venezia 72, mostra del cinema, lido, verso sud

È strano, ma quest’anno è ancora più Morte a Venezia. Ci si aggira di fronte al Palazzo del Cinema a poche ore dall’inaugurazione ufficiale della 72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e si respira un’aria poco festosa. Eppure è tutto come al solito, con le fan appostate dal mattino in trepidante attesa di Jake Gyllenhaal e Josh Brolin, la sala stampa che timidamente si riempie, turisti e curiosi che osservano il tappeto rosso, cinefili che grazie alla preapertura hanno già visto dai 5 ai 10 film. Eppure c’è qualcosa che non va. Dipenderà dai film? Dagli ospiti? Da cosa?

Sulla carta questa #Venezia72 è una buona Mostra, solida, con autori consolidati e nuove voci del cinema internazionale in Concorso, opere prime interessanti e provenienti da tutto il mondo per Orizzonti, sezioni collaterali sempre più attive, dalla bella selezione della Settimana della Critica alla variegata proposta delle Giornate degli Autori, per non parlare di molti ospiti glamour, tra i quali molti teen idol come Kristen Stewart e Dakota Johnson, così da avvicinare i giovanissimi al cinema. E allora perché questa strana sensazione, come se mancasse qualcosa… o meglio, come se ci fossimo persi qualcosa. Che si tratti di una sensazione personale? Che dipenda da me?

Era il 1992 quando sono venuta al Lido la prima volta, e da allora l’entusiasmo di essere qui è sempre aumentato. Nonostante tutto. Nonostante la fatica delle code, il cibo carissimo, le polemiche sui blogger cattivi, i cambi di direzione, i nubifragi (almeno uno a Mostra), i fischi a De Palma o gli applausi a filmacci hollywoodiani inguardabili anche per il pubblico dei Multiplex. Tutto questo fa parte del gioco e rende la permanenza alla Mostra di Venezia una bolla sospesa nel tempo e nello spazio, dove in 10 giorni si vivono 10 vite, si conoscono nuove persone, nuovi autori, nuovi film, nuove storie. Sarà la vecchiaia (veneziana) a rendere questa nuova favola del cinefilo meno gioiosa?

Forse, d’altronde con l’esperienza ci si sorprende meno. Eppure a ogni incontro, di quelli magici che si fanno solo al Lido con chi si rivede anno dopo anno, questa strana sensazione di perdita, veglia, attesa, si dimostra condivisa. C’è qualcosa nell’aria che nelle altre edizioni non c’era: una sorta di disillusione diffusa e palpabile. Si parla, ci si confronta e ci si rende conto che nessuno ci crede più. Non tanto nella Mostra, ma nel sistema, come se “esserci o non esserci” non avesse più importanza: i giornali non pagano più come una volta, i festival non contano più come una volta, il cinema non è più quello di una volta. Espatrio sembra la parola d’ordine. È la Morte (della speranza) a Venezia. Quanta retorica nelle parole, ma quanta tristezza negli occhi e nei toni.

Ho visto le menti migliori della mia generazione recarsi verso il Lido ogni anno per naufragare in mari di fotogrammi e possibilità. Le ho riviste stanche a chiedersi perché non navigare invece verso sud, dove tutto questo valga ancora la pena. Noi intanto aspettiamo, fiduciosi che i film ci smentiranno e il sistema riparta… almeno per le migliori menti delle generazioni future.

Scritto da Sara Sagrati.