Si è da pochi giorni concluso il Sicilia Queer Filmfest, manifestazione arrivata alla sua nona edizione, che si è svolta dal 30 maggio al 5 giugno, sotto la direzione artistica di Andrea Inzerillo, presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, un’area di archeologia industriale recuperata come centro di eventi culturali e di socialità. Un festival molto piccolo che mantiene una precisa linea editoriale, quella già racchiusa nella definizione “queer”, eccentrico, in senso lato, focalizzandosi sulle tematiche LGBT+ ma non solo, mantenendosi aperto ad autori e opere che siano borderline da ogni punto di vista.

Sicilia Queer

La vittoria di Serpentário – Sicilia Queer Filmfest 2019

Così il concorso principale Nuove Visioni rimane aperto, da bando, a «opere prime e seconde, a nuovi autori o a film innovativi per altri punti di vista, non necessariamente legati a tematiche queer». Non ne è legato per esempio il film vincitore di quest’anno Serpentário, pur di un regista finora connotatosi per le tematiche LGBT+ come Carlos Conceição. Il film è un viaggio verso la terra delle proprie origini, l’Angola in cui è nato il regista, da una famiglia coloniale, che si è poi trasferito a Lisbona da adolescente per studiare cinema. Un trip nel deserto in una terra martoriata dalle tante guerre civili, per un ricongiungimento con la figura materna e con la madre Africa, non senza la consapevolezza delle colpe coloniali.

In concorso anche due opere del filmmaker bergamasco Luca Ferri, Dulcinea, storia di un amor cortese in interni, nella Milano da bere, e Pierino, diario, girato con il vecchio nastro magnetico, di un pensionato cinefilo che vive di cinema. Sempre in concorso due film francesi: Seuls les pirates di Gaël Lépingle, sulla vita di persone marginali di periferie che stanno per essere cancellate da nuovi quartieri chic, e L’amour debout di Michaël Dacheux, l’educazione sentimentale di alcuni ragazzi che dalla provincia francese si trasferiscono a Parigi per lavoro e per studio. E poi Love Me Not del catalano Lluís Miñarro, trasposizione della Salomè in uno scenario da guerre del Golfo; Lembro mais dos corvos del brasiliano Gustavo Vinagre, ritratto-intervista di un’attrice trans, che racconta la sua vita e i suoi amori cinefili; Diamantino, co-regia del portoghese Gabriel Abrantes e dell’americano Daniel Schmidt, ritratto surreale e kitsch di un fantomatico campione di calcio e del suo declino.

Fuori concorso, nella sezione Panorama Queer, sono statti presentati Berlin Based di Vincent Dieutre, documentario sul fermento culturale della capitale tedesca visto attraverso interviste ad artisti che lì si sono trasferiti; Rafiki di Wanuri Kahiu, coraggioso film che racconta di un amore lesbico in Kenya, e Plaire, aimer et courir vite di Christophe Honoré, ambientato negli anni Novanta, nel pieno della paura per l’AIDS. La retrospettiva di quest’anno del Sicilia Queer è stata una personale della filmmaker e artista newyorkese Marie Losier, la cui filmografia è rappresentata da ritratti dei protagonisti della scena underground con cui è venuta in contatto. Tra questi la cantante transgender Genesis Breyer P-Orridge, protagonista della scena industrial e pioniera dell’acid house, che si è sottoposta a interventi chirurgici per diventare uguale a sua moglie, come raccontato in The Ballad of Genesis and Lady Jaye, o il wrestler messicano Cassandro, dichiaratamente gay, protagonista di Cassandro the Exotico!.

Sicilia Queer

Omaggio a Serge Daney – Sicilia Queer Filmfest 2019

Il Sicilia Queer è l’unica manifestazione cinematografica, a quel che ci risulta, a rendere omaggio al grande Serge Daney, lo storico redattore dei Cahiers du Cinéma, da annoverare tra i più grandi critici cinematografici di tutti i tempi, morto di AIDS nel 1992. La sezione Carte postale à Serge Daney, con i suoi film più amati, quest’anno ha presentato due capisaldi del cinema a tematica omosessuale: Ai cessi in tassì di Frank Ripploh (1980), sincero autoritratto del regista, della sua vita promiscua tra locali e saune gay di notte e la professione di maestro elementare di giorno, nella Berlino Ovest pre-AIDS e pre-caduta del muro; e Funeral Parade of Roses di Toshio Matsumoto (1969), caposaldo del cinema underground giapponese, l’Edipo Re adattato nei locali gay e trans del quartiere dei divertimenti di Shinjuku a Tokyo.

Un programma molto ricco anche di incontri, presentazioni, mostre, è stato quello del Sicilia Queer, che si è aperto con una performance di danza interattiva, CliMax di Antoine Schmitt e Hortense Gauthier, che ha preceduto la proiezione in anteprima di Climax di Gaspar Noé, una deflagrazione di istinti primordiali, paura, sessualità, nella struttura ritmica della danza.