Capire un film di David Lynch è un’esperienza tanto rara quanto appagante. Svelarne i contenuti rischia di frantumare in mille pezzi la sua magnifica creatura, un’architettura saldamente costruita, ma che in determinate circostanze può rivelare la sua preziosa fragilità.

Mulholland Drive, la famosa via che per sua stessa ammissione ha ammaliato il regista (ne parla qui –Mulholland Drive Cannes Press Conference), costeggia il crinale delle Hollywood Hills e delle Santa Monica Mountains; percorrendola, si ha una vista mozzafiato sia sulla città di Los Angeles, sia su Hollywood. Se quindi nella realtà si tratta di una “linea di confine” che separa fisicamente due luoghi, nel film Mulholland Drive rappresenta metaforicamente la divisione dei piani narrativi, e la dissociazione della protagonista, Diane Selwyn/Betty Elms (Naomi Watts), caratteristica che scopriremo aver contagiato tutti gli altri personaggi.

La storia ruota attorno all’appassionato rapporto tra Diane/Betty e Camilla Rhodes/ Rita (Laura Elena Herring Martínez), contenuto nella prima, e più consistente, parte del film. Dopo un’ora e cinquanta di ricerche per risalire alla misteriosa identità di Rita, la narrazione cambia bruscamente binario, prendendo una piega del tutto inaspettata; nell’ultima mezz’ora il pubblico scoprirà la verità se, e solo se, seguirà le istruzioni del cowboy: “Well, just stop for a little second and think about it. Will ya do that for me? (…) No, you’re not thinkin’. You’re too busy being a smart aleck to be thinkin’. Now I want ya to ‘think’ and stop bein’ a smart aleck. Can ya try that for me?”

Dietro all’articolata riflessione sulla società americana, e in particolare sulle illusioni e sulle ossessioni legate all’industria cinematografica hollywoodiana, si nasconde un livello interpretativo più profondo, intimamente connesso alla meditazione trascendentale (Catching the Big Fish – leggetelo, please!). Per comprendere questo film bisogna sforzarsi di non trascurare il minimo dettaglio, evitando di perdersi in banali scorciatoie; ci si deve concentrare sull’autentica cifra testuale, la variazione. Allora avrete in mano la chiave, e la piccola scatola blu, oggetto metonimico per eccellenza, non sarà più opaca, ma diventerà cristallina. Giungere alla soluzione del rompicapo diventa indubbiamente più semplice se si hanno sotto mano gli indizi contenuti nell’edizione originale americana:

David Lynch’s 10 Clues to Unlocking This Thriller

1. Pay particular attention in the beginning of the film: At least two clues are revealed before the credits.

2. Notice appearances of the red lampshade.

3. Can you hear the title of the film that Adam Kesher is auditioning actresses for? Is it mentioned again?

4. An accident is a terrible event — notice the location of the accident.

5. Who gives a key, and why?

6. Notice the robe, the ashtray, the coffee cup.

7. What is felt, realized and gathered at the Club Silencio?

8. Did talent alone help Camilla?

9. Note the occurrences surrounding the man behind Winkie’s.

10. Where is Aunt Ruth?

Avete capito ora?  In realtà, leggendo tra le righe di questa recensione, potete già trovare una parziale risposta; se avete bisogno di altre delucidazioni, procuratevi il libro di Malavasi, oppure scriveteci!

Scritto da Irina Marchesini.

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