Per il potere di Grayskull… La grande forza è con me!” gridava il principe Adam, trasformandosi in He-Man, ma quel potere non è bastato per salvare il suo creatore. Lou Scheimer, produttore di numerosi cartoni animati di culto, è morto lo scorso 17 ottobre a 84 anni, ucciso dal morbo di Parkinson.

Nato a Pittsburgh il 19 ottobre 1928, dopo aver esordito come animatore sui cartoons di Popeye prodotti da Larry Harmon, nel 1962 fondò con il regista Hal Sutherland e il deejay Norm Prescott lo studio Filmation, nome che conteneva una precisa dichiarazione di intenti (“We were working on film, but doing animation“, nelle parole dello stesso Lou). Ma più che produrre film, lo studio volse le sue attenzioni alla televisione, più adatta al budget ristretto di cui disponeva, realizzando per tre decenni oltre due serie all’anno.

I prodotti della Filmation, come i migliori Saturday Morning Cartoons del loro tempo, sfruttavano in pieno le tecniche dell’animazione limitata. L’uso disinvolto delle animazioni ripetute e del rotoscopio, la cura per i dettagli anatomici e la suggestiva colorazione dei fondali, ma anche il tono leggero delle storie, relativamente ben scritte, che spesso si concludevano con una morale edificante pronunciata da un personaggio, divennero le costanti dei prodotti dello studio. Come tutti i Re Mida della serie B, Lou Scheimer fu estremamente prolifico, e sopperì alla scarsa disponibilità di mezzi con spirito da pioniere (dedicandosi spesso personalmente alle musiche e al doppiaggio, con l’aiuto dell’inseparabile figlia Erika) e un’innata capacità di comprendere e soddisfare i gusti del pubblico.

I primi tempi, la Filmation sfornò più che altro trasposizioni fumettistiche, dai supereroi classici della DC Comics come Superman, Aquaman e Batman fino al comico Archie, mentre nel decennio successivo puntò soprattutto su soggetti originali, come Fat Albert and the Cosby Kids (1972) e The Secret Lives of Waldo Kitty (1975), in cui le storie d’animazione erano introdotte da sequenze reali: nel primo caso, con il comico Bill Cosby; nel secondo, con un gatto sognatore. Totalmente in live action era la sitcom, sempre del 1975, The Ghost Busters (che anticipava fin dal titolo il film di Ivan Reitman di nove anni dopo), con due uomini e un gorilla a caccia di fantasmi.

Dopo aver rinverdito personaggi dell’animazione classica in The New Adventures of Mighty Mouse and Heckle & Jeckle (1979-81) e The Tom & Jerry Comedy Show (1980), ed esplorato scenari science fantasy con la breve saga di Blackstar (1981), negli anni Ottanta Lou Scheimer ebbe l’intuizione più felice della sua carriera: produrre serie tratte da giocattoli. Un esperimento che raggiunse il trionfo con He-Man and the Masters of the Universe (1983-85), lunga serie che si rivelò determinante per la diffusione delle action figures di culto distribuite da Mattel. Il grande successo di He-Man, scanzonato e coloratissimo science fantasy pieno di mostri, portò nei due anni successivi alla realizzazione di uno spin-off, She-Ra: Princess of Power (1985-87), indirizzato maggiormente a un pubblico femminile. Seguirono la versione animata dei Ghostbusters (1986-88), nota come Filmation’s Ghostbusters, con cui la Filmation rilanciò gli acchiappafantasmi originali sulla scia del successo del film di Ivan Reitman, e un’altra serie tratta da giocattoli, BraveStarr (1987-88), uno space western con temi più adulti rispetto alle serie precedenti.

Dagli anni Settanta in poi, Scheimer produsse anche lungometraggi, per un totale di otto film per il cinema e due speciali televisivi. I titoli più significativi furono forse Topolino Superman in La grande caccia nello spazio (1982) e Il segreto della spada (1985) – in realtà compilation di alcuni episodi delle serie TV su Mighty Mouse e She-Ra – e BraveStarr – The Legend (1988), prequel della serie, uno dei primi film d’animazione a utilizzare la computer grafica, inedito in Italia.

Purtroppo, la Filmation chiuse nel 1989, di pari passo con il declino dei Saturday Morning Cartoons e con l’arrivo del nuovo decennio. Quella di Lou Scheimer, che ne fu il deus ex machina, resta una figura importantissima, forse uno dei pochi produttori occidentali a reggere il confronto con la concorrenza giapponese in quel periodo irripetibile della storia dell’animazione televisiva. Noi, ragazzi cresciuti negli anni Ottanta, ancora lo ringraziamo.

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