Il 7 ottobre scorso è tornata in onda, con The Woman Who Fell to Earth, la geniale serie britannica Doctor Who. Questo primo episodio è in anteprima italiana al Lucca Comics & Games oggi, sabato 3 novembre, alle 18 presso il Cinema Astra, mentre la messa in onda italiana di questa nuova stagione inizierà in chiaro su RAI4 dal 20 gennaio 2019.

Doctor Who

Come reso noto già dal luglio 2017, questa stagione porta con sé una nuova rigenerazione, e dunque un cambio dell’interprete protagonista, che ha fatto molto parlare di sé. Il clamoroso e a nostro avviso felice cambio di casting di Doctor Who, che vede oggi l’attrice britannica Jodie Whittaker nei panni dell’eroina eponima rigenerata, ha sollevato però anche un problema di traduzione non indifferente, che deve tenere conto di una storia (“Io sono il Dottore” è una frase che risuona dal 1963), ma anche dell’attenzione a questioni di gender, rappresentatività e correttezza linguistica.

Quando si ha a che fare con un prodotto tanto presente nel Fandom a livello internazionale e anche tanto radicato nel tempo, le trasformazioni nella traduzione pongono di fronte a una grande responsabilità, raddoppiata rispetto a quella già propria della scrittura. Non si tratta soltanto di preservare i pubblici storici attirando al tempo stesso nuovi fruitori: si tratta di negoziare un equilibrio molto delicato fra prodotto e utenti, senza dimenticare le questioni pratiche – prima fra tutte la sincronia del labiale.

Abbiamo quindi chiesto a Gabriella Cordone Lisiero, traduttrice della serie, quali siano e come siano state prese le scelte riguardanti il cambiamento nell’identificazione di gender della nostra eroina.

Doctor Who

  • Prendiamo quindi il toro per le corna: la tredicesima sarà il Dottore, la Dottora o la Dottoressa?

    Sarà “il Dottore”. Una decisione presa nelle mie traduzioni, ma che è stata condivisa e accettata dall’adattatrice, Sabrina Merlini, che appunto scrive i copioni che poi vanno in sala di doppiaggio. Io infatti mi occupo soltanto di tradurre le battute, senza dar peso a labiali, pause, fiati. Personalmente cerco di preparare la traduzione al meglio, cercando di essere fedele all’originale, ma usando il buon italiano, e tentando inoltre di usare (quando giusti) i termini già tradotti nei precedenti adattamenti italiani di Doctor Who.

  • Quanto è stata discussa la scelta finale?

    La discussione è stata presa dal fandom, ed è stata fatta sul gruppo Facebook di appassionati di cui sono moderatrice. Devo fare una piccola premessa…

    Quando a RAI4 mi chiesero di occuparmi delle traduzioni per Doctor Who (a cominciare dall’arrivo di Peter Capaldi) volevano poter avere una traduttrice professionista che fosse anche appassionata di Doctor Who, ovvero che ne conoscesse la storia, i precedenti e dare così un prodotto sempre migliore agli appassionati. Essendo parte del fandom di fantascienza italiano da tre decenni per via dello “Star Trek Italian Club – Alberto Lisiero”, sapevo che il modo migliore per “fare la cosa giusta” era quello di coinvolgere i fan, di ascoltare le loro opinioni, di “tastare il polso”, per così dire. Ho così lanciato l’hashtag #glieremititraducono, e appena gli episodi sono andati in onda (mai prima, ovviamente!) ho cercato suggerimenti e consigli a chi il mondo del Dottore lo ama visceralmente. E lo faccio anche ora.

    Tornando a noi, dunque, pur non avendo ancora visto ancora episodi, abbiamo cominciato a dibattere la questione Dottore/Dottoressa non appena Jodie Whittaker è stata annunciata come Tredicesimo Dottore, ovvero nel luglio del 2017. Alla fine la stragrande maggioranza ha deciso di tenere Dottore, che è ormai come fosse il nome proprio del personaggio.

  • È stata mai presa in considerazione la questione delle politiche di gender, che ad esempio fa dibattere molte fra -a ed -essa (il primo suffisso più corretto, il secondo parte del parlato consolidato)?

