Il cinema è in crisi. Lo dicono tutti e lo dicono da tempo. La chiusura delle sale, il calo di vendita dei biglietti, l’assenza di film in prima serata nella tv generalista. Che c’entra? Andiamo con ordine. Una quindicina d’anni fa, forse più, un quotidiano nazionale, credo fosse il Corriere della Sera, aveva scelto di riempire un trafiletto estivo con un’inquietante notizia: uno studio scientifico aveva dimostrato la perdita d’efficacia degli spot all’interno dei film, soprattutto se di grande impatto emotivo, vi si citava Shining. Già nella successiva stagione televisiva, i film cominciarono a diradarsi, a spostarsi in seconda serata, a essere usati da riempitivi, a venire relegati sugli allora neonati canali satellitari. E se il cinema è nato per essere vissuto sul grande schermo, è anche indubbio che la loro mancanza su quello piccolo ha accelerato la crisi, diminuendone la fruibilità, la disponibilità, la possibilità di catturare nuovi spettatori. Ergo, la pubblicità ha di fatto contribuito alla crisi del cinema. Bella scoperta, lo aveva già detto Fellini un bel po’ di anni prima, in fondo non c’era bisogno di uno scienziato, né di una mente superiore per capire che nei lustri successivi saremmo andati in quella direzione.

Sorpresa dell’ultima stagione televisiva: nella guerra dei talk show politici del martedì, tra Giannini e Floris ha vinto Rambo. E non solo una battaglia, ma proprio la guerra, con tre primati d’ascolto su quattro serate. Tendenza o caso? Sicuramente Stallone ha un suo pubblico fedele, magari anche nostalgico, e la sua mancanza dalla prima serata ne ha trascinato il successo. Però è anche vero, e questo è assai interessante, che il “revival mercenario” ha sicuramente attivato un pubblico nuovo, che forse non aveva mai visto John Rambo piangere, tirare frecce infuocate, decadere e rinascere a nuova vita, guarda caso, nel sud del mondo. Allora un meccanismo virtuoso è possibile. Ovvero, se una volta era la tv a trascinare il cinema (ah, i bei tempi in cui si parlava di cinema in tv…), oggi il cinema può aiutare la tv. Basta saperlo ascoltare. Ovviamente i tempi sono cambiati, abbiamo capito che per vivere un’emozione dobbiamo andare in sala, per scoprirla la dobbiamo ahinoi interrompere, per recuperarla bisogna fare lo sforzo di cercarla tra canali tematici, vod e home video.

L’offerta è aumentata e la crisi dovrebbe spaventarci meno: aprono o riaprono sale di prossimità, aumenta il successo e la quantità delle uscite evento di uno o due giorni, i tour cinematografici di film indipendenti riescono a fare il tutto esaurito. Ma il sistema continua a urlare alla crisi, tra l’altro indicando la pirateria come madre di tutti i mali (capitolo a parte, ne riparleremo). Intanto, contro ogni possibile previsione, il cinema vince in tv. Ma è stato un caso. Vince al botteghino con l’exploit de Il giovane favoloso. Ma perché lo si studia a scuola. Vince nell’impegno di chi con passione e volontà fa rivivere le sale di prossimità. Ma sono nicchie. Vince dettando, più di altri media, i modelli all’immaginario collettivo, tramite divi e blockbuster. Ma oggi sono solo facce da spot. Ok, allora voi state qui con i vostri ma, che noi continuiamo oltre, verso le nuove frontiere della distribuzione, verso un cambiamento necessario. Vorremmo dire verso sud, ma sarebbe un po’ troppo autoreferenziale.

Morale: chi ama il cinema, ha l’istinto dell’esploratore. Non fidatevi di chi vuole stare fermo.

Scritto da Sara Sagrati.