Mad Men è tornato più in forma che mai, e ci consegna con “A Little Kiss” un doppio episodio denso e stratificato, da considerarsi un’unica lunga narrazione intorno al cambiamento, al confronto tra giovani e meno giovani, alla nuova vita di Don Draper.

Mad Men è tornato e ci catapulta nel 1966, con la consueta ellissi che separa una stagione dall’altra e durante la quale ne sono successe molte. Ci eravamo lasciati con una proposta di matrimonio, ci ritroviamo in mezzo al nuovo che avanza senza aspettare uomini capricciosi e moralisti old style.

La premiere si apre con una manifestazione di cittadini afro-americani, e con un atto di goliardica vigliaccheria che non rimarrà senza conseguenze, anche per la SCDP. Il cinico senso degli affari che vede nella figuraccia un’ottima occasione pubblicitaria si dovrà scontrare alla fine con la realtà della questione razziale e con l’esistenza di uomini e donne di colore che la SCDP non può più limitarsi a considerare l’oggetto di un supporto solo interessato e nominale. E d’altra parte, come solo Harry Crane sembra notare, la loro rilevanza sociale, e quindi anche statistica e commerciale, sta decisamente e rapidamente aumentando.

E finalmente possiamo riempirci gli occhi di stile Sixties, di modernità trascinata dalla neo-arrivata Megan sottoforma di musica, look e arredamento della nuova casa Draper. Ma Don è ancora scisso tra un passato di sotterfugi mascherati dietro un’apparente “misura”, e un futuro trascinante che potrebbe fargli bene oppure che potrebbe farlo somigliare sempre più a Roger e alla sua moglie-trofeo. Così, si imbarazza di fronte all’audace esibizione di Megan lanciata in un’interpretazione di Zou Bisou Bisou (già cliccatissima sul web), perché, dice lui, vuole mantenere intatto lontano da sguardi indiscreti il loro nido nuovo di zecca, ma forse più plausibilmente, perché è geloso di una moglie così bella ma anche così attiva  e passionale, l’opposto della bella e immobile Betty.

Don non è l’unico a dover gestire delle novità nella propria vita: Pete e Joan sono entrambi neogenitori, ma se per il primo la paternità è innanzitutto un’incombenza sociale cui era difficile sottrarsi, per Joan è una sfiancante novità, è il cedere all’aiuto della mamma, è l’ansia di vedersi rimpiazzare sul lavoro. Per fortuna Joan è indispensabile come l’aria, come le rivela Lane Pryce in un’inaspettata, divertente scena che mostra una sorprendente alchimia tra i due personaggi.

La sfavillante Joanie, con o senza neonato in carrozzina, incanta gli uomini (Don compreso) e terrorizza le donne (si veda lo sguardo di Megan): resta da capire in quali rapporti è rimasta con Roger, che dà l’impressione di sapere che è la sua prole che Joanie stringe tra le braccia.

Allo stesso tempo, Pete vuole come sempre tutto come piace a lui: rivuole al più presto la moglie impeccabile che l’arrivo della bimba ha “sciupato”, e vuole un ufficio consono alla sua posizione e ai suoi meriti; difficile non notare la somiglianza tra la sua nuova routine e quella vecchia di Don, tra casa nei sobborghi, treno di pendolari e lavoro in città ( e Pete sente la mancanza persino del suo traffico rumoroso).

I protagonisti di Mad Men abbiamo ormai imparato a conoscerli e questo nuovo esordio ha il merito di farceli ritrovare come ce li ricordavamo, nonostante i cambiamenti e certi processi in rapida evoluzione (l’obsolescenza di Bert e Roger, ad esempio).

Betty è assente ma non ne sentiamo la mancanza, perché “A Little Kiss” è intensamente rivolti al futuro, con la coppia Draper (e l’arredamento della nuova casa) esplicito oggetto del desiderio di tutti gli altri. Invece non vediamo l’ora di scoprire meglio cosa pensa Sally, protagonista di una sola meravigliosa sequenza che ci permette per lo meno di capire che la donna che si è messa in mezzo tra lei e suo padre sarà quantomeno oggetto di attenta osservazione.

Un ritorno intenso e perfetto, che ci immerge di nuovo all’interno della narrazione televisiva più complessa degli ultimi anni. Finalmente.

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Scritto da Chiara Checcaglini.