Vedi Joss Whedon giocare a Star Wars e capisci l’appellativo di God of Geek Culture: Joss è l’amico con il quale duellare a spade laser, nonché il portavoce di una comunità banalmente etichettata come nerd. Appassionato di fumetto, cinema e serie tv, Whedon ha fatto delle sue passioni l’epicentro di un universo narrativo, chiamato Whedonverse, apprezzato perché familiare. Un modo d’intendere l’intrattenimento che ha messo le fondamenta per la transmedialità e che ora è alla base di diversi mutamenti mediatici.

Come ha fatto un semplice geek a passare da Zeppo a God del panorama mediatico? Iniziamo da Buffy, capostipite del Jossverse e primo esempio di crossmedialità nella carriera di Whedon. BTVS parte al cinema, continua in televisione, si dirama attraverso lo spin-off Angel, e prosegue sotto forma di fumetto. Con la serie Firefly e l’epilogo cinematografico Serenity, Whedon si allontana nuovamente dal semplice adattamento e crea un racconto in divenire in cui entrambi i media sono complementari. La successiva realizzazione della web series Dr. Horrible permette a Whedon di sperimentare la serialità sul web, a uso e consumo di YouTube, e di anticipare l’attuale espansione di cinema e televisione verso le piattaforme di streaming online.

L’ampliamento e il successo del Whedonverse non è iscrivibile esclusivamente all’abilità del suo creatore di raccontare universi narrativi familiari ed eterogenei, ma anche – e soprattutto – alla capacità di instaurare un legame simbiotico con gli spettatori. D’altronde Whedon parla lo stesso linguaggio dei fandom e ne condivide la medesima fan culture; risulta quindi inevitabile considerarlo uno di noi. Una connessione che Whedon coltiva anche al di fuori dello spazio finzionale – interviste, comic-con e social media, dove interagisce con i fan, condivide le sue passioni e mostra ritratti “di famiglia” con i best buddies delle sue storie – fomentando un rapporto tra autore e follower accessibile e quotidiano.

Esperienze che hanno portato il brand-Whedon – un mix di generi ricco di cliffhanger, sarcasmo e citazioni pop, neologismi e personaggi femminili forti – a diventare un esempio paradigmatico per la prolificazione della crossmedialità. Di fatto la scelta di mettere Whedon al timone della saga cinematografica degli Avengers – franchise speculare al Jossverse per la pluralità delle fonti e la lungimirante coordinazione mediatica – è stata vincente, esportando in casa Marvel un modello d’intrattenimento che ha contribuito ad eliminare la distinzione tra narrazioni – pensiamo al cross-over in tempo reale tra Agents of S.H.I.E.L.D. e Avengers: Age Of Ultron – e tra autore “televisivo” e “cinematografico”. Ed è così che Joss Whedon ha cambiato le regole del gioco, tanto che da queste parti parliamo di #AgeOfWhedon. E in era transmediale – parafrasando un video del Saturday Night LiveJoss non può fallire.