Apprendiamo dal sito Adme e da Vladimir Isačenkov (Huffington Post, articolo in inglese) la notizia della morte dell’artista russo Pavel Puchov (in arte П183), avvenuta il 1 aprile a soli 29 anni.

QUI trovate un interessante servizio-intervista (in inglese) realizzata dal giornalista BBC Daniel Sandford a inizio 2012, anno in cui il nome di Pavel 183 ha iniziato a circolare al di fuori dei confini nazionali, soprattutto grazie al paragone spesso instaurato tra la sua arte e l’opera del britannico Banksy.

Della sua vita privata si sa molto poco, per via della grande (e comprensibile) cautela nel rivelare dati personali. Nato l’11 agosto 1983 a Mosca, si è laureato in design, settore nel quale ha lavorato per un certo periodo. Artista poliedrico, spaziava dai graffiti dipinti su strutture pubbliche a installazioni audio e video. Le sue opere erano spesso caratterizzate da un’energica critica politica, principalmente indirizzata contro Putin. Notevoli i cupi murales realizzati in bianco e nero, testimoni concreti della sua incredibile capacità di interpretare lo spazio, l’architettura e il materiale del quale si serviva.

Tuttavia, il suo interesse primario riguardava la società. A questo proposito, segnaliamo l’installazione “Subbota” (“Sabato”, QUI la pagina dedicata in russo, e QUI il video): con evidente intento delatorio, i ritratti di Puškin, Mozart e Socrate, non a caso appesi nei pressi di una filiale della “Bank Moskvy” (“Banca di Mosca”), sono corredati dalla frase “date [denaro] per il pane al poeta (musicista, filosofo) oggi ignorato”.

Purtroppo abbiamo perso uno dei pochi validissimi artisti russi dall’acuta intelligenza, capaci di lanciare efficaci messaggi e di proporre un antagonismo illuminato e costruttivo rispetto ai problemi che attanagliano la Russia di oggi (e non solo).

Scritto da Irina Marchesini.

Fonte: adme; Huffington Post

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