Game of Thrones, la saga creata da George R.R. Martin e tradotta in serie TV da David Benioff e Daniel Brett Weiss, è la storia più discussa degli ultimi anni. Non dovrebbe esserci bisogno di raccontarne la trama, ma per coloro che hanno scelto un volontario esilio in una location senza TV, radio, telefono, social media e quant’altro possiamo riassumerla così: saga fantasy con un intricato e affascinante sistema di personaggi, ambientata in un mondo dove i giochi politici si combattono non solo con gli intrighi e gli eserciti, ma anche con la magia, i draghi e gli zombie. Se volete maggiori dettagli le risorse online sono infinite, una tra tutte la ricchissima pagina di wikipedia dedicata.

Non sono l’unica ad avere tentato un estremo riassunto dell’avventura fantasy che ha tenuto attaccati ai libri di George R.R. Martin e agli schermi della HBO migliaia di fan. I mirabolanti tentativi di sintesi sono leggendari: da “epico viaggio disperato e…sempre più disperato” a “il signore degli anelli, ma con una buona dose di sesso”; da “il tuo personaggio preferito morirà” a “se speravi nell’happy ending non sei stato attento”. E questo mi porta al motivo per cui ho deciso di scrivere un post su GoT: il suo fandom.

Game of Thrones

Una petizione per cambiare il finale – Game of Thrones: la stagione finale e il fandom

I fan di Game of Thrones hanno portato l’episodio finale a infrangere ogni record di ascolto con 19.3 milioni di spettatori, ma hanno anche lanciato una petizione firmata da più di 1.6 milioni di persone per chiedere a HBO di rifare l’ultima stagione e la sua conclusione assai deludente a giudicare dai numeri: 4.8 su 10 sul sito di IMDB e uno score di 49% sul popolare sito di critica televisiva e cinematografica Rotten Tomatoes.

Questa petizione ha scatenato le reazioni, più o meno irate, dei produttori, del cast, vedi Sophie Turner aka Sansa Stark che chiama i fan “irrispettosi” e di George R.R. Martin stesso, da sempre acerrimo nemico della frangia più attiva e reattiva dei fan di Game of Thrones.
In sostanza il messaggio ai fan è stato: capiamo che avete investito 10 anni della vostra vita in questa storia, ma sappiamo anche che nessun finale vi avrebbe mai soddisfatto tutti, ne riparliamo quando vi sarete dati una calmata. Questo tipo di risposta, sembra però non andare al cuore della questione.

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Storie senza fine – Game of Thrones: la stagione finale e il fandom

I finali sono importanti. Certo. Ma quello che la petizione per “riscrivere” il finale di Game of Thrones ci racconta è qualcos’altro: le storie, soprattutto quelle che amiamo, non finiscono. Mai. Continuano nelle infinite riscritture dei fan, le fanfiction tanto odiate da George R.R. Martin, nei fanvideo, nelle fanart, nelle discussioni online e nei meme. Come fan proviamo un senso di appartenenza, ma anche di possesso nei confronti delle storie che ci appassionano. Ci sentiamo in diritto di rielaborarle, di cercare quella piena soddisfazione che naturalmente mai troveremo nel testo ufficiale. Proprio questa perenne insoddisfazione è la più potente spinta creativa del fandom: le fanfiction, i fanvideo, le fanart nascono per riempire gli spazi vuoti e i sottointesi narrativi che ogni buona storia prevede.

Storie fatte per i fan o dai fan? – Game of Thrones: la stagione finale e il fandom

Negli ultimi anni i produttori di serie TV hanno giocato con i fan, contando proprio su questa capacità di reazione e creazione. Li hanno ripetutamente corteggiati, per ottenere in cambio promozione gratuita dei propri prodotti online e non solo. Li hanno in un certo senso potenziati, almeno a parole. Le moderne narrazioni transmediali, gli alternative reality games che caratterizzano tanti prodotti di successo e autori brand come J.J. Abrams e Joss Whedon, sono proprio un tentativo di mettere a frutto l’enorme potenziale (commerciale) del pubblico fan. Il problema nasce quando questo pubblico reagisce in modi inaspettati o reclama diritti di proprietà sul testo, come nel caso della petizione che chiede di “rifare” l’ultima stagione di Game of Thrones. Un problema, però, che è insito nello stesso disegno di questa nuova serialità espansa, transmediale, pensata per un pubblico fan. Targettizzare una narrazione (anche) per un pubblico fan è dunque un’arma a doppio taglio.

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Chi deve sedersi sul trono di spade? – Game of Thrones: la stagione finale e il fandom

Il punto però è anche un altro e sta tutto dentro questa domanda: a chi appartiene di più Game of Thrones? Al suo autore originale, che certo ha avuto l’idea creativa ma che poco ha avuto a che fare con il suo sviluppo finale, oppure al suo fandom, che l’ha resa una delle saghe televisive più popolari degli ultimi 10 anni? O, per dirla alla Game of Thrones: chi dovrebbe sedersi sul Trono di Spade? Lasciando da parte le questioni del copyright, la risposta a questa domanda non è certo banale e sta al cuore delle battaglie (legali e non solo) tra autori e fan che caratterizzano l’epoca contemporanea.
Una cosa però è certa. Game of Thrones non sarebbe stato lo stesso senza il suo fandom. E forse il tanto ambito Trono di Spade che si scioglie in rivoli di lava fumante, rendendo impossibile reclamarne il possesso, è anche una metafora del fatto che gli autori delle storie che ci appassionano sono uno, nessuno e centomila.