L’incontro tra la fantascienza distopica e la love story: è questo quello che viene raccontato in Upside down, diretto dall’esordiente argentino Juan Diego Solanas e interpretato da un bravo Jim Sturgess e da una sempre bella ma non efficace come al solito Kirsten Dunst.

Da qualche parte nell’universo, sono vicinissimi tra loro due pianeti gemelli, separati l’uno dall’altro da una distanza poco maggiore dell’altezza di una montagna; i due mondi sono speculari l’uno all’altro, e hanno la forza di gravità opposta. I contatti tra gli abitanti dei due mondi sono vietati, non solo e tanto a causa delle leggi fisiche e gravitazionali, quanto per una sorta di non ben spiegato sistema dittatoriale che impedisce i rapporti e considera il ‘mondo di sotto’ terreno di conquista e di sfruttamento. Le connotazioni fantascientifiche e le metafore politico/sociali sono lo sfondo in cui si svolge la lunga ricerca reciproca e la travagliata storia d’amore tra Adam, brillante giovane del povero mondo di sotto, e Eden, fanciulla del benestante mondo di sopra. I due si sono incontrati da bambini, amati da adolescenti, persi di vista a causa di forze maggiori e si sono cercati, ritrovati e riconquistati, sotto le insegne di un amore che, come si dice, sconfigge ogni barriera e supera ogni ostacolo.

Upside down utilizza numerosi toni e sfiora svariati generi e sottogeneri: si parte con la fiaba, accennata nei bei titoli di testa e supportata dalla voce narrante del protagonista e da alcune scelte scenografiche e paesaggistiche che rimandano all’immaginario fiabesco e a certe illustrazioni in filigrana tipiche dei volumi rivolti ai bimbi; non mancano poi atmosfere fantasy, e – come accennato – riferimenti e metafore politiche e sociali che sono elementi tipici e fondanti della fantascienza distopica. Ci si concede anche un paio di inseguimenti e sparatorie stile mega-blockbuster, così come le immancabili comparsate della commedia fanno qua e là capolino. Il film rimane comunque una storia d’amore, e tutto il resto appare come strumentale a ciò: di per sé, naturalmente, questo non sarebbe un male né un problema. Peccato che rimanendo troppo aderenti all’interessante spunto iniziale, e fidandosi un po’ troppo di questo, gli autori abbiano dimenticato di approfondire e di curare la sceneggiatura: non solo gli altri spunti rimangono semplici accenni sussurrati, ma la prevedibilità della trama e alcuni buchi narrativi clamorosi rendono la storia d’amore poco coinvolgente e commovente, il film poco emozionante e fondamentalmente sbagliato.

Le cose più interessanti ed affascinanti vengono dal grande lavoro sulle scenografie e sulle atmosfere (scenografia di Alex McDowell e fotografia di Pierre Gill), gli unici motivi di vero interesse offerti dal film, non solo per l’innegabile e immediata fascinazione visiva, ma anche per alcuni riferimenti interessanti. Per esempio, il mondo di sotto è un po’ ispirato alle periferie industriali ai tempi della crisi, e un po’ ricorda le fotografie delle città europee dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, grazie alle riproposizione di architetture di fine ‘800 e inizio ‘900 tipiche del contesto urbano del vecchio continente. Il ricco mondo di sopra è invece un po’ all’insegna del modernariato, con elementi anche new-age, e un po’ riproduce i contesti metropolitani ‘ricchi’  del nostro presente; in questo modo, forse più che la sceneggiatura, l’apparato scenografico sostiene quei pochi accenni del discorso metaforico sociale. Come accennato in precedenza, inoltre, all’inizio e nei momenti di maggiore romanticismo, le scenografie rimandano ad affascinanti rappresentazioni iconiche dei paesaggi fiabeschi e del fantasy.

Per quanto il lavoro sulle scenografie e sugli sfondi sia valido e interessante, da solo non riesce a salvare l’operazione nel complesso, garantendo, a volere essere generosi, una sufficienza molto risicata. Peccato, perché Upside down, non fa né, a differenza di quello che accade ai protagonisti, venire le vertigini, né fa spiccare il volo.

Continua a errare su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.

Antonio M.
4

Scritto da Edoardo Peretti.