Inuyasha, anime tratto da un celebre manga di Rumiko Takahashi, è uno dei migliori esempi del  mix di generi e stili diversi che è diventata la cifra distintiva dell’animazione nipponica e la chiave del suo rinnovato successo. Questo insolito fantasy medievale, dimostra però anche che il pubblico moderno, pur cresciuto con la tanto bistrattata televisione, è pronto ad appassionarsi  a storie complesse e narrazioni estese, anche in forma animata.

La serie televisiva prodotta dalla Sunrise mostra un’animazione tanto fluida e ricca di particolari da avvicinarla alla qualità di un OAV. I colori sono brillanti e ben dosati e la caratterizzazione dei personaggi è molto curata. Accanto alle tecniche di animazione tradizionali viene fatto uso della Computer Grafica soprattutto per la creazione degli effetti speciali.

La trama si svolge a cavallo tra il Giappone feudale e quello moderno e vede come protagonisti Inuyasha, temibile essere metà demone e metà umano, e Kagome, giovane liceale discendente di una potente sacerdotessa, coinvolta suo malgrado nella lotta per la conquista del leggendario Shinkon no Tama – gioiello capace di incrementare a dismisura i poteri demoniaci.

Inuyasha e Kagome, momentaneamente alleati nonostante gli screzi iniziali, nel tentativo di salvare la pietra magica, assistono impotenti alla sua divisione in minuscoli frammenti, sparsi successivamente per l’intero Giappone. Ha così inizio l’epico viaggio alla ricerca di ogni singola parte dello Shinkon no Tama, durante il quale l’improbabile coppia si trova ad affrontare demoni di ogni genere, avidi di potere e pronti a tutto pur di assicurarsi anche il più piccolo residuo del magico gioiello.

Come nel più classico dei romanzi di formazione il viaggio alla ricerca dell’oggetto magico diventerà percorso di formazione per entrambi i protagonisti. L’espediente della frammentazione della sfera permette all’anime di recuperare anche il genere beat’em up ponendo sempre nuovi nemici sulla strada dei due personaggi principali. Tenendo conto del fatto che ogni frammento della sfera è finito nel copro di un diverso demone, si può vedere facilmente come lo stesso scopo dichiarato del viaggio che è alla base della storia, “raccogliere tutti i frammenti”, non sia altro che una “variazione sul tema” del meccanismo dei videogiochi beat’em up bastati sull’imperativo “sconfiggere tutti i nemici”.

Il fascino della serie deriva però soprattutto dal recupero dell’ambientazione e delle tradizioni culturali del Giappone medievale messe a diretto confronto con il Giappone moderno attraverso l’ingresso di Kagome, tipica studentessa degli anni Novanta, nell’epoca Sengoku. I mostri e i demoni incontrati dai protagonisti sono costruiti, soprattutto a livello estetico, a partire dalle leggende popolari giapponesi e dalla tradizione teatrale più antica.

I generi narrativi chiamati in causa sono molteplici, dal classico “cappa e spada”, all’horror, fino al comico e al sentimentale, e lo stesso concetto di “mostro” viene rimesso in discussione nel momento in cui il protagonista si rivela essere un mezzo demone che combatte dalla parte dei “buoni” solo perché costretto. Almeno in principio. Perché Inuyasha, proprio come la storia a cui da il nome è una creatura ibrida e ricca di sfumature, capace di sorprenderti a ogni svolta, tanto visivamente che a livello di contenuti.

Come tutte le storie della Takahashi è interminabile, come la pazienza che è richiesta a chi decide di seguirla, non solo nei suoi sviluppi cartacei e animati, ma anche attraverso i molteplici adattamenti per il cinema e il mercato dei live-action, e le molteplici piattaforme in cui si evolve, da Internet al mercato musicale e ritorno.

Siate quindi consapevoli che state partendo per un lungo viaggio, se pure appassionante e sorprendente, proprio come quello che intraprendono Inuyasha e Kagome.

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