Dedicato a Gianluca che sapeva ridere di tutto

Le coincidenze non esistono. Io la penso così, soprattutto nella produzione culturale. Se nello stesso periodo opere diverse e lontane, che si tratti di blockbuster o serie tv, film d’essai o documentari, affrontano lo stesso argomento, significa che qualcosa bolle in pentola. Il problema nasce quando ci si accorge che in circa tre settimane due serie tv e un film hanno usato invenzioni di congegni e/o sieri in grado di far impazzire gli uomini e farli scagliare uno sull’altro, fino all’autodistruzione. Avviene in Castle, in Agent Carter e in Kingsman – Secret Service. Non è certo un espediente nuovo. Si tratta di una paura atavica, l’involuzione all’uso del reptilian brain, il cervello rettile, quello che conserva gli istinti primari, intorno al quale l’homo sapiens sapiens si è evoluto. O come è stato definito in Better Call Saul il wolf brain, il cervello del lupo, che contiene il nostro animo selvaggio e aggressivo. Secondo questi segnali, se è vero che le coincidenze non esistono, stiamo rischiando grosso. D’altronde gli sceneggiatori vivono osservando e rielaborando la realtà, e se occhi diversi si concentrano sugli stessi particolari, meglio farsi delle domande.

Non è forse vero che a cavallo del Duemila arrivarono decine di film sulla fine del mondo, cataclismi, invasioni aliene, distruzioni? O che dopo l’11 settembre si è cercato di frenare la tendenza al catastrofico, per poi aprire i rubinetti un paio d’anni fa, tanto che uscirono due film in contemporanea in cui si abbatteva la Casa Bianca? L’attentato presidenziale in America è ormai una trama comune per le serie, tanto quanto lo erano negli anni ’80 i fantasmi natalizi di Scrooge. In Scandal è già successo ben due volte allo stesso Presidente! Al cinema la metafora biblica della devastazione divina è sempre più ricorrente, mentre le saghe young adult si concentrano sulla sopravvivenza all’apocalisse, reale o dei sentimenti.

Se le coincidenze non esistono, allora dovremmo avere paura. Oppure ricordarsi che si tratta pur sempre di marketing e di tendenze. La paura oggi vende, quindi attenzione a ciò che provate durante la visione, e soprattutto dopo. L’atteggiamento del bravo impauritore a mezzo schermo è quello di esorcizzarla, non di crearla. E se, come me, guardate troppi film e troppe serie tv, ricordatevi di spegnere il first e il second screen ogni tanto, e di incamminarvi verso sud, perché è la vita che fa capire meglio i film.

Scritto da Sara Sagrati.

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