Star Wars Gli Ultimi Jedi


“È così che vinceremo: non distruggendo ciò che odiamo, ma salvando ciò che amiamo”

Arrivano in uno strano momento storico, questi nuovi Star Wars, un momento in cui la resistenza al Primo Ordine ha un’eco forse più forte nella nostra realtà di quello che ebbe ai tempi l’Impero Galattico.
Un governo autoritario e dittatoriale il cui immaginario è basato su un passato glorioso – o presunto tale – che vuole ristabilire l’ordine nella galassia. Suona famigliare? Ecco, appunto.
E in questi tempi di resistenze quotidiane, piccole e grandi, torna il mito della nostra amatissima galassia lontana lontana a farci da scudo – con buona pace di chi cerca sempre di sradicare i film della saga dalla politica, come se questo fosse possibile oggi, come se questo fosse mai stato possibile.
Purtroppo per noi, e per ciò che resta della Resistenza Ribelle, il mito della galassia lontana è quantomai acciaccato. Talmente malmesso che quasi vorremmo dare ragione a Kylo Ren (uno straordinario Adam Driver) quando cerca di convincere Rey (Daisy Ridley) a seguirlo pronunciando una delle battute più significative del film: “Lascia morire il passato, uccidilo se devi”.
Perché non è solo la resistenza che vacilla sopraffatta nei numeri, ma piuttosto è il resto dell’universo che sembra essersi voltato dall’altra parte e averla abbandonata. E la tentazione di annullare il passato e ripartire da zero è dietro l’angolo.

Star Wars Gli ultimi Jedi

Questo Episodio VIII: Gli Ultimi Jedi , episodio centrale della nuova trilogia (che come sappiamo è però accompagnata da prequel stand alone altrettanto fondamentali e se l’attesissimo Solo: A Star Wars Story sarà bello almeno la metà di Rogue One: A Star Wars Story, prepariamo i fazzoletti) è stato al centro di dibattiti accesi da parte di critici e fan .
Tralasciando i deliri di chi ha avviato petizioni per toglierlo dal canone (gentle reminder: ragazzi, nel mondo reale non è che c’è una sacra autorità del canone a cui rivolgersi. Non vi piace? Ignoratelo) e quelli ancora più deliranti dei fanboy di turno che hanno creato una versione rimontata “senza donne” (sì, è successo. Nel 2017/2018. Lascio parlare il cast di Star Wars anche per me sulla faccenda), non c’è dubbio che molti abbiano espresso perplessità – alcune anche piuttosto sensate, altre ingiuste – sul film e sull’evoluzione dei personaggi, sulle pecche narrative più o meno gravi, e su presunti errori “scientifici”.
Eppure. Eppure questo film ha un ritmo impeccabile, ci porta da un posto a un altro seguendo due filoni narrativi quasi completamente separati (l’isola di Anch-To – da dove Rey cerca di ricondurre uno scontrosissimo Luke Skywalker nella ribellione – e lo spazio profondo – in cui ciò che resta della flotta ribelle è impegnata in una fuga disperata) senza farci mai prendere fiato, fino all’epico scontro finale. E facendoci riflettere, costantemente, sul passato che non si può non lasciare anche se a malincuore, sulle battaglie che seppur disperate si devono combattere, e sulle scelte che volenti o nolenti dobbiamo fare. Resistere, o arrendersi. E se si resiste, per cosa?

