A molti sarà capitato, come al sottoscritto, di alzare lo sguardo dal grande schermo della Piazza Grande di Locarno verso il cielo stellato e avere la fortuna di ammirare una stella cadente, magari senza avere il tempo di formulare un desiderio. Può succedere, la notte di San Lorenzo – peraltro anche il titolo di un film dei Taviani – cade proprio durante lo svolgimento della manifestazione ticinese. Le sere d’agosto… le nuove passioni, cantava Giuni Russo. Le sere d’agosto per i cinefili vogliono dire Locarno, la magia del cinema che si mantiene in tutto il suo fascino, il cinema come rito collettivo in una piazza all’aperto che garantisce una qualità di proiezione altissima. Tra i grandi festival sicuramente il più popolare, per l’accessibilità ai non addetti ai lavori, per la collocazione estiva che lo rendono meta di vacanze intelligenti cinefile, per le sue grandi sale (a discapito però di posti a sedere decisamente scomodi). E per arrivare a Locarno, e rimanerci, quest’anno bisogna affrontare il cambio sfavorevolissimo dell’euro con il franco svizzero: prendere una pastasciutta al ristorante self service è come andare in una gioielleria.

E il merito, o la fortuna, di questo festival è anche quello di aver avuto direttori artistici illuminati, che hanno saputo confezionare programmi di grande livello. La qualità va quindi di pari passo con la popolarità, e questo è tutt’altro che scontato. Quest’anno Locarno ha in concorso registi del calibro di Andrzej Zulawski, Chantal Akerman, Otar Iosseliani. Omaggia Michael Cimino e Walter Murch (il montatore di film quali L’infernale Quinlan e Apocalypse Now). Presenta una retrospettiva su Sam Peckinpah, la gioia di ogni cinefilo che si rispetti, e un’altra personale a un autore che invece non dirà molto, Marlen Khutsiev, nome di punta del cinema del disgelo sovietico, regista immenso. Partita in sordina, questa seconda rassegna ha visto il pubblico incrementare progressivamente, creando un movimento di groupie dell’anziano cineasta. Ancora il valore del festival come divulgazione. E chi potrà mai dimenticare, come segnale dell’alto livello degli spettatori del festival, il sold out fatto l’anno scorso dai film di Godard e Lav Diaz?

Va detto infine che, agli indubbi meriti degli organizzatori, si aggiunge una congiuntura favorevole dovuta al declino veneziano. Riuscire ad avere il film che in questo momento è il più atteso, Cosmos di Zulawski che torna sulle scene dopo quindici anni di assenza; essere riusciti ad avere l’anno scorso Lav Diaz e metterlo in concorso, in cui ha trionfato. Tutto ciò si deve anche all’ignavia che regna ormai in laguna, dove queste opere non vengono nemmeno prese in considerazione. Gli enologi più raffinati non prenderanno molto in considerazione il merlot che si produce in Canton Ticino. Ma noi vi diciamo che, rispetto a certi vini piemontesi la cui parte migliore è il tappo, si può benissimo brindare a merlot.