Con Nena, una bella cover di un brano molto caraibico e sgargiante inizia La Sesión Cubana, il nuovo disco di Zucchero Fornaciari, uscito il 20 novembre 2012 e prodotto interamente a Cuba dal cantautore emiliano con musicisti cubani e non. Il disco è infatti un insieme di brani inediti, di cover e di vecchi classici ri-arrangiati e rivisitati alla maniera cubana: l’idea non è affatto malvagia, tanto che negli anni scorsi già qualcuno si era lanciato nell’impresa. Come dimenticare il progetto “onlus” Rhytms del Mundo, che nel 2006 aveva celebrato l’incontro delle sonorità di gruppi del calibro dei Coldplay, U2, Sting e molti altri con quelle di artisti cubani come i Buena Vista Social Club.

Eppure, la sensazione che si ha ascoltando l’intero disco di Zucchero, passando dai quattro inediti ai tre classici coverizzati, fino alle vecchie glorie arrangiate in salsa cubana, è che questo non sia certo tra i migliori degli ultimi del buon Fornaciari. Anzi, la debolezza strutturale dell’intero disco si avverte maggiormente nello “sviluppo cubano” delle vecchie hit, come Baila o Un kilo.  Ascoltandole, si ha quasi l’impressione che i musicisti cubani abbiano registrato il suono dei loro strumenti sulla linea canora di Zucchero, quasi intatta nemmeno fosse stata presa di peso dalle vecchie versioni, con identici cori ed effetti.

Eppure il disco è stato registrato completamente a Cuba, da zero. Ci sono belle  sonorità, che si sposano molto bene con l’atmosfera sigari, rum, ventilatori dal soffitto ed auto anni ’40. Nulla da dire sulla versione di Guantanamera, così come negli altri brani inediti o coverizzati. Infatti, come già accennato, il problema qui ci sembra più che altro riguardare i brani della discografia di Zucchero. Per esempio, in pezzi come Un Kilo non si è fatto di certo il lavoro che si avverte in Clock dei Coldplay feat. Buena Vista Social Club (del disco del 2006 di cui sopra),  dove la sonorità mantiene intatta la sua qualità, pur con un arrangiamento autenticamente ricostruito in stile cubano.

Clock è diventata un’altra canzone, rimanendo però riconoscibile: ciò che non accade a questi brani, che invece rischiano di sembrare dei semplici remix, buoni per sentirsi tutti un po’ più cubani, col Mojito in mano, in uno squallido bar di Orio al Serio. Insomma, non ci sembra basti aggiungere un paio di congas o maracas per ri-arrangiare con valore vecchi successi, e qui, a parte la collaborazione con un paio di artisti solisti, come la cantante spagnola Bebe e il brasiliano Djavan, (particolarmente efficace in Ave Maria No Morro), non si è forse osato abbastanza. Qua ci si è in parte accontentati di realizzare un prodotto rassicurante, piacevole e buono per le vendite, anche se dire che questo sia un disco completamente sprovvisto di brani di qualità non sarebbe onesto. Più che altro, sono proprio i pezzi inediti o meno famosi, come Never is a Moment, Pana, Nena e Sabor a ti, ad apparire più sentiti e consistenti.

La Sesión Cubana, nel complesso, è un album ascoltabile e godibile, soprattutto per chi già ama Zucchero e i suoi testi criptici, ma si poteva di certo fare di più.

Scritto da Massimiliano Lollis.

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