Le volte scorse abbiamo brevemente parlato di come gli universi narrativi Marvel e DC siano dei contenitori nei quali le storie dei personaggi sono continuamente ri-narrate o modificate retroattivamente. Questa volta, anticipando il prossimo capitolo cinematografico dedicato agli X-Men, in uscita nelle sale il 3 di giugno, diamo una breve occhiata ad un’altra caratteristica fondamentale dei super-eroi Marvel: ovvero la distinzione fra super-poteri innati e acquisiti.

Gran parte dei personaggi Marvel, infatti, sono persone tutto sommato normali o verosimili che si ritrovano casualmente fra le mani poteri e capacità ben superiori a quelle di chiunque altro. Per fare qualche esempio: Peter Parker è un nerd che diventa Spiderman dopo il morso di un ragno radioattivo; Bruce Banner è uno scienziato che si trasforma in Hulk dopo essersi beccato una bomba gamma in faccia; Steve Rogers è un lungagnone esile e dinoccolato, e solo dopo una botta di supersiero e raggi non meglio specificati diventa quel gran tocco di Capitan America.

Gli X-Men (il cui primo numero uscì nel 1963, e furono frutto della fertilissima collaborazione fra Stan Lee e Jack Kirby) no: tutti i personaggi raccolti sotto questo titolo sono esseri umani che possiedono uno speciale gene mutante, il gene X appunto, che dona loro sia uno statuto genetico differente, sia dei superpoteri innati. È grazie a questo escamotage che la Marvel riuscì a introdurre nella propria produzione temi quali l’odio razziale, la discriminazione e la tolleranza.

Il nucleo essenziale degli X-Men è rappresentato da Charles Xavier, mutante egli stesso e fra i primi ad accorgersi dell’esistenza del gene X, che decide di fondare un istituto presso il quale accogliere e addestrare nel miglior modo possibile (leggi: combattere il Male) tutti i mutanti della Terra. Viene in questo ostacolato da Eric Lensherr, alias Magneto, amico/nemico di lunga data, e da tutta una serie di stramboidi, a volte mutanti, a volte alieni, a volte robot, che vogliono spazzare via la razza umana.

Data la natura corale del titolo, negli anni si sono via via aggiunte e avvicendate caterve di personaggi e sceneggiatori, con conseguente avviluppamento selvaggio di storie, intrecci, modifiche e buchi narrativi. Il successo, e la relativa fama, si devono soprattutto all’opera di Chris Claremont, robusto narratore dal forte taglio psicologico che, grazie a un lungo periodo come unico sceneggiatore del titolo, riuscì a dare forma e sostanza ben precise agli X-Men (tutte le trasposizioni su pellicola dei mutanti, infatti, si basano in larga parte sul materiale prodotto da Claremont).

X-Men: First Class esordisce nel 2006 come una collana che esplora e narra episodi collaterali alle storie principali degli X-Men degli anni 60 e 70, senza andare a modificare radicalmente il passato dei personaggi. Premessa che sembra essere più o meno la stessa di quella del film, che mosterà la nascita degli X-Men e le origini del rapporto fra Xavier e Magneto.

Forse non tutti sanno che

-Charles Xavier ha ucciso la propria sorella gemella ancora nell’utero. Poi questa si è rifatta viva abbastanza incazzata (comprensibile, no?). Poi si è scoperto che in realtà la tizia non era una sorella gemella, ma una sorta di entità astrale che si era configurata biologicamente come doppio malvagio di Xavier (ecco, magari questo è un po’ meno comprensibile).

-i poteri involontariamente combinati di Xavier e Magneto hanno dato vita, a metà degli anni 90, a Onslaught, un supercattivo che ha sterminato quasi tutti i super-eroi Marvel (si è poi scoperto che questi erano stati tratti in salvo dal figlio di Reed Richards (sì, l’Uomo che si Allunga a Piacere dei Fantastici 4) che li aveva messi al sicuro per circa un anno in un pocket universe (una sorta di sub-dimensione contenuta all’interno del mondo narrativo principale)).

-Scott Summers (Ciclope) ha un figlio che è più vecchio di lui, Nathan Christopher Charles Summers (Cable per gli amici), a causa di una convoluta serie di viaggi fra il presente e il futuro che entrambi hanno compiuto. Senza contare che la madre di Cable è un clone di Jean Grey poi tramutatasi in una sorta di regina demoniaca (non gliene va dritta una, a Ciclope).

-originariamente, Wolverine avrebbe dovuto essere una donna vampiro.

-Kitty Pryde (interpretata da Ellen Page in X-Men: Conflitto Finale) al momento è dispersa nello spazio profondo, fusa ad un proiettile gigantesco con il quale una razza aliena aveva cercato di distruggere la Terra.

-Wolverine fa parte di un progetto militare supersegreto nominato Weapon X (dove la X sta per il numero romano 10), istituito per portare a un limite estremo le capacità fisiche e combattive di un determinato soggetto cavia (nel suo caso, Wolverine è stato dotato di uno scheletro in adamantio, uno dei metalli più duri dell’universo Marvel). In totale ci sono 16 progetti di questo tipo, e la Weapon I altri non è che Capitan America.

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Scritto da Gualtiero Bertoldi.