This sorrowful life a.k.a. This sorrowful screenplay è l’ennesima, emblematica rappresentazione dell’impasse in cui The Walking Dead sembra finito in questa seconda metà di stagione. E se pure uno come Scott M. Gimple, autore della bellissima Clear, finisce per perdere così grossolanamente il controllo della materia che ha tra le mani, evidentemente il problema sta alla radice: perché come già detto altrove The Walking Dead sta perdendo via via senso e mordente (anche i biters ne converranno) dal momento in cui ha abbandonato la dimensione della scoperta, dell’esplorazione, dello scontro esterno, per ripiegarsi sulle dinamiche interne, soprattutto se gestite in modo così maldestro. Non tanto perché non siano concessi momenti di riflessione, di introspezione e di indagine sui personaggi, anzi; ma la forza di TWD stava proprio nell’aderenza referenziale tra psicologia e azione, come se quest’Apocalisse avesse annullato tempo e spazio trasformando il pensiero in gesto, senza mediazioni.

Hanno tutt’altra impostazione queste ultime puntate, dove la mediazione, la rielaborazione, la verbalizzazione di ogni cosa imperano, rallentando e appesantendo la storia, col rischio sempre presente di perdere il filo del discorso per le troppe e incoerenti divagazioni. Prendiamo This sorrowful life: potenzialmente una bellissima puntata sulla figura di Merle, ricchissima di spunti interessanti come le dinamiche che isolano un capro espiatorio, incarnazione della cattiva coscienza di un gruppo o il conflitto tra la difesa della propria dimensione soggettiva, unica, inafferrabile e il bisogno di esser parte di una comunità. Premesse impeccabili, sviluppi inspiegabili. Perché Merle non muore per bocca del walker che lo morde mentre sta sparando ai suoi ex compagni di Woodbury, né per mano del Governatore che lo uccide dopo un corpo a corpo feroce, né per il suo desiderio di riscatto. Merle è zombizzato dall’incoerenza e dalla stupidità che permea gran parte di questa puntata. Così, ad esempio:

1. Avevamo appena riacquistato un minimo di fiducia in Rick, ancora in grado, dopo puntate e puntate di visioni mistiche, di fiutare i tranelli del Governatore. E invece no. Ora Rick ha cambiato idea e vuole catturare Michonne con la collaborazione di Hershel, Daryl e Merle. Non ha alcuna importanza che Michonne sia la più tosta del gruppo (e quindi utilissima), che il suo sacrificio non sia affatto risolutivo e che Rick stesso, come giustamente sottolina Merle, non abbia con tutta evidenza le palle per farlo. Ormai è deciso, si cattura Michonne. E invece no. Mentre le letture bibliche di Hershel riecheggiano nella prigione, Rick vede il fantasma di Lori (n’ata vota), si pente e torna sui suoi passi. L’insopprimibile voglia di Merle di trovare della meth e del whiskey non è poi così inspiegabile.

2. Merle si scopre personaggio più complesso del bad guy amorale emerso finora. Condannato ad agire per istinto perché people do what they got to do or they die; sfiduciato nei confronti di un prossimo (sia esso Il Governatore o Rick ha poca importanza) tanto arrogante da trattarlo come una bestia e al contempo sfruttarlo per tenere i lavori sporchi lontano dagli occhi e dalla coscienza; incapace di gestire e indirizzare l’umanità che gli rimane, nell’amore per il fratello Daryl, nel desiderio di essere accettato veramente da un gruppo. Ma complessità non è schizofrenia né idiozia, termini che invece si adattano perfettamente al comportamento di Merle – e non solo – dalla cattura di Michonne in poi. Dialoghi didascalici e forzati, scelte insensate, un antifurto lasciato suonare a oltranza senza verificare l’eventuale arrivo di walkers, repentini e ingiustificati cambi di rotta. Insomma, tanto buon materiale sprecato.

3. Daryl avrà pure abbracciato il gruppo come una nuova famiglia, avrà pure forti legami affettivi e di lealtà e fratellanza con loro, accetterà pure la leadership di Rick senza problem,i ma sentirlo dire Whatever he says goes fa effettivamente un po’ pena.

4. Quella cosa di Glenn e Meggie che si vogliono sposare merita una sola parola: BLORCH

Non resta che giocarsi furbescamente l’unica carta capace di risollevare le sorti dell’episodio: dopo aver liberato Michonne e aver raggiunto il luogo dell’incontro con Il Governatore con un esercito di walkers al seguito, Merle può abbandonarsi al suo ultimo, disperato atto di rabbia e redenzione, uccidendo molti dei suoi ex compagni, affrontando il Governatore e accettando la morte, finalmente a testa alta. I suoi occhi ormai vuoti di zombie che incontrano quelli del fratello venuto in suo aiuto, la disperazione, l’incapacità di Daryl di colpirlo immediatamente e poi l’accanirsi nel pugnalare il volto di quel fratello appena ritrovato e subito perso, così incapace di scendere a compromessi, di togliersi la maschera di cinico e provocatore e iniziare una nuova vita; sono scene che stringono il cuore. E che meritavano una cornice ben più degna di questa.

Scritto da Barbara Nazzari.

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