Star Wars Gli ultimi Jedi

In quella che è una lunga riflessione sul passato della saga, sui suoi miti ed eroi e sul fatto che di eroi non c’è sempre bisogno perché quando poi li conosci davvero, scopri che sono diventati dei vecchi brontoloni che vivono isolati circondati da porg (e Mark Hamill ci regala forse il migliore Luke di sempre), fanno capolino nuovi problemi e nuovi mondi. Fanno capolino le classi sociali – una sorta di grande non detto nelle trilogie precedenti (ad eccezione dei mal riusciti tentativi di Episodio I: La Minaccia Fantasma ed Episodio II: L’Attacco dei Cloni di trattare il passato in schiavitù di Anakin Skywalker), la cultura di guerra, il commercio delle armi, e il dubbio.
Il dubbio permea i personaggi di questo episodio come forse mai prima d’ora: tutti, dal coraggioso sbruffone Poe (Oscar Isaac) al Generale Organa, da Rey in cerca di risposte a Kylo Ren, ogni personaggio sembra pervaso dall’incertezza.
Il personaggio che sembra meno toccato dal dubbio è probabilmente la Vice-Ammiraglia Amilyn Holdo – interpretata da una sempre eccezionale Laura Dern con capelli viola, in un personaggio che a molti ha ricordato giustamente Luna Lovegood – che senza pensarci due volte compie l’atto più eroico di tutti: salvare ciò che resta della Resistenza “perché la speranza è come il sole, se ci credi solo quando lo vedi non supererai mai la notte”.
Holdo è sicura che la fiamma della speranza si riaccenderà nella galassia, ma per farlo occorre sopravvivere, non solo al Primo Ordine ma anche alle manie di protagonismo maciste che spingono Poe a tentare un attacco dopo l’altro, senza successo. La lezione di Holdo è chiara: resistere per difendere ciò che amiamo vuol dire non sacrificarsi inutilmente, ma dare valore alla vita umana e alla libertà fino alla fine, più di ogni altra cosa. E che una donna col vestito lungo di satin e i capelli violetti può essere anche una stratega militare, senza rinunciare alla sua identità, in barba agli stereotipi.

Star Wars Gli ultimi Jedi

Holdo è solo una delle splendide donne che questa nuova passeggiata nella galassia ci ha regalato, e non scriveremo mai abbastanza di quanto siano splendide, le donne di questa terza saga, perché complesse, articolate, con backstories varie e credibili, indomite e coraggiose. Ulteriore riprova di un vero cambio di rotta nella rappresentazione di genere, quantomeno nel cinema sci-fi.
Ritroviamo Rey ancora una volta protagonista, e ancora in cerca di un’identità che finalmente viene svelata: non dipendente – come era stato per Luke – dal far parte di una dinastia “reale” e superiore ma dalla sua innata capacità di farsi una con la Forza e imparare a usarla per i propri obiettivi.
La meccanica ribelle Rose Tico (Kelly Marie Tran), che pur con alcune leggerezze di scrittura che ne fanno un personaggio “troppo perfetto per essere vero”, porta con sé l’esperienza di quel lato della galassia che non si vede, quello che sfinito dalla povertà e dallo sfruttamento si ribella per trovare un futuro più giusto e migliore. Non casualmente, è lei a pronunciare la battuta di apertura che è anche la nuova chiave di lettura della Resistenza. (E se sento ancora qualcun* parlare di fan-service per il personaggio di Rose, chiederò di convincermi con un saggio di 10 pagine in bella calligrafia che non fosse esattamente lo stesso anche per il Luke di Episodio IV. Siete stat* avvertit*).

In questo mare di nuove eroine spaziali, è al contempo esaltante e straziante dare con Episodio VIII l’addio all’eroa galattica che Star Wars ha creato ormai più di 40 anni fa, e alla spettacolare donna che ha portato la Principessa-Generale Leia Organa sugli schermi e nei nostri cuori. Carrie Fisher ha lasciato questa galassia poco dopo il completamento delle riprese di Gli Ultimi Jedi ma ci ha detto addio regalandoci alcune bellissime scene che permettono a Holdo, a Luke e a noi tutti di dirle addio, a modo suo. Il regista Rian Johnson ha infatti confermato che molti dei dialoghi, soprattutto quelli di Leia, sono frutto del lavoro di Fisher – che ha lavorato come sceneggiatrice e script doctor per tutta la sua carriera. Non solo quel tenero “Sì, lo so cosa stai per dire, ho cambiato pettinatura” con cui apostrofa il fratello ritrovato, ma soprattutto l’addio con Holdo, cui fa pronunciare quel “Che la forza sia con te” finale, “perché io ormai l’ho detto troppe volte”.

May the Force be with you, our beloved Princess.

Carrie Fisher

Lucia T.Davide V.Giacomo B.
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