Tra la poca roba che ormai approda in sala, il 2015 horror racconta da un lato di una sfrenata corsa al franchise (Sinister 2, Insidious 3), dall’altro del solito tentativo di sfruttare il rapporto budget/botteghino con i found footage (The Gallows, Unfriended). Se il film forse più interessante distribuito in Italia è l’originale ritorno di M. Night Shyamalan con The Visit, che restituisce linfa proprio al filone del found footage, è come d’abitudine nel circuito internazionale che vanno cercati i migliori horror dell’anno. Eccone alcuni, ma il sottobosco maledetto è anche più ampio.


The Final Girls. Horror metalinguistico che ironizza sugli stereotipi di genere trasportando i protagonisti in un “film nel film”: dovranno cercare l’uscita, o il The End, dell’horror che li ha fagocitati. Fulgida idea e risvolti da commedia slasher.


Let Us Prey. L’apocalisse deflagra nel carcere di una cittadina di provincia. Atmosfera alla Carpenter (Distretto 13: le brigate della morte), gore sfrenato e tinte da incubo.


Goodnight Mommy. Due ragazzini credono che la madre tornata col viso bendato dopo un’operazione non sia la loro genitrice. Prodotto dall’austriaco Ulrich Seidl e co-diretto dalla moglie Veronika Franz, trasfigura dall’ambiguità iniziale al sadismo incendiario.


Alleluia. Il belga Fabrice Du Welz completa un trittico notevole iniziato con Calvaire e proseguito con Vinyan. Coppia morbosa: lui seduce le bruttine per denaro, lei si finge la sorella, ma puntualmente s’ingelosisce ed uccide le pretendenti. Disturbante, con finale allucinato.


What We Do In The Shadows. Mockumentary neozelandese su di un gruppo di vampiri: la migliore horror comedy dell’anno, originale nell’idea e brillante nello svolgimento. Poca paura, ma umorismo cool.


Creep. Found footage: malato terminale chiede a cameraman videoriprese da lasciare al figlio nascituro. In realtà è sano come un pesce. Ma malato di mente. Tutto mind games, inquieta per stranezza ed esplode in crudeltà.


We Are Still Here. Solita casa dannata? Di certo operazione vintage, memore dell’horror degli anni ’80, con una gustosa resa dei conti da splatterfest e un sano tocco d’ironia.


The Hallow. Una famiglia si trasferisce in una casa nei boschi irlandesi. Creature demoniache difendono il territorio boschivo. Horror fino al midollo: oscuro, popolato di mostri, teso, con venature da fiaba nera.


The Nightmare. Batte per distacco gli altri horror perché racconta storie vere: è un documentario di Rodney Ascher sulla paralisi del sonno, una condizione patologica in cui i dormienti vivono gli incubi in terza persona, come distaccati dal corpo. I racconti da incubo sono assecondati con ricostruzioni spaventose.


It Follows. Col sesso si trasmette un morbo soprannaturale: l’essere inseguiti da un’entità omicida. La biondina di turno prova a liberarsi dall’angosciante patologia. Spunto originale per una caccia-stalking che fa entrare la paura sotto pelle grazie a una regia che se le inventa tutte per far sentire braccato lo spettatore (zoom ottici e camere fisse con l’inseguitore fuori fuoco che appare gradualmente). Brivido ininterrotto.

Menzioni speciali
Il più splatter: Deathgasm
Migliore zombie-comedy: Cooties
Miglior quasi-horror: The Gift

Scritto da Antonio Maiorino.