    Abbiamo discusso anche di quello, più dal punto di vista grammaticale che per la cosiddetta “politically correctness”, ma come ho detto la maggioranza ha deciso di mantenere il Dottore, e posso dire che l’alternativa era di tornare all’adattamento usato negli anni ’80 quando Mamma Rai trasmise gli episodi con Tom Baker, il quarto dottore… o meglio, il quarto “Doctor”, come venne doppiato allora!
    Il dibattito non si è comunque limitato al nome del protagonista, ma anche a come lei si sarebbe riferita a se stessa. In inglese quando si parla in prima persona non si può capire se chi parla è un uomo o una donna, mentre in italiano sì: “I am happy” si può tradurre con “Sono contento” e “Sono contenta” a seconda di chi lo dice.

    Alla fine nelle mie traduzioni seguirò uno schema abbastanza semplice: cercherò di essere più neutra possibile (“Sono felice”, anziché “Sono contenta”), e quando non si può farò in modo che lei si riferisca a se stessa come donna. L’eccezione sarà quando parla delle sue incarnazioni passate o in generale: non dirà “viaggiatrice del tempo”, ma “viaggiatore del tempo”, perché il personaggio è stato uomo per oltre 2000 anni.

    Doctor Who

  • Ci si sente una responsabilità nel potenziale cambiamento della lingua, ma anche remore nello scatenare eventuali ire dei fan più tradizionalisti o contrari a quella che alcune persone percepiscono come forzatura determinata dall’uso politico della lingua? Oppure si pensa esclusivamente agli aspetti pratici della traduzione?

    Come dicevo prima, l’aderenza all’originale e l’uso del buon italiano sono la mia prima responsabilità. Ho l’età per essere un po’ “vecchia scuola”: sono convinta che l’intrattenimento debba anche essere educativo (nel suo piccolo e quando si può), e se posso insegnare l’uso dei congiuntivi anche a un solo spettatore ne sarò lieta!

    Certo è che con Doctor Who c’è un livello in più, quello di un fandom che in Italia è andato crescendo di anno in anno, e che si era scatenato non poco (giustamente) per alcuni errori commessi nella traduzione dell’episodio speciale del cinquantesimo anniversario. RAI4 ha ridoppiato per tre volte l’episodio seguendo consigli e suggerimenti dei fan, e questo dimostra che è molto attenta al pubblico. Io ho il dovere di essere altrettanto attenta, e anche se mi viene facile perché sono una whovian anche io, rifletto sempre prima di “mettere in bocca” le parole a personaggi che rimangono nella storia della TV. Alcune volte ho dovuto farlo da sola perché le scadenze del doppiaggio non mi permettevano di chiedere suggerimenti sul gruppo Facebook e dovevo consegnare la traduzione prima che l’episodio fosse andato in onda in UK.

    Ad esempio con il primo episodio della nona stagione moderna, quando il Dottore di Peter Capaldi fa la sua trionfale entrata in un’arena medievale suonando la chitarra su un carro armato, sono io la “colpevole” di aver tradotto l’originale “Dude” in “Bellazio”! Il termine è piaciuto a Sabrina, a RAI4 e alla BBC, è finito in sala di doppiaggio ed è ora diventato un tormentone del fandom italiano. Confesso che all’anteprima dell’episodio a Lucca ero col fiato sospeso… perché non sapevo come avrebbero reagito i fan che riempivano il teatro, e in sala c’era anche Steven Moffat in persona! Per fortuna la risata è arrivata e io ho tirato un sospiro di sollievo.

    Poi ci sono casi in cui ho cercato di inserire nelle traduzioni termini che vennero usati con gli episodi di Tom Baker ma che nell’adattamento italiano sono stati poi mantenuti in originale. Zygon e Cybermen con Baker erano diventati Zigoni e Ciberniani, e sono riuscita a inserire un accenno a questi termini nelle battute degli episodi moderni. Insomma, cerco di bilanciare il professionismo con una buona dose di “nerditudine”!

    In questa prima stagione di Jodie Whittaker l’episodio che mi ha fatto sentire più responsabile è il terzo, che vedrete a inizio 2019 su RAI4, quello dedicato a Rosa Parks. Tradurre alcune delle sue frasi storiche è stata davvero una responsabilità. Ma è una bella responsabilità, così come per ogni episodio del Dottore, e sono onorata di averla.