutti – si conclude con la cancellazione – ma ho scelto di indicare Bedelia come riferimento perché è più recente (l’ultima apparizione del personaggio è nell’agosto del 2015) e strettamente legata al contesto americano della produzione e messa in onda di X-Files. È insomma plausibilmente più nota al pubblico al quale X-Files si rivolge, che è sì internazionale, ma prevalentemente USA. Su Cinema Errante copriamo più spesso le serie americane, ma non disdegnamo quelle britanniche. Come avrai visto anche tu, proprio questa settimana abbiamo pubblicato un articolo entusiasta su And Then There Were None, e in passato abbiamo parlato di Broadchurch, Black Mirror, Sherlock, Skins e Misfits.
Purtroppo quando scrivo ho uno spazio limitato e non posso dire proprio tutto tuttissimo. Per esempio, anche io ho gradito l’episodio 3×10, Mulder and Scully Meet the Were-Monster, un’incursione nel grottesco che mi ha riportato alla mente certe cose di John Landis – per esempio i momenti esilaranti di Deer Woman nei Masters of Horror, per non nominare il lupo mannaro americano, che per me è Il Capolavoro. Non ho trovato però l’episodio fondamentale nell’economia della miniserie, perché non ne influenza gli equilibri in alcun modo. Mi fa piacere menzionarlo qui, ma come una curiosità che non sposta di una virgola il mio giudizio negativo sulla stagione 10 di X-Files.
Che la Anderson sia tornata alla ribalta solo ora con “Hannibal” è un’eresia (non esistono solo gli USA, sapete). Non sono neanche d’accordo sul giudizio totalmente negativo, il terzo episodio per esempio merita un discorso a parte ed è perfettamente in linea con gli episodi commedia del passato.