Lo Schiaccianoci 3D, ennesima trasposizione della celebre favola di Theodor Amadeus Hoffmann, è la prima pellicola “per famiglie” che Babbo Natale porta quest’anno sul grande schermo.

Negli anni ’90 il malcapitato bambino di legno era stato un cartone animato di Paul Schibli. Un decennio dopo Owen Hurley ebbe la malsana idea di farne il primo capitolo di un interminabile sequel con protagonista Barbie. Oggi, nell’era delle tecnologie digitali, il piccolo protagonista, nato nel 1816 dalla prolifica immaginazione dello scrittore tedesco, sfonda la terza dimensione. Risultato: Lo schiaccianoci 3D, regia di Andrei Konchalovsky.

Russo, classe 1937, figlio niente meno che dell’autore dell’inno nazionale sovietico. Dopo aver frequentato la VGIK realizza in patria qualche buon film (Zio Vanja). Negli anni 80 tradisce la causa comunista per servirsi di un po’ di sano capitalismo a stelle strisce. Approda negli states dove realizza pellicole di discreto successo per poi decidere recentemente di tornare sui suoi passi. Rispedito al mittente come il suo film.

La storia, conosciutissima, tratta l’eterno conflitto tra il bene, un piccolo re trasformato da un maleficio in uno schiaccianoci di legno, e la protagonista Mary (Elle Fanning) che romperà il sortilegio, e il male, il perfido Re dei Topi (John Turturro).

Nonostante la trama offra diversi spunti e svariati livelli di lettura, Konchalovsky confeziona un lungometraggio insipido, che si rifugia dietro i buoni sentimenti, il target “facile” e gli effetti speciali da capogiro. Le immancabili musiche di Chaikovsky, purtroppo, vengono banalizzate con ridicoli motivetti disneyani mentre la macchina da presa si muove confusa, cercando fantasia e immaginazione ma ottenendo solo claustrofobia. Lodevole l’interpretazione di Elle Fanning (l’emozionante teen ager di Somewhere), unica stella in un firmamento buio, mentre John Turturro, il cattivo Re dei Topi, è raccapricciante nelle vesti di un tiranno rammollito che pensa solo alla Disco music.

L’ambizioso progetto Schiaccianoci non può che venire archiviato con un sei politico se non altro per l’utilizzo di un’ avanzata e matura tecnica CGI, che risolleva almeno visivamente le sorti dell’opera.

Scritto da Micol Lorenzato

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