ATTENZIONE: questo articolo contiene alcuni spoiler sul film, siete stati avvisati.

In un futuro non meglio precisato e in un luogo sconosciuto, c’è una prigione chiamata La Fossa. Ci finiscono i condannati ma a quanto pare ci si può anche offrire volontari. Sembra un po’ fumosa come premessa? Fateci l’abitudine.

Buco

Un piccolo mondo – Il Buco – Recensione del film Netflix

Il Buco è un film di fantascienza del 2019 disponibile nel catalogo Netflix. La premessa è semplice quanto affascinante. Goreng, il protagonista si ritrova dentro questa misteriosa prigione suddivisa in vari piani. Ogni giorno dal piano più alto viene fatta scendere una tavola imbandita che attraversa tutti i piani sostando per qualche minuto a ogni livello. Viene facile immaginare che i detenuti ai primi piani si abbufferanno mentre quelli ai piani inferiori si troveranno a digiunare.

Il simbolismo della storia non sfugge ed è difficile non pensare a Snowpiercer, film che portava tematiche simili, però sviluppate su un’ambientazione orizzontale (il treno). Ma non è il caso di paragonare Il buco a Snowpiercer. Il Buco è infatti un film avvincente ma che mostra ben presto i suoi limiti.

La fossa e i suoi abitanti – Il Buco – Recensione del film Netflix

La parte più soddisfacente della storia, come spesso accade in quelle di questo genere, è scoprire pian piano i meccanismi che regolano questa strana prigione. Poi si arriva alla sezione in cui quasi tutto è svelato ed è lì che l’impianto inizia a scricchiolare. Perché è il momento in cui la metafora inghiotte tutto e ci si accorge che tutto il film ruota intorno ad essa lasciando poco spazio ad altro. Dove il mondo di Snowpiercer si regge in piedi anche privo della metafora, il mondo della Fossa cade come un castello di carte se privato di essa.

Il protagonista si offre volontario a passare sei mesi in questa prigione infernale in cambio di un attestato, a cosa serva l’attestato e com’è il mondo fuori della prigione non ci è dato saperlo. Questo non è un problema solo per i nerd della fantascienza che amano i worldbuilding complessi, ma priva lo spettatore di un qualche tipo di collegamento con il protagonista facendolo passare per un idiota. Un tizio che si lancia all’inferno per leggere Don Chisciotte.
Il protagonista è la parte più debole del film, una specie di Alice che ci porta in questo malato Paese delle Meraviglie, ma che non ha mai un carattere così marcato da rendere credibili le sue scelte, se non fosse che il film ha deciso di renderlo una specie di messia.

Buco

Anche i personaggi secondari non brillano. Goreng si troverà affiancato da diversi compagni di cella nel corso del film, ma nessuno dei personaggi secondari lascia il segno e va oltre al ruolo, ovviamente metaforico, che il film gli ha imposto. C’è un’unica eccezione, Trimagasi, il primo compagno di cella del protagonista. È il personaggio che ci introduce alla prigione ed è quello che descrive meglio il lato più brutale ma anche affascinante del film. I suoi dialoghi sono divertenti e il suo ruolo è più sfumato rispetto agli altri personaggi.

Si può dire che il vero protagonista del film sia la prigione. Ed è la cosa che nel film convince di più. Il design delle celle è convincente e i meccanismi che le regolano creano un forte ritmo che rende appassionante la visione del film. Il contrasto grottesco che si crea tra le celle e le cucine della Fossa è riuscito. Allo stesso modo la piattaforma imbandita di pietanze che scende da una cella a un’altra venendo devastato e insozzato sempre di più è un’immagine forte e iconica che rende questo film veramente memorabile.

Buco

Il Messaggio – Il Buco – Recensione del film Netflix

Peccato che questa semplice brutalità non basti al film, che sembra dannarsi in tutti i modi per elevare il suo discorso, infarcendo le scene di simbolismi fini a se stessi e rendendo sempre più invadente la metafora con il mondo reale. Arrivando al punto che lo spettatore diventa come Cypher di Matrix e non vede più un film e i suoi personaggi ma vede solo il Messaggio.

Il film finisce quindi nell’unico modo concesso dalla metafora. Un finale in parte riuscito ma che non colpisce quanto avrebbe potuto.
Un worldbuilding traballante e un protagonista privo di mordente non riescono ad affossare dell tutto un film crudo e avvincente con un messaggio troppo ingombrante nell’economia del film ma, comunque, estremamente attuale. Rimane un po’ di amaro in bocca per una pellicola che poteva facilmente diventare un ottimo film e invece è solo un discreto thriller di fantascienza.

Pier Francesco C.
7.5