Eccoci giunti alla seconda tappa del nostro viaggio cinematografico nel mondo di Harry Potter: dopo la conclusione del dittico firmato da Chris Columbus, ancora un po’ infantile, l’universo di J.K. Rowling comincia a emanciparsi dall’etichetta di saga per ragazzi, acquisendo spessore emotivo attraverso chiaroscuri marcati, sconcertanti colpi di scena e una molteplicità percettiva che si allontana sempre più dalle rassicuranti rappresentazioni dicotomiche della realtà dei primi due capitoli.

Proseguiamo con il terzo e il quarto episodio:

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004)

Per il terzo capitolo della saga il testimone della regia passa al messicano Alfonso Cuarón, pronto a tingere di toni dark una storia sempre più cupa e adulta. Anche nel cast ci sono novità importanti: al compianto Richard Harris nei panni del preside Albus Silente subentra l’imponente Michael Gambon, ma arrivano anche l’ottimo David Thewlis nei panni del professore-licantropo Remus Lupin, un’Emma Thompson magistralmente squinternata nel ruolo dell’insegnante di divinazione Sibilla Cooman e soprattutto l’eccellente Gary Oldman nel ruolo di Sirius Black, presunto pluriassassino evaso dal carcere magico di Azkaban che a sorpresa diverrà poi un insostituibile punto di riferimento per Harry. Il sintomo più evidente della maturazione dei personaggi è proprio la scoperta del fatto che spesso nella vita le cose non sono come appaiono, nemmeno gli animali domestici apparentemente innocui. I tagli al romanzo (pur autorizzati da J.K. Rowling) sono compensati da efficaci pennellate horror e da effetti speciali davvero ben orchestrati.

Da vedere per: il cast sempre più stellare; l’ippogrifo Fierobecco; il giratempo di Hermione; le scene con i Dissennatori e l’incantesimo Expecto Patronum.


Harry Potter e il calice di fuoco (2005)

Per il quarto capitolo approda alla regia Mike Newell, che regala alla saga uno sguardo finalmente britannico (dopo l’occhio americano di Columbus e quello messicano di Cuarón), ma anche “quattro campioni e un funerale”. Fulcro della trama è infatti il prestigioso Torneo Tremaghi, che vede giungere a Hogwarts i combattivi e virilissimi studenti bulgari di Durmstrang e le leggiadre allieve della scuola francese di Beauxbatons. Lo scenografico ed eponimo calice di fuoco sorteggia uno sfidante per ciascuna scuola, ma naturalmente oltre al poderoso campione di Quidditch Viktor Krum, all’eterea Fleur Delacour e al golden boy hogwartsiano Cedric Diggory (interpretato da Robert Pattinson, destinato a ottenere ruoli ancor più scintillanti) spunta anche il nome di Harry, pur al di sotto del limite minimo di età. Osteggiato dall’intera scuola, compreso il fido Ron, il giovane mago procede così lungo il cammino della crescita, che tra draghi, missioni subacquee e un insidioso labirinto lo porterà a un cruciale combattimento contro Voldemort, per la prima volta in forma corporea (cosa che dà finalmente pieno spazio alla bravura di Ralph Fiennes). La tragica conclusione lascerà penetrare la morte, quella vera e inappellabile, all’interno delle solide mura di Hogwarts, segnando una svolta nel percorso di Harry (ma le Patz-girlz potranno comunque consolarsi con la prospettiva dell’immortalità vampiresca).

Da vedere per: le coreografie alla coppa del mondo di Quidditch; la prova subacquea; la lotta nel cimitero; Hermione agghindata per il Ballo del Ceppo.


Appuntamento alla prossima settimana per il quinto e il sesto capitolo della saga!

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