Oggigiorno è ancora possibile separare gusto e senso critico? Saranno i social, sarà la mancanza di investimenti su cultura e informazione, ma sembra che analisi e disquisizione abbiano confuso i propri confini di significato. Mai come durante il Festival di Cannes di quest’anno, si è detto tutto e il contrario di tutto, dai botta e risposta tra paludati critici e paladini freelance, tra (film) ricchi e (giornalisti) poveri, tra chi Gus Van Sant sì e no, tra chi pensa che gli italiani abbiano subito ingiustizia o hanno immeritatamente avuto benefici economici e chi trova questa palma radical chic.

Considerando il sacrosanto diritto di chiunque a dire e scrivere ciò che pensa e la sacrosanta possibilità che che oggigiorno ognuno ha di amplificare la propria voce come vuole, resta però inevaso un elemento fondamentale del quale non sembra più volersi preoccupare nessuno: l’informazione. Prendendo l’esempio di Cannes, chi non ci è mai stato avrà faticato e non poco a capirne meccanismi e atmosfera, sezioni e tematiche dei film. Avrà faticato meno ad ammirare outfit da red carpet, ma sappiamo bene che ormai la tendenza è quella, e sarebbe bello se si riuscisse a sfruttarla per parlare anche di altro… Ma questa è, circa, un’altra storia.

In questi continui botta e risposta, opinioni e proclama, rincorse a far parlare di sé e rigide e insindacabili scelte editoriali, come può il lettore sporadico, non addetto ai lavori e curioso, avvicinarsi al mondo (in questo caso) del cinema? Se oggigiorno la critica (e il giornalismo) ha perso la propria autorevolezza, anche per il naturale cambiamento dell’informazione, che senso ha coccolare il declino attraverso un completo distacco dal “pubblico”? Confrontarsi con opinioni critiche ben argomentate è un allenamento dialettico utile anche per il linguaggio, a prescindere dal gusto. Eppure oggi sembrano contare solo le opinioni, e il tono di voce con cui lanciarle sui social. «D’altronde è così», ribatterà il giovane (o meno giovane) lettore, ma anche questo «così» è comunque possibile farlo nel rispetto di una corretta informazione, del senso critico proprio e altrui e al fine di sviluppare un sano scambio di esperienze.

In effetti non sarebbe difficile, basterebbe un po’ di tempo in più per controllare le fonti e leggere “la concorrenza”, concedersi un bel respiro prima di postare e, nel miglior scenario possibile, una redazione con cui confrontarsi. Sembra costoso e ormai poco sostenibile, ma in molti casi, continuando comunque a lamentarsi per l’iniquo trattamento sociale, basterebbe un pizzico di rispetto in più per le opinioni degli altri e soprattutto dei lettori. Questo è gratis, anche verso sud.

Scritto da Sara Sagrati.

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