Cartoni animati 2012: fra nuovi titoli e vecchie conoscenze, l’annata si è rivelata particolarmente ricca. Riprendiamo in mano e diamo un ultimo sguardo ai titoli più meritevoli, fra i molti passati in rassegna durante gli scorsi 366 giorni.

Jojo no Kimyou na Bouken
Trasposizione fedelissima dello storico manga di Hiroiko Araki, negli episodi fino ad ora trasmessi ha coperto i primi due archi narrativi, Phantom Blood e Battle Tendency, nella miglior maniera che si potesse sperare: al tripudio scenografico di pose e atleticismi dei personaggi di Araki, lo studio David ha aggiunto colori, suoni e computer grafica in tono con quella smania per il fantasioso eccesso visivo e narrativo che è la cifra prima del manga originale. E questo, per quello che alla fine potrebbe essere definito come un semplice anime di cazzottoni, è un ottimo risultato.

Jinrui wa Suitai Shimashita – Humanity has declined
Cartone che parte come una curiosa e all’apparenza leggera commedia fantascientifica (in un futuro post-apocalittico dove l’umanità sta scomparendo e delle misteriose creaturine magiche stanno prendendo il sopravvento sul mondo, l’innominata ragazza protagonista opera da mediatrice fra le due razze), si tinge man mano di toni sempre più cupi e metanarrativi, andando a toccare i temi più disparati, dalla produzione di massa alla serialità narrativa, dall’importanza della memoria al ruolo delle tecnologie nella vita quotidiana. Spiazzante e molto ben congegnato.

Tron Uprising
Tutto quello che avrebbe potuto (e dovuto) essere  Tron: Legacy, e invece non è stato: storia solida e potente (gli eventi narrati sono situati fra il primo e il secondo film), personaggi ben centrati, azione a pacchi, buon sviluppo e utilizzo completo dell’universo troniano in maniera tale da soddisfare sia i fan della prima ora che i nuovi spettatori. Grande animazione, regia immaginifica, cast di doppiatori stellari (oltre all’obbligatorio Bruce Boxleitner per Tron, ci sono anche attori del calibro di Elijah Wood e Lance Henriksen): meglio di così è veramente difficile chiedere.

Gravity Falls
Nuova opera di Alex Hirsch, autore del bel The Marvelous Misadventures of Flapjack, Gravity Falls dispiega un’ottima regia, delle animazioni ben sopra la media e un universo narrativo che si è andato mano a mano a svelare in maniera accattivante. Se la premessa può sembrare non delle più originali (un fratello e una sorella devono passare l’estate presso la casa/museo delle stramberie di un prozio), la sceneggiatura è una santa barbara di battute e situazioni comiche incastrate le une nelle altre alla perfezione, l’esecuzione è divertente e serrata, le citazioni sono senza fine, e la colonna sonora in stile chiptune è una gioia per le orecchie.

Tsuritama
Un ragazzo che non riesce a fare amicizia con gli altri, un altro che si autoproclama alieno e gira sempre portando sulla testa una boccia d’acqua con un pesce rosso, un giovane pescatore conosciuto come “il re pescatore”, un indiano che non si separa mai dalla propria amata anatra di nome Tapioca: sono questi i quattro protagonisti di una commedia vivace e stranita, dal gran passo e dalle ottime gag (in egual misura slapstick e deadpan). Davvero un bel vedere, con personaggi ai quali ci si affeziona fin da subito.

Uchū Kyōdai – Space Brothers
Tratto dall’omonimo manga di Chūya Koyama, narra la storia di due fratelli che, dopo aver visto un UFO da bambini, si promettono a vicenda di diventare astronauti e andare sulla Luna. Fluido, veloce, ben ritmato, Uchū Kyōdai è una commedia che appassiona e diverte senza dover far ricorso a trovate eccessivamente demenziali, e mette molta attenzione nello sviluppo dei personaggi.

Adventure Time
Terza stagione per una serie che si può tranquillamente considerare l’epitome del fantastico e del cartoonesco (in senso positivo): cani mutaforme, unicorni dal corpo d’arcobaleno, principesse nuvola, oggetti parlanti, vampire dispettose, avventurieri bambini e un caleidoscopio di innumerevoli altri personaggi vanno a costituire una inesauribile cavalcata nel surreale con parecchie strizzate d’occhio agli spettatori più accorti e smaliziati.

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Scritto da Gualtiero Bertoldi.