Eredità pesante quella che si trova a dover gestire il nuovo adattamento di Piccole donne di Greta Gerwig. Tanto per cominciare il nuovo film è l’ultimo di una innumerevole serie di adattamenti e riscritture che hanno rivisitato la storia originale di Louisa May Alcott (1868) già a partire dall’era del cinema muto. Di tutti questi adattamenti solo il film Piccole donne del 1994 della regista Gillian Armstrong è considerato dai fan la versione definitiva della storia delle quattro sorelle March alla ricerca della loro strada in un mondo spezzato dalla Guerra Civile. Merito anche di Winona Ryder, talmente perfetta nel ruolo di Jo da guadagnarsi una nomination agli Oscar e una devozione imperitura da parte dei fan della storia.

Piccole donne 2019

…e ora parliamo del fandom – Piccole donne 2019: la parola ai fan

Sono gli stessi appassionati del romanzo che stanno dando filo da torcere al nuovo film, da prima ancora della sua uscita. A cominciare dal poster che secondo gli appassionati mette troppo al centro Timothée Chalamet (Laurie), mossa di marketing comprensibile data la fama dell’attore, stravolgendo il senso di una storia femminile. I commenti più moderati accostano il poster a quelli dei classici “film romcom adatti alle feste di Natale” o a “un’immagine promozionale per The Bachelor dove un gruppo di donne competono per aggiudicarsi un appuntamento con l’unico affascinante uomo single”.

L’uscita del trailer se possibile ha peggiorato la situazione mettendo Emma Watson (Meg) al centro di un’infinita polemica per il suo “pessimo accento americano“. Non si sono risparmiate le critiche neppure per Florence Pugh (Amy) considerata troppo “normale” per rappresentare la più bella delle sorelle March e troppo moderna per rappresentare una vera controparte di Jo. A detta dei critici, invece, il film della Gerwig rende giustizia al libro della Alcott, ci si attende dunque un buon successo commerciale, ma per guadagnarsi la devozione dei fan ci vuole ben altro che un cast di attrici e attori di grido.

Piccole donne 2019

Le date che hanno segnato la storia del fandom – Piccole donne 2019: la parola ai fan

Bisogna tenere conto che il fandom di Piccole donne nasce e si sviluppa già a partire dal 1868, data di uscita del primo dei due volumi che costituiranno il romanzo che oggi conosciamo. Nel 1870 la casa della Alcott, Orchard House a Concord, Massachusetts, diventa un luogo di pellegrinaggio per i lettori devoti che secondo le cronache sedevano per ore sul recinto del giardino insieme ai paparazzi inviati dai giornali, sperando di intravedere la scrittice. Poi, nel 1905, inzia la pubblicazione delle prime “fanfiction” ispirate al romanzo originale. E’ in quest’anno che la romanziera Marion Ames Taggart scrive The Little Women Club, un romanzo su quattro giovani ragazze che tentano di diventare le sorelle in una sorta di cosplay ante litteram. Non sorprendentemente cominciano a diffondersi “veri” Little Women Club. Succederà di nuovo nel 2005 quando un’altra fanfiction vede non solo la pubblicazione ma arriva addirittura a vincere il Pulitzer: si tratta di March di Geraldine Brooks che rilegge la storia della Alcott dal punto di vista del Capitano March.

Ma torniamo indietro nel tempo, nel 1913, quando nella sua autobiografia, Theodore Roosevelt ammette che, a rischio di essere “considerato effeminato” ha venerato Piccole Donne fin da quando era un bambino. Nel 1927 gli studenti americani rispondono a un sondaggio per capire qual è il libro che li ha maggiormente influenzati e Piccole donne si piazza al primo posto facendo scivolare la Bibbia al secondo. Nel 1933 Madame Alexander inizia a produrre una linea di bambole ispirata a Piccole donne, il merchandising dedicato al romanzo inizia uffivialmente da qui e sarà inarrestabile. Nel 1987 grazie a un adattamento animato Piccole donne sfonda anche in Giappone fino a diventare nel 1999 il secondo libro più amato del Paese (Anna dai capelli rossi rimane imbattuto).

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Jo e il film del 1994 con Wynona Ryder – Piccole donne 2019: la parola ai fan

Infine nel 1994 arriva il già citato adattamento con Winona Ryder che per la prima volta esplora i sentimenti oscuri di Jo. Questa è la vera svolta, da un punto di visto cinematografico, perché l’interpretazione della Ryder riporta in vita lo spirito originale del romanzo. E’ proprio il carattere ambivalente di Jo, sempre in equilibrio tra estasi e perdizione, luce ed oscurità, a renderla non solo ispiratrice, ma anche pericolosa. Jo, infatti, si ribella all’idea che le donne debbano essere belle e femminili per piacere agli uomini. Parte del fandom legge in questa ribellione agli stereotipi del maschile/femminile un indizio della natura omosessuale o bisessuale di Jo. Questo ha dato spazio ad altre riletture in chiave moderna del romanzo originale. Nella fantasia del lettore e dei fan tutto è ammesso e possibile. Certo è che Jo ha rifiutato la proposta di matrimonio di Laurie perché non le interessava compiacerlo. Non voleva essere con Laurie, voleva essere Laurie. Nello spirito più profondo del libro questo significava vedere il mondo e viverlo per se stessa.

Se il nuovo adattamento riuscirà a conquistare l’esigente fandom di Piccole donne lo sapremo tra qualche tempo. Certo un seguito così antico e legato all’opera letteraria è una preda difficile, anche con un cast stellare che mette insieme gli astri nascenti di Hollywood e le stelle che già da tempo brillano nel suo cielo: da Saoirse Ronan (Jo), a Timothée Chalamet (Laurie), da Emma Watson (Meg) a Laura Dern (Marmee March) fino a Meryl Streep.