Vij, un horror per la fine del mondo. Ormai in chiusura del 2012, noi amanti del cinema sovietico non possiamo dimenticare che quest’anno è caduto il 45° anniversario del film Vij (1967, qui potete vederlo in lingua originale con sottotitoli in inglese) girato da Konstantin Eršov e Georgij Kropačëv, a partire dall’idea dell’allora direttore della Mosfil’m, Ivan Pyr’ev, il quale, per scarsità di tempo, affidò il progetto ai due giovani studenti. Vi chiederete, perché mai ricordare proprio questa pellicola? Fondamentalmente, perché si tratta del primo e unico film dell’orrore prodotto in Unione Sovietica, che oltretutto ebbe un enorme successo di botteghino (si parla di 32,6 milioni di spettatori nel 1968). Grazie a questo straordinario trionfo venne poi distribuito anche negli Stati Uniti, Argentina, Finlandia, Francia. Per festeggiare la ricorrenza, in Russia è stato recentemente girato un documentario a cura di Nonna Bokareva (Vij. Horror in stile sovietico), mentre un remake è atteso per il 2013.

Vij è un adattamento piuttosto fedele dell’eponimo racconto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’; chi conosce l’opera letteraria (o il suo autore) non avrà difficoltà a collocarla nella cornice del folclore ucraino. La narrazione, infatti, è ricca di elementi fantastici, che diventano veri e propri “oggetti orrifici” nella trasposizione filmica. La trama è piuttosto semplice: una notte, lo studente di teologia Choma Brut (Leonid Kuravlëv, che nel 2012 ha ricevuto per la sua ottima performance l’importante premio “Kaplja”, “Goccia”), uccide accidentalmente una strega. Ben presto, il ragazzo viene chiamato a vegliare per tre notti sulla bara della giovane Pannočka (Natal’ja Varlej), la quale è in realtà la strega stessa smaniosa di vendetta. Brut cerca di scappare, ma è ostacolato dal padre di Pannočka, che fa di tutto per rispettare il volere ultimo della figlia. A questo punto l’uomo mette il seminarista Choma di fronte ad una scelta: se porterà a compimento il rito, otterrà una generosa ricompensa; in caso contrario, verrà severamente punito. Come ben immaginerete, durante l’ultima notte culminerà del terrore del personaggio, chiamato a difendersi attraverso la preghiera da vari spiriti maligni: dalla strega-revenant Pannočka, dall’upyr e dal vurdalak (varianti autoctone del vampiro) e, infine, dal più temuto abitante del folclore slavo, il Vij (Nikolaj Stepanov).

La corda che tende il film è costituita principalmente dalla coppia misticismo-mistero, resa anche da un sapiente uso delle scenografie, soprattutto nelle riprese dell’interno della chiesa. Se gli effetti “speciali” possono apparire artificiali, va sottolineato il magistrale uso delle luci, che conferisce un’aura ancor più spettrale agli apprezzabilissimi costumi e al trucco degli attori. L’attenzione nella costruzione delle scene è meticolosa: in particolar modo, il fine studio nel posizionamento degli attori (attori-attori o attori-paesaggio), denota un intento artistico nella realizzazione del prodotto filmico. Vale la pena guardare Vij non solo per farsi un’idea della Russia contadina ottocentesca, ma anche per ammirare i meravigliosi luoghi in cui è stato girato (Bogorodčanskij rajon, Ivano-Frankovskaja oblast’, Ucraina, ma anche nella città di Černigov). Memorabile la scena del volo dell’eroe con la strega (sotto il sembiante di un decrepito vecchio, interpretato da Nikolaj Kutuzov), girata su un set roteante.

Infine, bisogna spendere qualche parola sulla sorta di “maledizione” che aleggia sul film. Sembrerebbe infatti che la prima attrice ingaggiata per il ruolo principale (Aleksandra Zav’jalova) si sia ammalata durante le riprese. L’artista che subentrò al suo posto, Natal’ja Varlej, a causa di problemi tecnici cadde dalla bara “in volo”, e si salvò solo grazie al pronto intervento del collega Kuravlëv, che la prese appena in tempo. In seguito al film, anche Varlej si ammalò gravemente, e vide la sua carriera bloccarsi per circa quattro anni, a causa di mancate chiamate. Infine, nel 2006, la chiesa nella quale vennero effettuate le riprese andò completamente bruciata.

Per chi fosse un amante dell’horror, e avesse la curiosità di vedere come la cinematografia sovietica ha approcciato il genere, questo film è un must, non solo perché è oggi considerato dai russi il migliore di tutti i tempi in questa categoria, ma anche perché è stato l’unico! E non preoccupatevi, sebbene il pubblico sovietico si fosse davvero spaventato, voi la notte dormirete comunque tranquilli.

Scritto da Irina Marchesini.

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